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Serbia e Kosovo ci provano?

L’accordo raggiunto tra  Serbia e Kosovo il 19 Aprile sembra aver aperto nuovi scenari per tutta la regione. Ma se da una parte il dialogo tra Belgrado e Pristina, con la mediazione di Bruxelles, continua per la fase dell’implementazione, da un punto di vista geopolitico mostra ancora delle difficoltà, soprattutto a livello diplomatico.

 

PASSI IN AVANTI – Il 21 Giugno Thaçi (Primo Ministro kosovaro) e DaÄŤić (Primo Ministro serbo) hanno trovato un accordo di massima su alcune problematiche aperte nel campo di giustizia, polizia e per le elezioni amministrative in arrivo in Kosovo. Il nodo centrale su quest’ultimo punto è il grado di autonomia di cui godrĂ  la minoranza serba nel nord del Kosovo.  Un punto di successo per la parte kosovara è che per la prima volta non ci saranno i simboli dei partiti serbi, ma soltanto rappresentanze della minoranza serba in Kosovo. Su questo problema l’accordo raggiunto è il risultato di un lungo e aspro confronto.

Un passo in avanti per quanto riguarda la normalizzazione degli rapporti tra i due Stati è anche l’apertura degli uffici di rappresentanza del Kosovo a Belgrado e viceversa. Questo fatto dimostra che ci sono possibilità di dialogo tra i due Stati, o almeno che si cerca di crearne le premesse.

 

FASE DI STALLO – Su un punto però, c’è ancora da lavorare in maniera concreta: la non intromissione della Serbia nella politica estera del Kosovo. Un precedente si è venuto a creare prima del summit di Ohrid: nella piccola cittĂ  macedone si dovevano riunire, ad inizio giugno, tutti i capi di Stato dei Paesi membri del Processo di cooperazione del sudest Europa (Seecp); in quella occasione, nonostante la Macedonia abbia riconosciuto ufficialmente la Repubblica del Kosovo, per il “timore” del boicottaggio del summit da parte di Serbia e Bosnia Erzegovina, ha deciso di non invitare il Kosovo.

Questa decisione si è trasformata in un boomerang per la dirigenza di Skopje. In segno di protesta per il mancato invito del Kosovo, il Presidente dell’Albania Nishani e quello croato Josipović hanno deciso di boicottare il summit, che è fallito.

A Bratislava (Slovacchia), invece, è stata trovata una soluzione alternativa per non creare problemi. Il 12 e 13 giugno si è svolto lo Slovacchia Summit 2013, un vertice dell’Europa centro-orientale che vedeva la presenza nella capitale Bratislava dei Presidenti di una ventina di Stati europei. Il tema del summit era “Strategia di crescita per una ripresa dopo la crisi”. Per evitare boicottaggi e rinunce dell’ultimo momento si è scelto di adoperare il metodo “Gymnich”, senza mostrare bandiere nè indicazioni di Paesi, ma col solo nome dei partecipanti. Così, per la prima volta, si sono trovati insieme un Presidente serbo ed uno kosovaro.

 

FUTURO – Il problema della presenza contemporanea del Kosovo e della Serbia in occasione di incontri di questo genere si ripropone giĂ  a breve. Infatti, il Presidente croato Ivo Josipović ha invitato tutti i capi di Stato della regione a partecipare ai festeggiamenti per l’ingresso ufficiale della Croazia nell’Unione Europea (1 Luglio). Il Presidente serbo ha fatto intendere che la sua presenza sarĂ  determinata dalla veste in cui verrĂ  invitato il Kosovo. Un invito al Kosovo come stato indipendente sarebbe un’offesa per la Serbia. Per evitare incidenti, sarĂ  compito degli organizzatori trovare soluzioni alternative.

 

Juljan Papaproko

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Juljan Papaproko
Juljan Papaproko

Juljan Papaproko è nato a Tirana. Laureato in Scienze Politiche a Torino con una tesi sulla Guerra del Kosovo. Collabora con diverse testate giornalistiche in Italia e in Albania. Il suo centro di interesse è l’Europa e i Balcani, binomio difficile ma affascinante. Diverse esperienze di vita a Torino, Firenze, Parigi, Bruxelles e Berlino. Condivide con il Caffè la stessa passione per la geopolitica.

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