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Gli ex bambini soldato che combattono in Iraq

In 3 sorsi – Cosa succede quando le operazioni nei teatri di guerra vengono appaltate ad aziende private, che puntando a massimizzare il loro profitto arruolano il personale dove i costi sono piĂą ridotti? Il caso degli ex bambini soldato impiegati come security contractor in Iraq fornisce lo spunto per una riflessione sulla privatizzazione della sicurezza

1. I BAMBINI SOLDATO

Pratica da tempo diffusa nei conflitti armati, il coinvolgimento di individui con meno di 18 anni nelle attività di gruppi armati regolari e non, si configura come una questione particolarmente complessa. Si stima che attualmente siano più di 250.000 i bambini impiegati a diverso titolo in vari contesti bellici, con mansioni che vanno dal combattimento in prima linea all’assistenza logistica. Le severe disposizioni di diritto internazionale relative ai bambini soldato non riescono a risolvere in modo definitivo il problema, che è alimentato dai notevoli vantaggi che l’impiego dei minori garantisce alle parti, e dalla sostanziale difficoltà ad individuare il loro grado di coinvolgimento (e di conseguenza la responsabilità) nelle azioni compiute. La comunità internazionale ha concentrato grandi risorse nel tentativo di reintegrare i minori combattenti nella società, obiettivo non semplice, considerando le difficili condizioni di vita e le troppo vaghe prospettive occupazionali che li attendono.

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Fig. 1 – Bambini soldato in Sierra Leone

2. PRIVATE MILITARY SECURITY COMPANIES

Altro fenomeno rilevante dei conflitti odierni riguarda la privatizzazione della sicurezza. Affermatesi dopo la conclusione della Guerra Fredda, le PMSC si discostano dal più conosciuto sistema del mercenariato per il regime giuridico a cui sono sottoposte, il livello organizzativo che le configura come vere e proprie aziende, e i servizi che offrono, che spaziano dal coinvolgimento diretto in attività di combattimento, alla consulenza e al supporto logistico. La loro esistenza è stata largamente ignorata dall’opinione pubblica fino agli incidenti avvenuti in Iraq nel 2004, quando il massacro di 4 operatori della società statunitense Blackwater Security Consulting a Fallujah e, a distanza di poco tempo, il rapimento e l’uccisione dell’italiano Fabrizio Quattrocchi a Baghdad, hanno indotto a considerare quanto la presenza di operatori privati nei conflitti contemporanei sia divenuto un fenomeno trasversale, pervasivo e massiccio. Nonostante la difficoltà a ricostruire i numeri esatti del coinvolgimento delle PMSC, si stima che dalle guerre balcaniche in poi il rapporto tra operatori privati e soldati sia 1:1, con un picco di 1,4:1 in Afghanistan. La pratica di esternalizzare le operazioni militari a compagnie private è dettata da considerazioni di ordine economico e politico, tra cui risaltano in particolare la possibilità di ridurre il livello ufficiale di mobilitazione delle forze armate e ampliare i margini di manovra concessi all’esecutivo. Il vasto ricorso ad operatori privati ha sollevato notevoli perplessità, motivate dal comportamento, talvolta efferato, tenuto dai security contractor nell’adempimento dei loro obblighi contrattuali, celebri a riguardo sono i casi dell’incidente di Nisour Square e degli abusi sui prigionieri nel carcere di Abu Ghraib a Baghdad.

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Fig. 2 – Security Contractors in Iraq

3. PMSC E BAMBINI SOLDATO

I tagli al budget seguiti al ritiro degli USA dall’Iraq hanno comportato per le PMSC la necessità di reclutare personale a costi ridotti, è qui che il fenomeno dei bambini soldato e delle compagnie di sicurezza privata si intersecano. L’indagine condotta dal giornalista danese Mads Ellesoe documenta l’impiego da parte di Aegis Defence Services (PMSC con sede in Regno Unito) di personale proveniente da Sierra Leone e Uganda, buona parte di questo ha trascorsi da bambino soldato. James Ellery, direttore operativo dell’azienda tra il 2005 e il 2015, ha giustificato la scelta sulla base delle restrizioni economiche imposte, sostenendo che «sarebbe sbagliato penalizzare una persona per cose che nella maggior parte dei casi è stata costretta a fare» e che quindi la compagnia non ha ritenuto necessario indagare sui trascorsi degli uomini assoldati. In contesti come la Sierra Leone, dove il livello di disoccupazione è alto e vi è una discreta disponibilità di forza lavoro, arruolare personale rappresenta una sorta di “dovere”. Gli sforzi che la comunità internazionale ha intrapreso per il reintegro degli ex combattenti dopo il conflitto civile del 1991-2002 in Sierra Leone vengono quindi severamente compromessi dalle scelte imprenditoriali di alcune aziende e dei governi che le ingaggiano. Michael Wessels, psicologo e consulente per le Nazioni Unite, riporta come l’impiego di ex-bambini soldato in teatri di guerra non faccia altro che radicare la violenza nelle loro vite: «Nulla potrebbe essere peggio per queste persone, nulla potrebbe essere peggio in termini di sicurezza». Alle numerose perplessità già avanzate riguardo la privatizzazione della sicurezza si aggiunge anche una considerazione del personale da impiegare come mero calcolo di costi-benefici, fanno quindi riflettere le parole dell’On. Michael Thibault della US Commission on Wartime Contracting: «All’inizio ci hanno comunicato l’impiego di personale da Perù e Colombia, pagato tra i 1000$ e i 1200$, poi hanno assoldato uomini dall’Uganda, pagandoli circa 800$ al mese. Ora hanno cambiato strategia arruolando in Sierra Leone, le paghe sono di 250$. […] Possiamo scendere ancora più in basso? Trovare qualcuno che combatta anche solo per vitto e alloggio?».

Giulia Amoroso

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

La legislazione italiana non regola in modo specifico le PMSC e le loro attività. Dopo il sequestro di 4 contractor italiani e la successiva uccisione di uno di questi in Iraq nel 2004, i giudici del Tribunale di Bari si sono interrogati in merito all’applicabilità o meno dell’art. 288 del Codice Penale, relativo a “Arruolamento o armamenti non autorizzati a servizio di uno Stato estero”. La Corte d’Assise ha poi stabilito l’assoluzione degli imputati, non considerandoli mercenari ai sensi dell’art. 288. [/box]

Foto di copertina di davitydave Licenza: Attribution License

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Giulia Amoroso
Giulia Amoroso

Nata nel 1991 a Verona, dopo la laurea in Studi Internazionali a Trento ho scelto di focalizzare i miei studi sull’area del Medio Oriente e del Mediterraneo iscrivendomi alla magistrale in Scienze Internazionali presso l’UniversitĂ  di Torino. Mi interesso in particolare di post-conflict studies e security studies, sto attualmente lavorando alla stesura della tesi di laurea sul DDR (Disarmo, Smobilitazione, Reintegro) degli ex-combattenti in Afghanistan e Iraq. Vagabonda per natura, ho lo zaino sempre pronto e il passaporto a portata di mano.

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