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Il serpente di pietra

Un detective eunuco di nome Yashin si destreggia tra una serie di omicidi nella Istanbul della prima metà dell’ Ottocento. Un libro per tutti quelli a cui sono piaciuti gli intrighi di potere alla Dan Brown (Il codice Da Vinci, Angeli e Demoni), qualitativamente un altro livello anche  dovuto ad una ricostruzione storica impeccabile e al tempo stesso affascinante

IL CONTESTO DEL ROMANZO –  Dopo il successo de “L’albero dei Giannizzeri” lo storico inglese Jason Goodwin (innamorato di Istanbul, cui è dedicato uno dei suoi primi romanzi “On foot to the Golden Horn: A walk to Instanbul”, ha studiato storia bizantina a Cambridge) fa vivere nuove avventure al personaggio che l’ha reso celebre in un contesto affascinante che regala al libro un’essenza particolare, catapultando il lettore nelle strade di Istanbul e sui suoi caicchi. «Venezia e Instanbul: il cliente e la fonte. […] Istanbul – scrive Goodwin ne ‘Il serpente di pietra’- aveva molte facce, ma una, come quella di Venezia, era rivolta al mare. Come a Venezia le arterie più trafficate erano i canali. […] Le famose gondole erano fondamentali per la vita della laguna quanto i caicchi per la popolazione di Istanbul […]. Perfino di notte, i caicchi sciamavano intorno ai pontili come scarabei d’acqua.» Già l’acqua, altro elemento chiave del romanzo, l’acqua che dà vita alla città, l’acqua che è addomesticata dalla corporazione dei fontanieri, che governano i sotterranei di Istanbul. E poi Instanbul città con i suoi vicoli, i suoi caicchi, le moschee e i mercati carichi di ogni genere alimentare ed un eunuco ormai libero dai doveri di corte ma pur sempre legato al mondo del sultanato viene suo malgrado coinvolto in una serie di omicidi e tentati omicidi su cui inizia ad indagare prima su incarico privato e poi per scagionare se stesso. Lo sfondo storico de ‘Il serpente di pietra’ è quello degli anni che seguono alle lotte per l’indipendenza dei greci dall’Impero Ottomano: siamo nel 1839 e il sultano Mahmut II sta morendo. In questo scenario e con le vicende di un archeologo francese si apre il romanzo in cui particolari, storie e dettagli si svelano ad ogni nuova pagina.

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IL PERSONAGGIO YASHIN – Effendi – Signore, Maestro – è l’appellativo con cui tutti i personaggi che ruotano attorno alla sua figura si rivolgono a Yashin. Appassionato di cucina e di libri antichi, il suo personaggio suscita simpatia ed al tempo stesso curiosità nel lettore: un eunuco intelligente e sensibile che ama le donne da cui è attratto ma che sa di non poter amare fino in fondo, come la bellissima e sfuggente madame Lefèvre, moglie dell’archeologo francese. Yashin vive la città, la conosce e la ama pur nel periodo di decadenza che sta vivendo, così come conosce i suoi abitanti le cui vite si snodano in modo caotico eppure fluido  nelle pagine del libro. Tra loro anche l’amico Palewski, ambasciatore polacco presso la Sublime Porta (così veniva anche chiamato l’Impero Ottomano), che in un armadio della sua residenza nasconde tre teste bronzee di serpente della Colonna di Costantino, posta vicino all’Ippodromo di Istanbul. I serpenti: allusione ad un oscuro enigma. Chi sarà in grado di scioglierlo? Tra Maometto il Conquistatore ed un patriarca greco la storia riemergerà alla fine del romanzo per decretarne la soluzione. 

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