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(Dis)integrazione commerciale?

La prossima settimana a Madrid si svolge il VI Summit Unione Europea – America Latina. L’UE potrebbe siglare con il Mercosur un accordo di associazione volto a creare la più grande area di libero scambio del mondo. Tuttavia rimangono numerosi problemi, dovuti soprattutto all’atteggiamento protezionistico adottato negli ultimi anni dall’Argentina. Se l’integrazione sudamericana appare in crisi, difficilmente i due blocchi commerciali potranno giungere nel breve periodo ad un accordo efficiente.

LA “CUMBRE” SI AVVICINA – Negli ultimi anni sono fioriti numerosi progetti di integrazione regionale in America Latina, volti a creare aree di stretta cooperazione sui temi più diversi, dal commercio alla difesa passando per l’energia. Il più noto di questi esperimenti è il Mercosur (Mercado Común del Sur), nato nel 1991 dall’iniziativa di Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay finalizzata a seguire, almeno nelle intenzioni, il percorso compiuto dall’Unione Europea.

Facciamo un salto avanti di vent’anni e arriviamo ai giorni nostri: la prossima settimana (il 18 maggio) si terrà a Madrid la VI “Cumbre” (vertice) tra Unione Europea e America Latina, due anni dopo l’ultimo summit che si era tenuto nella capitale peruviana Lima (vedi foto in alto). A latere della sessione plenaria, con tutti i Paesi dell’area latinoamericana (ad eccezione dell’Honduras, nei confronti del quale la maggior parte degli Stati hanno posto il veto non avendo riconosciuto l’esito delle elezioni dello scorso novembre in seguito al golpe contro Manuel Zelaya), si svolgerà il 19 un importante incontro tra UE e Mercosur. Sul tappeto, la possibilità di firmare un importantissimo accordo di associazione commerciale, che porterebbe alla creazione della più grande area di libero scambio al mondo.

I VANTAGGI Settecento milioni di cittadini – e quindi potenziali consumatori – per una cifra potenziale di cento miliardi di dollari: questo sarebbe il valore dello scambio commerciale annuale a cui si potrebbe dare vita se andasse in porto l’accordo di associazione tra Unione Europea e Mercosur. L’UE, storicamente caratterizzata da una forte integrazione al suo interno ma chiusa verso l’esterno per quanto riguarda settori “sensibili” quali soprattutto l’agricoltura (la PAC, Politica Agricola Comunitaria basata su sussidi ai produttori, “succhia” la maggior parte del bilancio dell’Unione), aveva in passato sottoscritto un altro accordo di associazione con i Paesi ACP, che comprendono una serie di Stati sottosviluppati dell’area africana, caraibica e pacifica allo scopo di favorire l’esportazione dei prodotti minerari e agricoli di questi Paesi senza l’imposizione di dazi doganali. In questo caso, però, si tratterebbe di numeri decisamente più pesanti: Brasile e Argentina sono grandissimi esportatori, in particolar modo di prodotti agricoli. Intorno ad essi si intreccia il nodo più spinoso, dal momento che per giungere alla firma di un accordo con l’UE bisognerà trovare un compromesso in grado di soddisfare le esigenze di entrambi i blocchi.

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RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI – Se ragionassimo considerando solo il punto di partenza (il 1991) e quello di arrivo (oggi) ci sarebbero pochi dubbi nell’applaudire all’accordo di associazione tra UE e Mercosur. Purtroppo, va tenuto in debito conto ciò che è avvenuto durante questi vent’anni: la strada verso l’integrazione compiuta dal blocco sudamericano è stata, ed è specialmente oggi, molto tortuosa. Attriti e tensioni tra i quattro Paesi che compongono l’area di libero scambio hanno fortemente rallentato il processo verso la creazione di un vero mercato comune che sarebbe l’obiettivo finale dei membri del Mercosur. In particolare, i problemi si sono verificati sull’asse principale dell’organizzazione regionale, ovvero tra Brasilia e Buenos Aires. Negli ultimi anni gli esecutivi dei coniugi Kirchner hanno ripreso ad adottare politiche commerciali di stampo protezionistico, ristabilendo barriere nei confronti dei prodotti brasiliani nel tentativo di colmare il deficit nella bilancia dei pagamenti accusato rispetto al più dinamico vicino. È degli ultimi giorni la notizia che l’Argentina potrebbe applicare a partire da giugno nuove restrizioni alle importazioni di prodotti alimentari in arrivo dal Brasile.

Ma non solo: l’atteggiamento di chiusura della “Presidenta” Kirchner non colpisce solo i partner più prossimi geograficamente, ma anche veri e propri giganti come la Cina. L’Argentina ha infatti aumentato le barriere all’entrata verso i prodotti manifatturieri provenienti da Pechino, causando come rappresaglia una misura analoga da parte delle autorità cinesi nei confronti dell’olio di soia, prodotto fondamentale per l’export argentino. In questi giorni il Ministro dell’Industria, Débora Giorgi, si recherà in Cina per cercare di ricucire lo strappo con un partner del quale Buenos Aires non può assolutamente fare a meno.

PROSPETTIVE – Alla luce di queste considerazioni, sorgono dunque diversi dubbi in merito alla possibilità che tra UE e Mercosur venga concluso un accordo davvero efficace e funzionante. Il free-riding (la tendenza a “fare da soli”) di attori come l’Argentina pone problemi al proseguimento dell’integrazione commerciale, non solo con Bruxelles ma prima ancora all’interno dello stesso Mercosur. Le politiche protezionistiche di Cristina Kirchner hanno provocato negli ultimi anni malcontento non solo all’esterno, ma anche all’interno del Paese, dove la tensione con la influente lobby degli agricoltori è sempre alta. Per l’Argentina inizia un periodo molto delicato, dato che all’inizio del 2011 si terranno le nuove elezioni presidenziali: un cambio di rotta in politica economica sembra necessario per i Kirchner, se vogliono sperare di conservare il potere (il marito Néstor potrebbe ricandidarsi). Un cambio di rotta si impone anche se si vuole preservare e proseguire il cammino dell’integrazione regionale; altrimenti, il prossimo Vertice con l’UE rischia di rimanere l’ennesima occasione per fare solo tante sorridenti foto di gruppo.

Davide Tentori

redazione@ilcaffegeopolitico.it

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Davide Tentori
Davide Tentori

Sono nato a Varese nel 1984 e sono Dottore di Ricerca in Istituzioni e Politiche presso l’UniversitĂ  “Cattolica” di Milano con una tesi sullo sviluppo economico dell’Argentina dopo la crisi del 2001. Il Sudamerica rimane il mio primo amore, ma ragioni professionali mi hanno portato ad occuparmi di altre faccende: ho lavorato a Roma presso l’Ambasciata Britannica in qualitĂ  di Esperto di Politiche Commerciali ed ora sono Ricercatore presso l’Osservatorio Geoconomia di ISPI. In precedenza ho lavorato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dove mi sono occupato di G7 e G20, e a Londra come Research Associate presso il dipartimento di Economia Internazionale a Chatham House – The Royal Institute of International Affairs. Sono il Presidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del Desk Europa

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