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La Banca Africana per lo Sviluppo scommette sul Mozambico

In 3 sorsi In Mozambico, l’African Development Bank (AFDB) finanzierà due progetti di sviluppo, uno volto a combattere gli effetti del cambiamento climatico e l’altro finalizzato alla creazione di competenze in campo agricolo e ingegneristico

1. I PROGETTI FINANZIATI

L’African Development Bank (AFDB) ha stretto un accordo di finanziamento con il Mozambico pari a 29 milioni di dollari a supporto di due progetti di sviluppo. La prima parte del finanziamento pari a 14,5 milioni andrà a supporto del ‘Drought Recovery and Agriculture Resiliece Project’. Obiettivo principale del progetto è rafforzare gli strumenti a disposizione delle comunità locali al fine di rispondere adeguatamente alle sfide del cambiamento climatico, della povertà rurale, dell’insicurezza alimentare e della degradazione del terreno. Per potenziare lo sviluppo delle infrastrutture idriche verranno costruiti dei piccoli sistemi di irrigazione, delle strutture per la raccolta e per la desalinizzazione dell’acqua. Il progetto avrà una durata di 5 anni (2018-2022) e sarà implementato nelle provincie di Magude, Matutuine, Chigubo e Chibuto, maggiormente soggette al problema della siccità.

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Fig. 1 – Il 19 febbraio una frana di rifiuti ha travolto in un distretto di Maputo diverse case, uccidendo 17 persone

Un secondo finanziamento di 14,5 milioni di dollari andrà invece a supporto del ‘Unlúrio – Support to Skills Development for Agriculture and Industry Project’. Il progetto, che durerà 5 anni, sarà implementato all’interno dell’Università di Lurio e vuole contribuire allo sviluppo delle competenze lavorative necessarie per aumentare la produttività del Paese. Il piano prevede infatti un miglioramento dell’offerta formativa e misure di sostegno alla ricerca e all’imprenditorialità.

2. ALLA RICERCA DI UNA STABILITÀ POLITICA

L’ex colonia portoghese, indipendente dal 1975, visse una sanguinosa guerra civile tra il 1977 e il 1992, che provocò la morte di 1 milione di persone e che ebbe pesantissime ripercussioni a livello politico ed economico. Il Paese risente ancora della storica contrapposizione tra i due partiti nati negli anni dell’indipendenza e tutt’oggi protagonisti della scena politica: il FRELIMO (Fronte Liberazione del Mozambico), partito di ispirazione socialista, ininterrottamente al potere dal 1975 e il conservatore RENAMO (Resistenza Nazionale Mozambicana), principale partito all’opposizione capeggiato da Afonso Dhlakama.

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Fig. 2 – Un cartellone elettorale durante le ultime elezioni presidenziali nell’ottobre 2014, che riconfermarono il FRELIMO al potere, eleggendo Filipe Nyusi come nuovo Presidente.

Simbolo di un conflitto mai realmente sanato sono state le ultime elezioni generali tenutesi nel 2014, che hanno riconfermato al potere il FRELIMO, eleggendo presidente Filipe Nyusi. Il partito di Dhlakama, tuttavia, ha mantenuto un forte consenso in diverse zone del Paese, soprattutto nelle regioni centrali, dove milizie armate irregolari hanno iniziato un conflitto con le forze governative. Nonostante oggi la situazione rimanga tesa, i leader dei due partiti si sono incontrati diverse volte a partire dallo scorso agosto per negoziare un accordo di pace.

3. UNA CRESCITA ECONOMICA OSTACOLATA

Nel 2015 il Mozambico ha attraversato una pesante crisi economica. La persistente instabilità politica, il crollo del prezzo delle materie prime, gli effetti della siccità sul settore agricolo e la diminuzione degli investimenti diretti esteri sono stati i fattori che hanno costretto l’economia dell’ex colonia portoghese ad un brusco rallentamento nel suo percorso di crescita. Quello che infatti fino a 3 anni fa veniva definito uno dei Leoni dell’Africa, nel 2016 ha dimezzato il tasso di crescita annuo, passando dal 7% al 3.6%. Secondo il FMI, nel 2018 il PIL arriverà al 5,3% grazie ad un aumento delle esportazioni di carbone e di prodotti agricoli. Nonostante la graduale ripresa la posizione debitoria del Paese invece rimane insostenibile, con un debito pubblico che a fine 2016 si piazzava al 128,3% del PIL e che tutt’oggi grava pesantemente sulla spesa pubblica.

Valentina Rizzo

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più. Il 20 marzo il ministro dell’economia e delle finanze ha presentato a Londra ai creditori esteri una proposta di ristrutturazione del debito, che oggi più che mai sembra essere necessaria per consentire una ripresa economica del Paese.

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Foto di copertina di andryn2006 Licenza: Attribution-ShareAlike License

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