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Brasile, il malcontento sociale e lo scenario elettorale del 2018

In 3 sorsi  Il Brasile vive un momento d’incertezza. La instabilità politica cresce velocemente. La popolazione vive tra problematiche e crescite economiche in uno scenario economico ed elettorale che ancora non è molto chiaro

1. SCENARIO ELETTORALE, CHE SUCCEDE IN BRASILE

La realtà politica brasiliana ha un futuro incerto. Uno dei paesi più disuguali del mondo è in difficoltà quando si parla del suo avvenire, i candidati alla presidenza ancora non sono stati presentati ufficialmente, ma la volontà del popolo, le proteste, si fanno già sentire.
La precarietà politica in Brasile è all’ordine del giorno, e le proteste diventano realtà quotidiana. La gente scende per strada per difendere i propri diritti, e per chiedere ai politici di fare ciò che hanno promesso. ma c’è da dire che tale panorama non è cambiato con l’avvicendarsi dei governi negli ultimi 4 anni.
Dobbiamo situarci nella realtà brasiliana, attualmente un paese pieno di contraddizioni. Da un lato è la prima economia del Sud America, con un tasso di crescita altissimo che lo rende l’unico Stato capace ad essere considerato come un gigante collaboratore dei grandi paesi del mondo. Membro fondatore dei famosi BRICS, il Brasile è un referente mondiale quando si parla di crescita e proiezione internazionale, anche perché è capace di fare tutto ciò nonostante la grandezza del suo territorio. Dall’altro lato, ci troviamo davanti al paese che compete trai più diseguali al mondo, con una percentuale di povertà paragonabile ad alcuni stati con conflitti interni molto evidenti. Un paese in cui le classi sociali si confrontano tra di loro e le “favelas” si riproducono ogni giorno. È uno stato che attualmente lotta contro un’epidemia di febbre gialla che era stata eradicata della zona urbanizzata del America Latina, con solo sporadici episodi nelle zone dell’Amazzonia.
Negli ultimi 15 anni, il panorama politico brasiliano ha avuto dei padroni dai comportamenti molto curiosi. La corruzione è la parola più ripetuta nelle notizie di attualità, e le dimissioni forzate della Presidente Rousseff, sebbene lei stessa non sia stata direttamente legata a questo fenomeno, è iniziata tramite le indagini in merito alle accuse contro Lula, ed ha portato alla luce la scoperta della manipolazione del bilancio dello Stato per favorire le sue politiche contro la disuguaglianza.

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Fig. 1 – Un preoccupato Michael Temer in conferenza stampa.

2. LO SCENARIO DI QUESTO 2018

Ad ottobre di quest’anno ci saranno le elezioni presidenziali, un evento che cerca di portare stabilità a tutto il paese. Ad agosto conosceremmo finalmente i candidati ufficiali che si presenteranno alla gara, adesso ci sono quattordici nomi che girovagano sulla scena, ma comunque si tratta ancora di speculazioni, i rebus verranno risolti con le primarie tra alcuni mesi.
La nazione ha abbandonato con la fine del 2017 la recessione che la accompagnava ormai da un biennio per lasciare spazio a segnali positivi di ripresa durante quest’annata da poco iniziata.
Secondo molti economisti e istituti di ricerca, il 2018 vedrà il Brasile proiettarsi verso un nuovo corso economico con la crescita pronta a conquistare l’economia non appena sarà trovata una stabilità e serenità politica. Le stime vedono il colosso sudamericano con una probabilità di aumento del PIL di circa il 2,5%. Certamente parliamo di proiezioni molto ottimistiche che però hanno trovato riscontro in alcuni dati di pochi giorni fa. Il Ministero del Tesoro brasiliano ha fatto sapere che c’è stato un incremento nelle entrate nette del 11,7% rispetto allo scorso anno, equivalente di 42miliardi di dollari.
Come già sottolineato, le stime di crescita generale appaiono realisticamente verificabili, certo è che i malumori in seno alla popolazione non sembrano volersi placare. Il Brasile infatti si ritrova ad oggi con un altissimo tasso di disoccupazione che tiene in sospeso milioni di famiglie. Sono circa 12 milioni i brasiliani in cerca di un posto di lavoro, cosa che appare sempre più un miraggio. Il governo ha messo in piedi una serie di politiche per cercare di arginare questa piaga sociale.
La riforma del lavoro è stato un provvedimento fortemente voluto dall’esecutivo ma che per ora ha solo contribuito a spaccare l’opinione pubblica. Il Congresso non è però riuscito ad approvare il nuovo piano pensionistico, come se l’aspettava il presidente Temer. Secondo i fautori queste manovre saranno l’arma vincente per poter abbattere definitivamente il mostro della crisi economica ed anche della disoccupazione. Ma a tener banco nelle dispute dell’opinione pubblica brasiliana in merito a queste politiche intraprese dal governo sono i pareri discordanti degli esperti.
I critici della nuova riforma del lavoro ritengono che essa non contribuirà affatto a combattere la disoccupazione ma solo ed esclusivamente a ledere i diritti dei lavoratori. La riposta dell’esecutivo brasiliano, capeggiato da Temer non si è lasciata attendere. I suoi esponenti hanno infatti sottolineato come questa manovra avrà il merito di modernizzare e snellire le leggi che regolano il mercato del lavoro e sosterranno lo sviluppo di migliori condizioni di assunzione. Inoltre, nella loro visione sarà proprio la crescita economica lo strumento che andrà a permettere l’aumento dei tassi di occupazione brasiliani in quanto vi potranno essere maggiori investimenti e un aumento dei consumi dettato dalla crescita del potere di acquisto delle famiglie durante il 2018. Dunque il mercato del lavoro con la sua nuova flessibilità dovrebbe consentire alle imprese brasiliane di licenziare meno in tempo di crisi e presumibilmente assumere di più quando l’economia tenderà al segno più.

