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La Liberia di Weah tra corruzione ed economia da ricostruire

In 3 sorsi – A un anno di distanza dall’elezione, il nuovo Presidente è riuscito a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale?

1. LA RIFORMA SULLA CITTADINANZA

Nel dicembre 2017 George Weah, ex calciatore del Milan, ha vinto le elezioni in Liberia, aggiudicandosi la carica di Presidente con oltre il 60% dei voti. A determinare la vittoria è stato soprattutto il supporto dell’elettorato più giovane, che ha visto nell’ex campione una speranza di cambiamento. Sono tre i principali cavalli di battaglia con cui Weah si è presentato alle elezioni: una riforma costituzionale in materia di cittadinanza, una revisione dei diritti di proprietà terriera e la cosiddetta Pro-poor agenda. Per quanto riguarda la riforma costituzionale, non ci sono grandi progressi da segnalare. La Liberia, indipendente dal 1847, è una ex colonia fondata da schiavi americani affrancati. I lasciti del passato si riflettono ancora oggi sulla Costituzione, che prevede che la cittadinanza possa essere concessa solo a persone di colore e che i cittadini liberiani non possano detenere una doppia cittadinanza. In campagna elettorale Weah aveva promesso che avrebbe indetto un referendum costituzionale, volto a cancellare le clausole sulla cittadinanza, giudicate «non necessarie, razziste e inadeguate». Ad oggi però non sono stati ancora fatti progressi in tal senso.

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Fig. 1 – George Weah ed Ellen Johnson Sirleaf, rispettivamente attuale ed ex Presidente della Liberia

2. IL DIRITTO DI PROPRIETÀ TERRIERA

Lo scorso settembre il Governo ha approvato un provvedimento fortemente atteso, il cosiddetto Land Rights Act che darà alla popolazione la possibilità di reclamare il diritto di proprietà privata sulle terre statali. Attualmente infatti, la Liberia vive una situazione peculiare: poiché la legislazione in materia di proprietà fondiaria non è chiara, tutte le terre senza un’attribuzione specifica sono ritenute dal Governo terre statali. Il problema è che in passato lo Stato elargiva concessioni, a seconda delle esigenze di denaro, a società private, senza verificare però se le terre in questione fossero usate dalla popolazione. Questo processo ha chiaramente contribuito a un aumento della povertà, in uno Stato in cui la principale attività di sostentamento è l’agricoltura e quasi il 70% della popolazione vive in aree rurali. Un report del 2013 di Rights and Resources Initiative riporta che negli ultimi anni il Governo ha rilasciato concessioni agricole o di estrazione di risorse per oltre il 40% delle terre statali. La nuova legge permetterà dunque alle comunità locali di reclamare la proprietà della terra sulla base di testimonianze, mappe o accordi intercomunitari. Inoltre solo il 10% delle terre di una comunità potranno essere dichiarate pubbliche e quindi potranno essere oggetto di concessioni. L’obiettivo del Governo ora sarà quello di costruire nei prossimi anni un catasto nazionale delle terre comunitarie.

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Fig. 2 – In Liberia, sono moltissime le compagnie che sfruttano le concessioni agricole per l’estrazione di olio di palma

3. UN’ECONOMIA DA FAR RIPARTIRE

La Pro-Poor Agenda è un piano di sviluppo economico e sociale volto a favorire in particolare le fasce più disagiate della popolazione. Attualmente il Governo ha indicato come priorità la necessità di investire nella costruzione di infrastrutture, a partire da strade, porti e fornitura di energia elettrica. Segnale positivo per un Paese che ha solo il 12% delle strade asfaltate e in cui solo il 4% della popolazione ha accesso a luce e acqua potabile. Il problema più grande in merito a questi progetti di sviluppo però è la mancanza di fondi. Il centro di ricerca ghanese IMANI ha indicato nella corruzione e nella fuga di capitali le principali cause delle difficoltà finanziarie della Liberia. L’alto livello di corruzione − la Liberia si è piazzata al 122° posto nel rapporto di Trasparency International del 2017 − è certamente da ricollegare alla concessione di considerevoli esenzioni fiscali a multinazionali straniere. Ciò stride con il fatto che il Governo abbia ridotto i fondi a disposizione degli enti statali anti-corruzione nell’ultima legge di bilancio. Il futuro proverà se le promesse di Weah di voler combattere la corruzione nella pubblica amministrazione avranno riscontro nella realtà oppure no.

 Valentina Rizzo

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