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La Cina in vetrina: la sfida dell’Expo

Sta per prendere il via a Shanghai l’Esposizione Universale cinese, che precede di cinque anni l’attesa edizione milanese. I retroscena di questa grande manifestazione da una nostra collaboratrice che vive nella megalopoli cinese: città dal volto umano, in controtendenza rispetto all’immagine di una Cina inquinata e poco attenta alle tematiche ambientali. Con un occhio di riguardo per l’Africa, principale partner economico del dragone asiatico.

I NUMERI DI UN GRANDE SPETTACOLO – Il countdown è ufficialmente iniziato. Shanghai è più sfavillante che mai, pronta ad accogliere i milioni di visitatori giunti a Pudong da ogni angolo del mondo per partecipare a quello che è stato definito “il più grande Expo della storia”.

Presentato come l’evento del secolo (sia dal governo cinese che dai media), l’Expo vuole assumere un significato ben più ampio di quello di semplice fiera internazionale.

A giudicare dai preparativi e dall’attenzione mondiale, si capisce subito che stavolta non si tratta dell’ennesimo appuntamento con le Esposizioni Universali. Chiaramente, Shanghai 2010 è il trampolino di lancio della nuova Cina. Una Cina che si riscopre e si reinventa, che prova a lasciarsi alle spalle il passato di “fabbrica del mondo” e il cliché di paese troppo lontano, troppo diverso, a volte misterioso e a volte spaventoso.

La performance economica della RPC resta impressionante nonostante la crisi. Come se non bastasse, sviluppo e benessere si stanno rapidamente estendendo dalle aree costiere all’interno del paese. Dopo la vertiginosa ascesa di megalopoli del calibro di Beijing, Nanjing, Shanghai e Guangzhou, il motore del progresso si sta spostando verso ovest, portando alla ribalta zone che fino a pochi anni fa erano scarsamente sviluppate. È il caso della municipalità di Chongqing, che conta oggi quasi 32 milioni di abitanti e che può vantare un aumento del PIL locale del 14,9% nel 2009 (un risultato che fa impallidire l’8,7% nazionale).

La Cina è ansiosa di mostrare i suoi numeri, mettersi in vetrina e farsi ammirare dai visitatori. E per farlo ha scelto Shanghai, la sua punta di diamante, la città-provincia dove il progresso corre veloce e la crescita sembra inarrestabile. Shanghai è il volto umano del gigante asiatico, la città candidata a diventare un modello per tutte le metropoli del XIX secolo: immensa, modernissima, dinamica, quasi futuristica, ma allo stesso tempo vivibile e attenta alla delicata tematica dello sviluppo sostenibile.

Nell’area urbana della Perla d’Oriente è stato ritagliato uno spazio di 5,3 km2, suggestivamente diviso tra le due sponde del fiume Huangpu (sezione Pudong su una riva e sezione Puxi sull’altra). Le zone espositive sono cinque, suddivise a loro volta in microzone e clusters, il tutto in grado di ospitare 191 paesi, 48 organizzazioni internazionali, un parco divertimenti, una zona dedicata alle Urban Best Practices e diverse strutture che proporranno un totale di 20.000 spettacoli ed eventi culturali nel corso dell’intero semestre espositivo.

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BETTER CITY, BETTER LIFE – Il tema dell’Expo è “Better city, better life”, ovvero tutte le tecnologie rilevanti ai fini di incrementare la qualità della vita in un contesto urbano. Il fulcro dell’esposizione è la ricerca di una pianificazione sostenibile nelle nuove aree cittadine, ma anche lo studio di metodi di riqualificazione del tessuto urbano già esistente. Al centro del dibattito anche temi quali il multiculturalismo come caratteristica peculiare delle metropoli moderne, l’interazione tra aree urbane e aree rurali e l’impatto dell’alta tecnologia nella quotidianità dei cittadini del XIX secolo.

In tutto questo Shanghai si rivela città leader: dal 2000 in poi il governo locale ha varato piani triennali per ridurre l’inquinamento atmosferico e ha destinato ogni anno circa il 3% del PIL al finanziamento di progetti eco-friendly, per un totale di 225 miliardi di yuan (32.90 miliardi di dollari) nel decennio 2000-2010. Atti esemplificativi di questa linea d’azione sono stati la chiusura di 3.000 fabbriche considerate altamente inquinanti, il potenziamento dei mezzi di trasporto pubblico (oltre 7.000 autobus e 32.000 taxi) e la limitazione dei veicoli privati autorizzati a circolare nello spazio delimitato dall’Inner Ring Road (il cuore della città).

Hong Hao, direttore del Bureau of Shanghai World Expo Coordination, ha orgogliosamente descritto gli standard di Shanghai come i più alti della Cina, paragonandoli alle performance delle città europee più green. Zhang Quan, direttore dello Shanghai Environmental Protection Bureau, ha affermato che la quantità di polveri sottili inquinanti è drasticamente diminuita negli ultimi dieci anni.

 

CINAFRICA ALL’EXPO – Pur restando protagonista indiscussa dell’evento, la Cina ha voluto sfruttare l’occasione dell’Expo 2010 per dividere il palcoscenico con il continente africano, che è ormai il principale partner commerciale del colosso asiatico. Essendo questa la prima Esposizione Universale tenuta in un paese in via di sviluppo, le autorità cinesi e gli organizzatori hanno voluto coinvolgere il più possibile i paesi africani. Questi ultimi non si sono fatti sfuggire l’occasione, ben coscienti di quanto sia raro per l’Africa essere al centro di un evento economico di portata mondiale. Chen Jintian, direttore del padiglione africano, ha sottolineato come l’Africa sia il continente con il più alto numero di paesi partecipanti, e ha ricordato l’entusiasmo con cui ben 49 paesi africani (su un totale di 53) avevano reagito all’invito formale all’Expo, pronunciato dal premier cinese Wen Jiabao nell’ormai lontano 2006 (ovvero, ben prima che molti paesi europei aderissero all’iniziativa!)

Il padiglione Joint-Africa è il più grande dell’intera fiera ed è quello che ha ricevuto più finanziamenti: gli organizzatori hanno stanziato un fondo apposito di 100 milioni di dollari per aiutare i partecipanti nel processo di design e realizzazione del proprio spazio espositivo. Un simile gesto non può passare inosservato, e ribadisce quanto sia importante per la Cina costruire e mantenere ottime relazioni diplomatiche ed economiche con l’Africa.

In un certo senso l’Expo, oltre ad essere il banco di prova per la nuova Cina (più ricca e capace di un progresso ecosostenibile) sarà anche un’occasione per “Cinafrica” per approfondire un cammino di cooperazione che sembra destinato a segnare i prossimi decenni.

 

Anna Bulzomi

30 aprile 2010

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