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Colombia tra Farc e compromessi, a che punto è la pace?

In 3 sorsi  Il processo di pace voluto dal presidente colombiano Dos Santos continua a dividere l’opinione pubblica, mentre dal 13 novembre le Farc non sono più considerate un’organizzazione terroristica in Europa

1. FARC, IL TRATTATO DEI COMPROMESSI E LE MEZZE VERITÀ

Un perfetto pareggio, anzi, a dirla tutta a vincere fu il NO  per poco, al referendum sul processo di pace, ma tramite un escamotage a pochi mesi dal referendum, un anno fa si firma il processo di pace tra FARC e stato Colombiano. Un processo difficile, segnato da dubbi e perplessità che coinvolgono i militanti delle FARC, che incredibilmente si ritrovano a creare un partito politico, appunto il partito FARC in cui l’acronimo sta per “Fuerza Alternativa Revolucionaria del Comun” e quindi aspirare alla presidenza colombiana. Molte sono state le critiche al Governo Santos ma altrettante sono le approvazioni. In effetti ciò che è stato ottenuto in Colombia lascia basiti tutti per la sua efficacia: eliminazione del più grande gruppo di narcotrafficanti della storia non solo colombiana ma forse mondiale, estirpazione totale di qualsiasi violenza dalla società colombiana perpetuata da questi gruppi. A guardarla in questo modo valeva forse la pena il premio Nobel conferito a Santos, ma se si osservano le modalità con cui si giunge a tale finale e cosa ci aspetta per il futuro, sorgono dubbi. E tanti; la deposizione delle armi, su cui si sviluppano teorie su teorie poiché le armi cedute parrebbero essere troppo poche per un esercito di narcotrafficanti tanto potente il denaro, mai ritrovato (si parla di somme non quantificabili che superano il miliardo di dollari) e inoltre le immense quantità di cocaina già lavorata, a cui sarà difficile dire addio per molti degli ex Membri abituati a una vita da milionari. Per finire con i centinaia di bambini rapiti e fatti divenire membri delle FARC, toccando i temi degli abusi sessuali su minori perpetuati dai militanti adulti, gli omicidi, stupri, il ritrovamento di fosse comuni, gli attentati con bombe e autobombe che hanno fatto tremare la Colombia per decadi e,  infine, come agire legalmente sull’integrazione degli ex membri FARC nella società civile, considerando che moltissimi, come detto, sono ex bambini sequestrati?

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Fig.1 – Timochenko e Santos ai tempi del negoziato. Il mediatore è Raoul castro. 

 2. FARC, LE VIOLENZE CONTINUANO

La società colombiana non ha vissuto con serenità il passaggio. La sensazione comune che i peccati siano stati espiati con una firma non è universalmente accettata, né può esserlo dalle vittime che hanno avuto, personalmente o per uno o più familiari coinvolti, danni, violenze e lutti , destinati a rimanere probabilmente impuniti. A guardar bene, ad un anno dalla firma molti temono che tale processo possa essersi messo in una posizione di bilico, mancano chiare disposizioni su come sostituire le piante di coca con altrettante piantagioni a scopo alimentare che soddisfino la economia locale e il benessere del coltivatori, cosi come l’assenza di garanzie ai leader popolari ed indigeni, sempre vittime delle FARC prima e dei dissidenti della FARC adesso, e con oltre 120 morti ammazzati nel corso del 2017. Mancano i requisiti di base su come affrontare i temi sui diritti umani a cui solo ora il Governo si sta affacciando. Esistono parecchi dubbi sul nuovo partito delle FARC , appena nato ed approvato dal CNE, il Consiglio Nazionale Elettorale. Il partito delle FARC ha già annunciato le candidature alle presidenziali 2018 , mettendo in campo il leader, Rodrigo Londoño “Timochenko”. Altri dubbi sono legati alle stesse sorti degli ex combattenti, molti con un curriculum di violenze ed atti illeciti di ogni sorta di cui dovrebbero pagare con una giusta pena, ma che per assurdo potrebbe anche non essere cosi.

Nel frattempo si latita sul fronte degli strumenti giurisdizionali, lasciando in effetti gli ex combattenti in una sorta di limbo legale e vittime di varie uccisioni , con già oltre 16 Ex FARC uccisi nel 2017.   I numeri ufficiali parlano di una inabilitazione di 8994 armi , 11015 granate, 3.528 mine, 90.000 chili di esplosivo consegnato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. L’accordo fu firmato il 24 Novembre 2016 e questo 24 Novembre 2017 è un altra data da ricordare, infatti il vice presidente della Colombia, Naranjo, ricorda che il paese stia vivendo già da anni un periodo estremamente favorevole in termini di tasso di omicidi, che nel 2017 ha toccato la quota più bassa degli ultimi 42 anni, ma in controcorrente sono stati uccisi troppi leaders sociali e leaders popolari indigeni da parte dei dissidenti delle FARC , una controtendenza spiegabile, secondo lo stesso vicepresidente, con il fatto che anche a trattato firmato il paese non abbandona la guerriglia: “E un riflesso del territorio che ci lascia una guerriglia di 53 anni di esistenza”, questo per dire che coltivazioni e traffici illeciti, convergenze di crimine organizzato, dissidenza dalle FARC, problemi sociali non si estirpano con una firma e di fatto sono tutti presenti come prima e forse in certi aspetti più di prima.

Lo stesso vice presidente chiarisce che, affinché il processo di pace possa davvero essere efficace, deve consentire al Governo la capacità di penetrare negli spazi dove per decadi esso stesso fu latitante, e di incidere profondamente nella vita di molti colombiani che ancora in questo momento non vivono alcun processo di pace ma continuano a vivere la guerriglia per la presenza dell’ELN, Esercito di Liberazione Nazionale, altro gruppo dissidente dedito al narcotraffico con medesime pratiche delle FARC e la presenza di vari paramilitari nelle zone di coltivazione della cocaina.

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Fig. 3 – Rodrigo Beltràn capo negoziatore dell’Eln

3. NARCOTRAFFICO ORIGINI E CAUSE

Lo stesso vicepresidente Oscar Naranjo , detto il cacciatore perché fu lui a cacciare Pablo Escobar da Medellin e a smantellare i cartelli della droga di Cali, Medellin e Norte del Valle, asserisce che l’ origine e la causa del Narcotraffico dipende dalla produzione della coca e che il suo unico rammarico è non essere stato capace anni prima, di comprendere che, continuare in una guerra infinita contro i gruppi armati, sperando possano desistere e cessare il fuoco, è solo una utopia; il vero successo, dice ora, si ottiene solo con il dialogo e una azione politica, non militare. Governo, parti sociali e militari si stanno prodigando per portare a termine il processo con fatti e non solo con buone intenzioni, ma il percorso di pacificazione è lungo e dai risvolti etici, sociali e legali importantissimi.

Ivan Memmolo

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

La lotta contro le ELN è meno conosciuta ma non meno cruenta di quella con le Farc; leggi qui per saperne di più. [/box]

 

 

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Ivan Memmolo
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Laureato in Farmacia e Chimica Industriale, con la passione dei viaggi e della cultura latino americana, decido di lasciare tutto e intraprendere la mia strada verso un mondo, una cultura e una esperienza di vita emozionante e culturalmente effervescente.Vivo in America Latina da anni, amo la medicina, le immersioni nell’oceano, le scalate sulle Ande e il mio motto riprende quello della giornalista della CNN Amanpour “Soy Veraz, No Neutral”.

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