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Criptovalute: il Bitcoin richiesto per pagare un riscatto

In 3 sorsi –  Nell’ultimo periodo l’Ucraina è diventata il “selvaggio est” delle criptovalute, dove rapimenti ed armi sono pagate in Bitcoin. Riuscirà il governo ucraino a regolamentare le criptovalute e riportare la calma nel paese?

1. LA VALUTA DIGITALE

Negli ultimi anni si è sentito molto parlare di valute digitali, ma ad oggi non tutti i governi sono propensi a far circolare legalmente queste valute. Ne esistono di diverse e la più conosciuta è il Bitcoin che è la prima valuta digitale decentralizzata, utilizzata per pagamenti online e non solo. Molte sono le differenze con la moneta reale, infatti le valute digitali non hanno bisogno di un’entità terza come ad esempio la banca che assicuri le transazioni, ma queste vengono garantite tramite il network di scambio digitale. La maggior parte delle criptovalute sono progettate per introdurre unità di valuta in modo graduale, questo per limitare la quantità di moneta in circolazione. Dal momento che le valute digitali non necessitano di un’autorità centrale che le controlli, al momento gli Stati non hanno alcun potere su di esse fino a che non si provveda ad una loro regolamentazione. Per molti Stati le criptovalute indicano una minaccia all’economia nazionale. Di conseguenza, negli ultimi mesi alcuni governi hanno dichiarato che per via dell’utilizzo massiccio della valuta digitale ritengono necessario regolamentarla al più presto. È questo ad esempio il caso del Petro, la criptomoneta venezuelana, oppure di Hong Kong dove sono disponibili sportelli automatici di bitcoin come una qualsiasi valuta. Per altri Stati invece non sono considerate denaro corrente e quindi non esistono leggi specifiche in merito. Altri ancora le ritengono completamente illegali, come ad esempio Thailandia e India. Negli Stati in cui la valuta digitale è stata regolamentata, questa può essere utilizzata non solo come mezzo di pagamento online ma anche legalmente al posto della valuta locale in qualsiasi tipo di transazione.

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Fig. 1 Applicazioni per dispositivi portatili e criptovaluta

2. BITCOIN E UCRAINA

Uno degli ultimi casi è quello ucraino dove la moneta digitale è utilizzata in modo massiccio, e dove tra fine 2017 ed il nuovo anno sono successi una serie di episodi legati appunto alle criptovalute che hanno catturato l’interesse del governo ucraino. Il primo episodio è accaduto il 26 dicembre scorso. Pavel Lerner, manager della società Exmo Finance, una delle borse di scambio di Bitcoin, è stato rapito mentre usciva dal suo ufficio. Lerner è stato rilasciato solo 48 ore dopo ad avvenuto pagamento del riscatto di un milione di dollari pagati in Bitcoin dal suo portafoglio elettronico. Il rapimento di Lerner non ha solo scioccato tutta la comunità legata al Bitcoin ma ne ha anche fatto crollare il prezzo. Questo episodio è solo il primo che ha portato l’Ucraina a diventare il “selvaggio est” delle criptovalute, creando una zona di confine tra la legalità e l’illegalità. Qualche giorno dopo le forze dell’ordine ucraine sono intervenute per smantellare un’attività di mining farm di Bitcoin. Le operazioni illegali si svolgevano a Kiev, dove sono stati sequestrati schede grafiche, hard disk, computer ed altro materiale per un valore di 4 milioni di dollari i cui fondi collegati ad un conto corrente russo erano utilizzati per finanziare le regioni separatiste del Donetsk e Lugansk, per l’acquisto di armi e munizioni. Un altro caso simile è successo solo un mese fa quando il servizio di sicurezza ucraino ha sequestrato nell’ufficio dell’emittente giornalistica russa Forklog ad Odessa tutti i computer e gli hard disk accusandoli, senza effettuare i dovuti accertamenti, di spedire illegalmente valute digitali ai separatisti del Donbass.

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Fig. 2 Costruzione di una mining farm in Russia 

3. CRIPTOVALUTA NAZIONALE

Lo scorso gennaio l’unità e il consiglio di sicurezza nazionale ucraino avevano annunciato di voler regolamentare le criptovalute. La Banca Nazionale Ucraina, dopo aver preso in considerazione i diversi aspetti e problemi legati alle transazioni incontrollate in criptovaluta, sta valutando la possibilità di emetterne una nazionale. L’idea è quella di creare prima di tutto una regolamentazione completa del settore così che la circolazione sia controllata. L’Ucraina ha più di 100.000 sviluppatori informatici ed è il quarto Paese al mondo per numero di esperti informatici; la regolamentazione dei Bitcoin da parte del governo potrebbe avere uno slancio nel settore. In Ucraina un ulteriore passo avanti è stato fatto anche dai banchi di pegni che hanno deciso di utilizzare le criptovalute Bitcoin ed Ethereum per garantire grandi quantità di prestiti. Molti governi appartenenti in passato all’Unione Sovietica hanno in programma di legalizzare e regolamentare una criptovaluta nazionale. La Bielorussia è in testa al gruppo, infatti ha legalizzato le criptovalute già lo scorso dicembre. Per far crescere e sviluppare il settore informatico e tecnologico ha tagliato completamente le tasse per un periodo di cinque anni. Anche la Russia, che fino a poco tempo fa era contraria e dichiarava le valute digitali illegali, ha in programma una serie di leggi che regolamentino le transazioni sul territorio nazionale, creando una tassazione apposita sull’utilizzo di energia e tasse sui Bitcoin pari a zero per i primi due anni. Armenia e Georgia si uniranno al gruppo regolamentando le valute digitali entro la fine del 2018. Come detto precedentemente anche l’Ucraina sta prevendo di regolamentare le criptovalute visto il massiccio utilizzo all’interno dei confini nazionali. Questo porterebbe non solo a legalizzare l’uso delle valute digitali ma anche a controllare sia le mining farm che a tracciare in modo più trasparente le transazioni di Bitcoin. Inoltre, se l’utilizzo dovesse ulteriormente aumentare, aumenterebbe anche il loro valore. Perciò gli Stati si vedrebbero obbligati a creare una disciplina fiscale ad-hoc. L’Ucraina ed anche gli altri Stati dell’est però devono tenere conto che la regolamentazione delle valute digitali potrebbe anche portare ad una diminuzione dell’utilizzo e di conseguenza un calo del suo valore, provocando un crollo del tasso di cambio con la moneta reale.

Moira Mastrone

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Per chi volesse approfondire sulla tematica del Bitcoin ne abbiamo già parlato al Caffè Geopolitico:

Bitcoin, le due facce della moneta digitale

Corea del Nord, cryptocurrencies e nuove guerre finanziario-digitali [/box]

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Moira Mastrone
Moira Mastrone

Nata a Bolzano nel 1986, ha da sempre avuto il desiderio di viaggiare e conoscere altre culture. Tra i vari viaggi intrapresi, ha deciso di fermarsi in Danimarca dove ha conseguito prima un Bachelor in Studi Europei presso la Syddansk Universitet e poi un Master in Sviluppo e Relazioni Internazionali con focus sulla Cina presso l’Aalborg University. Ricercatrice e consulente politico specializzata in ambito del lavoro, welfare e pari opportunità collabora con il Caffè da Settembre 2017.

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