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Gli Occhi nel Jihad: 21 aprile – 3 maggio

Miscela Dark Gli avvenimenti principali riguardanti la galassia jihadista in queste due settimane

AFGHANISTAN

  • Lo Stato Islamico nel Khorasan – ISKP – reclama l’attentato realizzato nella capitale Kabul, presso un centro di registrazione elettorale frequentato soprattutto dalla minorità sciita del Paese, che è costato la vita a circa 50 persone. 
  • Sempre a Kabul, nuovamente lo Stato Islamico nel Khorasan si è reso protagonista di un duplice attentato suicida che ha portato alla morte di 31 persone, molte delle quali erano giornalisti accorsi sul posto immediatamente dopo la prima esplosione. È proprio in quel momento infatti, con giornalisti e soccorritori presenti sul posto, che il secondo kamikaze è entrato in azione, seguendo quella che è nota come tattica del gemello. 
  • L’Emirato Islamico dell’Afghanistan ha annunciato l’inizio dell’annuale offensiva primaverile denominata Al Khandaqh. Il nome dell’operazione è un omaggio alla celebre Battaglia del Fossato, battaglia in cui i musulmani della prima ora, guidati dal Profeta Maometto, difesero la città di Medina. L’annuncio dell’inizio di questa operazione segna così una nuova escalation di violenza nel Paese e il naufragio dei tentativi di dialogo intrapresi dal primo ministro Ghani. L’offensiva, si legge nel comunicato diffuso da al Emara Studio, prenderà di mira soprattutto le truppe NATO e Statunitensi presenti nel Paese.
Locandina diffusa da al Emarah Studio che annuncia il lancio dell’operazione Khandaq.
IRAQ

  • Amaq News Agency, canale mediatico affiliato allo Stato Islamico, ha diffuso un video in cui i seguaci di Abu Bakr al Baghdadi giustiziano due candidati alle prossime elezioni irachene nella città di al Tarmiyah, nel governatorato di Salah al Din a nord di Baghdad.
SIRIA

  • Iniziata l’offensiva governativa che mira a ripulire completamente la periferia di Damasco, in particolare il campo Yarmouk. I combattenti dello Stato Islamico hanno rifiutato qualsiasi tipo di resa, mentre altre fazioni ribelli presenti nel settore, tra cui il gruppo Hayat Tahrir al Sham, hanno concordato con il governo un ritirata nei settori limitrofi ad Aleppo e a Idlib. 
  • Sta per riprendere l’offensiva delle SDF contro lo Stato Islamico. Le milizie appoggiate dagli US e a maggioranza curda dovrebbero riprendere le operazioni nel settore di Deir ez Zor, due mesi dopo lo stop dovuto all’invasione turca e delle FSA nel cantone curdo di Afrin.
  • Raggiunto un accordo per il cessate il fuoco tra i due gruppi ribelli JTSJabhat Tahrir Suriya – e HTSHayat Tahrir al Sham. Nella giornata successiva all’accordo è però iniziata una serie preoccupante di omicidi mirati a figure di alto livello all’interno di entrambi i gruppi, quasi nel tentativo, sembrerebbe, di far deragliare il già precario equilibrio raggiunto. I maggiori sospetti ricadono quindi sui governativi, che possono approfittare delle divisioni interne dei loro nemici, o sullo Stato Islamico che già in precedenza aveva utilizzato delle cellule dormienti, anche in zone in cui non aveva mai operato prima, per eliminare i leader locali dei gruppi jihadisti rivali.
  • Il gruppo Tanzim Hurras al Deen, gruppo che si proclama essere l’emanazione di al Qaeda in Siria, ha chiuso un accordo di alleanza con il gruppo Ansar al Tawheed, gruppo jihadista attivo soprattutto nella zona di Latakia. Il nuovo gruppo prende il nome di Alleanza per il Supporto dell’IslamNasr al Islam – e si è già reso protagonista di alcune operazioni, che hanno portato alla morte di 9 soldati governativi nella provincia di Hama. L’ideologo giordano filo qaedista al Maqdisi, ha salutato con notevole ammirazione l’iniziativa dei gruppi.
Il canale telegram Ghulibati a Rum fornisce la traduzione in italiano di un’ infografica presente nell’ultimo numero di al Nabaa riguardante le operazioni del gruppo nella periferia di Damasco.
LIBIA

  • Morto in seguito alle ferite riportate dopo uno strike aereo Wissam Bin Hamid, importante leader islamista del gruppo Free Libya Martyrs attivo nella regione limitrofa a Bengasi. 
  • Doppio attacco suicida rivendicato dallo Stato Islamico in Libia che ha portato alla morte di 11 persone dopo aver colpito la sede della Commissione Elettorale a Tripoli. Il gruppo, dopo una fase riorganizzativa successiva alla sua sconfitta a Sirte, è tornato attivo soprattutto nel sud del Paese.
L’alleanza tra i gruppi Tanzim Hurras al Deen e Ansar al Tawheed
MALI

