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La fulminea ascesa di Emmanuel Macron

GDM2018 Il 2017 è stato l’anno dell’ascesa di Emmanuel Macron alla Presidenza francese. Il 2018 offre al nuovo inquilino dell’Eliseo discrete opportunità, ma è anche foriero di non pochi rischi. Il ruolo decisivo della politica europea e il nodo tedesco. È un asso nel nuovo mazzo di carte targato Il Caffè Geopolitico

CHI È

Emmanuel Macron è l’ottavo Presidente della V Repubblica francese. Avvicinatosi alla politica come tecnico, tra il 2014 e il 2016 ha ricoperto la carica di Ministro dell’Economia sotto la Presidenza del socialista François Hollande. Il nuovo inquilino dell’Eliseo è giovane (ha compiuto quarant’anni nel dicembre del 2017) e mira a far riguadagnare alla Presidenza francese il suo tradizionale prestigio. In politica interna punta a trasformare il proprio Paese, riformando e rendendo all’avanguardia la sua economia. In ambito internazionale invece Macron ha un chiaro obiettivo: rilanciare le ambizioni della politica estera francese, anche facendo leva sull’europeismo, veicolo che può offrire a Parigi l’occasione per tornare protagonista sulla scena mondiale. Insomma, come avrebbe detto il più illustre predecessore di Macron, il generale Charles de Gaulle, vaste programme.

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Fig.1 – Il 7 maggio 2017 Emmanuel Macron ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali francesi

COME È STATO IL SUO 2017

Il 2017 è stato l’anno dell’innegabile trionfo del nuovo Presidente della Francia. Macron ha rivoluzionato il sistema politico della V Repubblica, intuendo la sfiducia dei francesi nei confronti dei partiti tradizionali. L’ex ministro è arrivato in testa al primo turno delle presidenziali di aprile e ha conquistato oltre il 66% dei voti nel ballottaggio di maggio contro Marine Le Pen. Poche settimane dopo il suo nuovo movimento, “En Marche!”, ha conquistato pure la maggioranza assoluta dell’Assemblea Nazionale (la camera bassa del Parlamento francese). A partire dall’estate, il nuovo inquilino dell’Eliseo ha quindi cercato di muoversi rapidamente. La politica estera è l’ambito in cui forse ha dimostrato maggiore spregiudicatezza. Macron ha stabilito un buon rapporto con Donald Trump, ha svolto un ruolo di mediazione in Libano e punta ad ottenere un posto in primissima fila in Medio Oriente. Il suo sogno è un rilancio franco-tedesco del progetto di integrazione europea, la cui attuazione è stata però rallentata dal risultato incerto delle elezioni tedesche.

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Fig.2 – Il Presidente francese Emmanuel Macron e il suo omologo statunitense Donald Trump

COME SARÀ IL SUO 2018

Il 2018, nelle intenzioni del nuovo Presidente francese, deve essere l’anno della sua definitiva consacrazione. Tuttavia, le insidie non mancano. A livello interno, il suo gradimento è sceso parecchio, cosa del resto quasi fisiologica. I suoi primi passi gli sono valsi la profonda antipatia del largo fronte politico e sociale che, dalla destra lepenista alla sinistra di Mélenchon, non condivide le sue idee sulla modernizzazione della Francia. A livello europeo, l’indebolimento di Angela Merkel può rivelarsi utile per restituire spazio di manovra alla Francia, tanto più se la cancelliera stringerà un accordo di governo con i socialdemocratici, molto favorevoli alle idee di Macron. Tuttavia, una Merkel fragile e in declino ben difficilmente potrà far digerire al suo partito e all’opinione pubblica tedesca le ambiziose proposte del Presidente francese. Dopo aver vinto una campagna elettorale imperniata su un entusiastico europeismo, potrebbe essere pericoloso per Macron portare a casa solo risultati minimi o di facciata. E il tempo stringe: dopo il 2018 sarà difficile che ci siano altre finestre per riformare l’UE fino alla primavera del 2019, anno delle elezioni del nuovo Parlamento Europeo. Insomma, il vero rischio del 2018 per Macron è di scoprire di avere ambizioni eccessive per la realtà della Francia e dell’Europa di oggi.

Davide Lorenzini

 

Foto di copertina di EU2017EE Licenza: Attribution License

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Davide Lorenzini
Davide Lorenzini

Sono nato nel 1997 a Milano, dove studio Giurisprudenza all’Università degli Studi. Sono appassionato di politica internazionale, sebbene non sia il mio originario campo di studi (ma sto cercando di rimediare), e ho ottenuto il diploma di Affari Europei all’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano. Nel Caffè, al cui progetto ho aderito nel 2016, sono co-coordinatore della sezione Europa, che rimane il mio principale campo di interessi, anche se mi piace spaziare.

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