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Pace perpetua?

Evidentemente no. Cambiare strategia nucleare non significa rinunciare allo strumento della deterrenza atomica. Ecco cosa c’è veramente nella nuova politica di difesa nucleare statunitense

LA NUOVA STRATEGIA –  La pubblicazione della Nuclear Posture Review (NPR), la nuova politica di difesa nucleare statunitense, sembra aver scatenato un’ondata di ottimismo che ha portato roboanti titoli sui maggiori quotidiani e un effluvio di buoni sentimenti ed ottimismo. In altre parole, un’attesa pericolosa per una pace perpetua in cui forse credono solo gli idealisti. Il documento presentato dal Pentagono nei giorni scorsi rappresenta un parziale punto di svolta rispetto al recente passato, ma resta chiara la volontà statunitense di non voler sacrificare la deterrenza atomica. Nella nuova versione della NPR gli Stati Uniti dichiarano di rinunciare all’impiego di armi atomiche anche se attaccati con armi biologiche o chimiche da parte di paesi firmatari del Trattato di Non Proliferazione (Npt). Resta comunque la possibilità di utilizzare testate nucleari nel caso in cui lo sviluppo di armi chimiche o biologiche raggiungesse un livello tale da rendere possibile un attacco letale per il paese. Discorso differente nel caso dei paesi che non hanno firmato o non rispettano l’Npt: rischiano ritorsioni nucleari anche in caso di uso di armi convenzionali, oltre che chimiche o biologiche. Nella precedente edizione del documento, pubblicata durante il primo mandato dell’amministrazione guidata da George W.Bush, era prevista la possibilità di rispondere ad attacchi di ogni tipo contro gli Stati Uniti utilizzando testate atomiche. L’ utilizzo di armi di distruzione di massa, nucleari, chimiche, biologiche, convenzionali e anche azioni terroristiche efferate avrebbero giustificato, per quanto era contenuto nella precedente versione della Nuclear Posture Review statunitense, una ritorsione di tipo nucleare.

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QUALCOSA È CAMBIATO? – In realtà ben poco. Innanzitutto c’è da sottolineare che la “versione Bush” fu pubblicata nel 2002, momento particolare dato quanto era successo nel settembre dell’anno prima. Giustificata era quindi la decisione di mostrare una postura rigida e quasi sfrontata dopo il primo attentato su suolo statunitense, lasciando nell’incertezza un potenziale aggressore rispetto alla possibile ritorsione. In secondo luogo, la decisione di Obama è stata resa possibile dal progresso raggiunto nel campo delle armi convenzionali. Diventate letali quanto lo furono un tempo le armi atomiche, segnano ora il punto di divario maggiore tra gli Stati Uniti e gli altri attori internazionali, alleati compresi. Nessun altro paese sembra essere al livello della superpotenza, almeno per ora e nel medio periodo. E questa condizione di supremazia fa la differenza quando ci sono da prendere decisioni così importanti. A Washington sanno bene che nuova strategia non significa pace perpetua, ma solo un differente approccio alle situazioni di crisi internazionale. Più morbido rispetto al passato, ma non per questo più arrendevole. Lo stesso Obama ha infatti messo in guardia Iran e Corea del Nord con un messaggio piuttosto chiaro: attenzione voi che sfidate gli Stati Uniti e la comunità internazionale, non pensate di essere al sicuro.

Simone Comi

redazione@ilcaffegeopolitico.it

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