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Sanzioni, arresti e attentati: l’Iran sotto assedio

Ristretto – Oggi è stata una giornata difficile per l’Iran, con due eventi che potrebbero danneggiare i suoi cruciali rapporti economici con l’Asia.

Il primo è l’arresto in Canada di Meng Wanzhou, alto dirigente di Huawei e figlia di Ren Zhengfei, fondatore del gigante della telefonia mobile cinese. L’arresto è avvenuto su richiesta delle autorità americane, che accusano Huawei di vendere prodotti elettronici con componenti occidentali a Teheran in violazione delle sanzioni internazionali, e potrebbe portare all’estradizione della donna negli USA e a ulteriori misure punitive di Washington contro le attività estere della compagnia. Molti analisti vedono la vicenda nel quadro più ampio dell’attuale guerra commerciale tra Cina e USA, ma è probabile che anche l’Iran rientri nei calcoli dei promotori dell’azione giudiziaria contro Huawei. L’arresto di Meng rappresenta infatti un “avvertimento” per tutte le compagnie cinesi impegnate in territorio iraniano e potrebbe provocare un parziale disimpegno economico di Pechino dalla Repubblica Islamica. Al momento, comunque, il Governo cinese sembra aver adottato una postura combattiva, chiedendo l’immediato rilascio della sua concittadina.

Il secondo evento è l’attacco suicida di stamattina nel porto di Chabahar, situato nel sud del Paese. Secondo le notizie riportate dai media iraniani, un kamikaze si sarebbe fatto esplodere nei pressi del quartier generale della polizia cittadina, uccidendo tre persone e ferendone una ventina. Si tratta del primo attentato a Chabahar dal 2010 e potrebbe presagire ulteriori azioni terroristiche contro tale porto strategico del Sistan-Belucistan, al centro di massicci investimenti da parte dell’India per creare un hub marittimo alternativo a quelli del vicino Pakistan. Anche in questo caso, l’evento odierno potrebbe avere serie ripercussioni economiche per l’Iran in un momento estremamente delicato per il Paese, soggetto all’offensiva a tutto campo dell’amministrazione Trump. Sarà quindi interessante osservare le reazioni di Teheran, ma anche di Pechino e Delhi, a questi sviluppi importanti per il futuro della regione del Golfo Persico.

Simone Pelizza

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Simone Pelizza
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Piemontese doc, mi sono laureato in Storia all’Università Cattolica di Milano e ho poi proseguito gli studi in Gran Bretagna. Dal 2014 faccio parte de Il Caffè Geopolitico dove mi occupo principalmente di Asia e Russia, aree al centro dei miei interessi da diversi anni.
Nel tempo libero leggo, bevo caffè (ovviamente) e faccio lunghe passeggiate. Sogno di andare in Giappone e spero di realizzare presto tale proposito. Nel frattempo ho avuto modo di conoscere e apprezzare la Cina, che ho visitato negli anni scorsi per lavoro.

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