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La partita intorno all’atomo

La rivelazione del nuovo impianto di arricchimento dell’uranio a Qom riaccende i dubbi della comunitĂ  internazionale riguardo alla natura del programma di Teheran. E ripropone l’importanza del lavoro d’intelligence nella partita iraniana

 

UNA GUERRA NASCOSTA? –  La dichiarazione di Teheran di possedere un secondo sito – precedentemente non dichiarato – per l’arricchimento dell’uranio è solo l’ultima mossa della “guerra fredda” in corso tra l’Occidente e l’Iran negli ultimi anni. Una sfida in cui le dichiarazioni pubbliche e i negoziati sono spesso solo la facciata e nascondono una serie di mosse e contromosse non sempre conosciute dal pubblico.Per citarne solo un caso, si va dalla scomparsa a Istanbul del comandante dell’intelligence iraniana in Medio Oriente nel 2007 (rapimento o diserzione?) alla successiva risposta iraniana che è consistita nel rapimento della squadra di soldati inglesi nel Golfo Persico e successivo rilascio, di cui anche i media si sono interessati.

 

INTELLIGENCE ALL’OPERA –  La costruzione di un impianto che debba restare segreto richiede un impegno costante per cercare di nascondere l’attivitĂ  agli occhi indiscreti di satelliti e spie. Quanto sia difficile mantenere davvero la riservatezza però può essere dimostrato dall’operazione aerea di Settembre 2007 quando la Israeli Air Force (IAF) distrusse il presunto sito nucleare siriano di al-Kibar, nonostante l’elaborato lavoro di camuffamento impiegato per la sua sicurezza.Anche la costruzione dell’impianto a Qom non è rimasta segreta, tanto che dopo alcuni anni di osservazione e raccolta dati e prove, gli USA si preparano a presentare al riguardo un dossier all’ONU il 1 Ottobre prossimo. In questo modo sarebbe stato possibile smentire la collaborazione di Teheran con l’AIEA in un contesto ufficiale. Ma evidentemente il VEVAK, servizio di intelligence iraniano, ha avuto sentore del pericolo e la repubblica islamica ha anticipato l’Occidente informando l’AIEA con una lettera. Se l’obiettivo era mostrare ancora una volta cooperazione, esso sembra fallito, dato che ben poche diplomazie mondiali sembrano essersi bevuti la pretesa d’innocenza e la condanna è stata pressochĂ© unanime.Quello che risalta è che l’AIEA non pare avere gli strumenti adeguati per poter monitorare efficacemente il programma iraniano: per anni un sito di rilevante importanza è rimasto nascosto agli occhi di El-Baradei e dei suoi collaboratori e poco conforta il fatto che esso sia ancora in costruzione e non operativo: le dimensioni infatti sono compatibili con una quantitĂ  di centrifughe adatta all’arricchimento di uranio in quantitĂ  sufficiente per uso bellico, mentre risultano eccessive per un uso puramente civile. A questo si aggiungano i rapporti della resistenza iraniana, i Mujahedeen del Popolo, che accusano Teheran di avere due siti segreti per la ricerca e la produzione di sistemi di detonazione per armi atomiche e che hanno presentato la loro documentazione direttamente all’AIEA.

 

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CHE SUCCEDERA’ ORA? –  Anche se non tutti i dati sono ancora confermati, le rassicurazioni verbali continuamente fornite da Ahmadinejad sul programma nucleare appaiono poco convincenti. E soprattutto aumenta la preoccupazione di quelle nazioni arabe (Giordania, Arabia Saudita, Egitto,…) che guardano con sospetto all’influenza sciita nella regione e temono le intenzioni di Teheran.L’opzione militare rimane ufficialmente sconsigliata da USA, Russia ed Europa, ma le voci al riguardo si fanno sempre piĂą insistenti. Del resto nuove sanzioni, anche se severe, non sembrano avere presa su un paese che sfrutta proprio l’ostilitĂ  esterna per rafforzare il proprio status di resistenza contro quelle che presenta come ingiustizie occidentali. L’Iran ha fino a dicembre per dimostrare la propria innocenza all’AIEA e al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. In caso contrario forse l’opinione mondiale potrebbe modificarsi a tal punto che opzioni militari potrebbero diventare, se non dichiaratamente accettabili, almeno tacitamente approvate.

 

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Lorenzo Nannetti
Lorenzo Nannetti

Nato a Bologna nel 1979, appassionato di storia militare e wargames fin da bambino, scrivo di Medio Oriente, Migrazioni, NATO, Affari Militari e Sicurezza Energetica per il Caffè Geopolitico, dove sono Senior Analyst e Responsabile Scientifico, cercando di spiegare che non si tratta solo di giocare con i soldatini. E dire che mi interesso pure di risoluzione dei conflitti… Per questo ho collaborato per oltre 6 anni con Wikistrat, network di analisti internazionali impegnato a svolgere simulazioni di geopolitica e relazioni internazionali per governi esteri, nella speranza prima o poi imparino a gestire meglio quello che succede nel mondo. Ora lo faccio anche col Caffè dove, oltre ai miei articoli, curo attività di formazione, conferenze e workshop su questi stessi temi.

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