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Fig 2. Lula in campagna elettorale.

3. PROSPETTIVE ECONOMICHE ED ELEZIONI

In definitiva nonostante le prospettive economiche per il 2018 appaiano più positive degli ultimi anni, i brasiliani continuano a manifestare nelle piazze il proprio malcontento. Causa di ciò sono le condizioni di precarietà economica, che molti sono costretti a vivere, accompagnate anche da enormi difficoltà a livello sociale. Sembra sorgere dunque all’orizzonte un panorama di antipolitica alimentato dal fatto che i buoni propositi, di cui sono portavoce le nuove riforme volute dal governo, non sembrano ancora di efficace attuazione. Inoltre, l’incapacità di uscire dalle tensioni politiche, unite ad un lento sviluppo economico, alla disuguaglianza, alla febbre gialla e ad un elevato tasso di femminicidi, stanno contribuendo a fare del Brasile una polveriera pronta ad esplodere.
È adesso il momento in cui ci chiediamo se veramente il paese è pronto per un cambiamento. Un paese ampiamente ricco che rappresenta un’idea di sviluppo poco vista in America Latina, lotta contro il dubbio dei suoi rappresentanti. Di fronte all’instabilità, l’eresia di permettere ad un condannato per reati economici di presentarsi ed essere rieletto come capo di Stato, con piena libertà di gestire i conti del paese, è una dimostrazione della disperazione dei brasiliani. Essi sono costretti a rifugiarsi in questa piccola e utopica stabilità che hanno avuto precedentemente, senza essere capaci di guardare al di là dell’abitudine. Purtroppo è questa l’epidemia sudamericana di corta memoria che fa vivere periodi ciclici di politiche di benessere e disastri economici di corruzione e populismi.

Emilia Labarca Bonilla

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””] Un chicco in più

Il 27 dicembre del 2017 sul portale ufficiale della Chiesa Cattolica Brasiliana sono state rilasciate alcune dichiarazioni dal portavoce della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile che riassumono la posizione del movimento ecclesiastico rispetto al clima di tensione politica e sociale che si respira nel paese. [/box]

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Emilia Labarca Bonilla
Emilia Labarca Bonilla

Nata a Santiago del Cile e cresciuta nel posto più bello al mondo, l’Isola Margarita in Venezuela. Laureata in Scienze Politiche presso l’Universidad del Desarrollo a Santiago, Master in Geopolitica e Sicurezza Globale alla Sapienza. Da tutta la vita appassionata dei viaggi, innamorata dell’Italia. Alla ricerca di condividere la mia visione di Latinoamerica, e perché no del mondo, in Europa.

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