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Il tour di Macron in Africa: quale futuro per la Françafrique?

Nuovo tour africano per il Presidente francese Emmanuel Macron che ha visitato il Burkina Faso, la Costa d’Avorio e il Ghana. Al centro del suo messaggio, l’enfasi sui giovani e su un rapporto paritario tra paesi africani e Francia 

UN COPIONE GIÀ VISTO?

In occasione del suo viaggio durato tre giorni (28-30 novembre) che lo ha portato in Burkina Faso, Costa d’Avorio e Ghana, il Presidente francese Emmanuel Macron torna a parlare di Africa e annuncia una nuova era per le relazioni tra la Francia e i Paesi del “continente nero”. Tutto sembra seguire un copione già visto dove il Presidente di turno si affretta nel dichiarare la fine della “Françafrique” per poi finire per riproporre schemi simili o addirittura, come nel caso del governo Hollande, aumentare la propria presenza militare nel continente. Con il termine  si intende l’insieme di relazioni personalistiche, fuori dai canali ufficiali, tra i dirigenti francesi e quelli africani che hanno dominato la costruzione delle politiche tra la Francia e le sue ex-colonie in uno stretto rapporto di stampo neo-coloniale. Non stupisce, quindi, che l’ennesimo intervento di un leader francese che cerca di conquistare i cittadini di questi Paesi con una retorica accattivante e progressista sia accolto con freddezza, e a tratti anche con ostilità, dalla popolazione e soprattutto dai più giovani. Ne è una testimonianza vivida la protesta che ha accompagnato l’arrivo del Presidente a Ouagadougou, in Burkina Faso, preceduta da un attacco contro le truppe francesi stanziate nella capitale. Segnali eclatanti del clima teso che si è respirato nel Paese durante la visita di Macron.

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Fig. 1 – Il Presidente francese Emmanuel Macron saluta i presenti dopo aver tenuto il suo discorso all’Università di Ouagadougou, 28 novembre 2017

LARGO AI GIOVANI

Ma è proprio ai giovani che il Presidente francese si è rivolto in questo suo ultimo viaggio proponendo una partnership che chiuda con il passato e veda le giovani forze democratiche dei Paesi africani dialogare come pari con la Francia, puntando sui settori dell’educazione, dell’economia digitale e delle migrazioni. Il tour del Presidente si è infatti aperto con un incontro presso l’Università di Ouagadougou (Burkina Faso), dove i giovani studenti hanno potuto rivolgere al leader francese diverse domande. Emmanuel Macron ha sicuramente una nuova carta da giocare rispetto ai suoi predecessori: la sua “giovane” età che lo rende lontano ed estraneo ai rapporti coloniali e post-coloniali. E il desiderio di chiudere con il passato è stato espresso simbolicamente nella sua decisione di declassificare i documenti riservati riguardanti la morte del giovane leader burkinabè Thomas Sankara nel 1987 in cui il ruolo del governo francese non è mai stato chiarito.

NEO-COLONIALISMO E FRANCO CFA

Altro tema scottante toccato durante l’incontro con gli studenti è stato quello del mantenimento del franco CFA, valuta nata in periodo coloniale in seguito alla decisione del governo francese di stampare un’unica moneta per tutti i suoi possedimenti per facilitare i suoi interessi commerciali. Un superamento delle relazioni ineguali tra Francia e Africa non può non passare per lo smantellamento di quello che è forse il più grande simbolo dall’ingerenza economica della potenza europea sull’Africa francofona. Il Presidente francese, dopo aver difeso la moneta, ha rimandato la questione nelle mani dei leader africani affermando che la decisione di abbandonare tale valuta spetta a loro. Se da una parte restituire autorità decisionale ai leader africani rientra nel discorso della rottura della dipendenza neo-coloniale dallo Stato francese, dall’altra resta sicuramente la consapevolezza del leader francese che un’uscita dal sistema del franco CFA non gioverebbe a molti politici africani che hanno da sempre tratto vantaggi da tale sistema.

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Fig. 2 – Macron in compagnia di Roch Marc Christian Kabore, Presidente del Burkina Faso, alla cerimonia di inaugurazione dell’impianto fotovoltaico di Zaktubi, vicino a Ougadougou, 29 novembre 2017

MIGRAZIONE E SICUREZZA

Seconda tappa per il Presidente francese è stata Abidjan, in Costa d’Avorio, dove ha preso parte al quinto vertice tra l’Unione Europea e l’Unione Africana. I leader europei e africani si sono confrontati su tematiche inerenti la sicurezza, le migrazioni e le opportunità per i giovani, avendo ben chiaro il dovere morale e la responsabilità politica nel cercare una soluzione sostenibile e duratura per ridurre il fenomeno del traffico di migranti reso palese dallo scioccante report della CNN sulla vendita di migranti in Libia. Nonostante in Europa aumentino esponenzialmente i movimenti anti-migrazione i leader del vecchio continente non possono non prendere posizione su una questione così delicata. Emmanuel Macron ha condannato apertamente l’operato dei trafficanti provenienti dalla Libia definendolo un “crimine contro l’umanità” e annunciando l’impegno a un concreto intervento, anche militare, per smantellare i network attraverso cui i trafficanti agiscono. Non va tuttavia sottovalutato il rischio che questo rinnovato sdegno dei leader mondiali possa portare a un ulteriore inasprimento delle politiche migratorie, rendendo ancora più complesso l’ingresso dei migranti in Europa. Nonostante gli ultimi tentativi di creare delle vie legali per l’ingresso nell’Unione, l’emergenza in Libia potrebbe portare a valutare il rimpatrio volontario verso i Paesi d’origine e l’individuazione di un Paese terzo sicuro sul territorio africano come soluzioni efficaci alle gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani perpetuate ai danni dei migranti. In questo modo si spera di ridurre ulteriormente il movimento migratorio verso l’Europa.

UNA RISPOSTA INASPETTATA

Il viaggio di Emmanuel Macron è terminato il 30 novembre in Ghana. Macron è stato il primo Presidente francese a visitare l’ex colonia inglese e questa scelta rientra perfettamente nella retorica del superamento dei rapporti coloniali. Ma questa volta è stato il Presidente del Ghana Akufo-Addo a ritornare sulla questione della rottura dei rapporti di dipendenza:

«Dobbiamo uscire da questa mentalità della dipendenza. Non dobbiamo chiederci “cosa la Francia può fare per noi”. La Francia farà quello che vuole fare per se stessa, e se ciò coincide con quello che vogliamo noi, tanto meglio. La nostra preoccupazione dovrebbe essere cosa NOI dobbiamo fare per togliere l’Africa dalla condizione di dover elemosinare aiuti».

Le parole del leader ghanese, che ricalcano in qualche modo ciò che anche Macron aveva detto agli studenti in Burkina Faso, sono un messaggio di emancipazione e forza che potrebbe suscitare un’eco molto forte nel resto del continente.

Marcella Esposito

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Qui puoi trovare maggiori informazioni sul vertice Unione Africana-UE. [/box]

Foto di copertina di EU2017EE Licenza: Attribution License

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Marcella Esposito
Marcella Esposito

Laureata in Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa, da anni mi occupo dello studio della situazione socio-politica in Africa Orientale e in particolare della Tanzania, paese che amo e che ho potuto conoscere in profondità grazie ai miei viaggi e alla conoscenza della sua splendida lingua, il swahili. Mi interesso di governance urbana, informalità e sviluppo locale, ma anche di come identità di genere, razza e classe si interfacciano nel contesto dell’Africa sub-sahariana. Per il Caffè Geopolitico mi occupo di Africa Meridionale.

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