  • Il gruppo JNIMJamaat Nasr al Islam wal Musliminreclama l’attacco accorso nella città di Timbuktu dove ha perso la vita un soldato dell’ONU e dove sono rimasti feriti 7 soldati francesi. 
  • Nella regione di confine tra il Mali e il Niger sono state registrate 45 uccisioni di civili Tuareg in soli due giorni. Nessun gruppo jihadista, al momento, ha rivendicato l’azione. È evidente però come si celi la firma jihadista dietro queste uccisioni, probabile ritorsione contro quella parte della comunità Tuareg che collabora con il governo maliano e con l’esercito francese.
NIGERIA

  • Nella cittadina di Mubi, un duplice attentato del gruppo terroristico Boko Haram ha colpito la moschea del luogo provocando circa trenta morti.
YEMEN

  • Le forze di sicurezza yemenite dichiarano di aver ucciso Saleh Nasser Fadhl al Bakshi, importante leader dello Stato Islamico nello Yemen che deteneva il titolo di Amir nella provincia di Aden. Durante l’operazione che ha portato all’uccisione dell’emiro dello Stato Islamico sono stati arrestati anche tre dei suoi commilitoni.
RUSSIA

  • Nel Daghestan, nella città di Derbent, le autorità russe hanno neutralizzato nove terroristi che progettavano di colpire la città durante le festività di Maggio. I nove militanti uccisi erano divisi in due unità e si trovavano in due rifugi separati quando sono stati ingaggiati dai servizi di sicurezza russi. Altamente probabile la loro appartenenza, o affiliazione, allo Stato Islamico nel CaucasoWilaya al Qawqaz.
  • Il servizio per la sicurezza interna del Paese – FSB – dichiara di aver smantellato una cellula legata allo Stato Islamico, che prendeva ordini direttamente da una figura riconducibile in Siria, che progettava attentati di alto livello in occasione della prossima Coppa del Mondo di calcio che si terrà nel Paese. 
JIHADIMEDIA

  • Dopo circa un anno dal suo ultimo messaggio, è tornato a parlare il portavoce dello Stato Islamico Abdul Hassan al Muhajir, shaikh che sostituì Abu Mohammad al Adnani dopo la sua morte. Nel messaggio audio di circa 50 minuti, diffuso da al Furqan Media Center, ci sono menzioni riguardanti gli assedi di Douma e di Ghouta Est che dimostrano che l’audio è stato registrato recentemente. Il portavoce dello Stato Islamico ha rinnovata la fedeltà – bay’a, sua e del gruppo, all’autoproclamatosi Califfo Abu Bakr al Baghdadi. Se da una parte questo ci conferma che al Baghdadi sia, probabilmente, ancora in vita, fa anche pensare alle difficoltà del Califfo a comunicare con i suoi. Il suo ultimo audio messaggio risale infatti a Settembre 2017. Feroce il monito rivolto alla popolazione iraqena in chiusura dell’audio. “Sappiate che anche tutti i sunniti che si recheranno alle urne saranno bersagli per le nostre spade dell’Islam. Se tenete alla vostra pelle, tenetevi alla larga anche da loro..”. Confermata quindi la tendenza nel volere intralciare il corso democratico del Paese minandone l’elezioni. Una tattica che era già stata proposta in precedenza, agli albori del gruppo, e che vediamo riproporsi oggi, nuovamente in Iraq, ma anche in Afghanistan e in Libia.
Al Hayat Media Center, canale mediatico dello Stato Islamico, presenta la traduzione in inglese dell’ultimo audio messaggio del portavoce del gruppo.
  • Dopo un periodo di interruzione, probabilmente conseguente alle numerose operazioni antiterrorismo effettuate in Italia, è ripresa l’attività del canale Telegram Ghulibati a Rum, canale di seguaci dello Stato Islamico in Italia che si occupa soprattutto di fornire traduzione dei bollettini informativi di Amaq.

A cura di Valerio Mazzoni

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 Qui potete trovare le uscite precedenti de Gli Occhi nel Jihad. [/box]

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Valerio Mazzoni
Valerio Mazzoni

Nato, cresciuto e residente a Roma classe 1989, laureando in Scienze politiche per le Relazioni Internazionali presso l’Università Roma Tre. Formato accademicamente da nottate passate a giocare ad Age of Empire e Risiko, nutre da sempre una smodata passione per la storia e per le relazioni internazionali, con particolare interesse per il fondamentalismo islamico, i servizi segreti e la loro controversa storia. Per il Caffè Geopolitico si occupa della Russia e delle ex Repubbliche Sovietiche. I viaggi e la Lazio sono le sue passioni più grandi, anche se non disdegna rapide incursioni nel mondo NBA.

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