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VI EU-Africa Business Forum: la sfida della gioventù africana

In 3 sorsi – Garantire l’opportunità alle future generazioni di africani di vivere nella loro terra senza dover emigrare è diventato il principale banco di prova delle consolidate relazioni tra Unione Europea e Africa

1. I GIOVANI AL CENTRO DEL SUMMIT 

Nella cornice del V Summit UA-UE che nei prossimi giorni riuniti 83 Capi di Stato ad Abidjan, in Costa d’Avorio, il 27 novembre si è tenuto il VI Business Forum EU-Africa (EABF). Questo evento è un’importante occasione per i 700 partecipanti, tra cui esponenti di piccole e medie imprese, confederazioni, camere di commercio, start-up innovative, finanziatori privati ​​e pubblici, istituzioni multilaterali europee e africane, per stabilire progetti di collaborazione imprenditoriale e proporre ai leader politici precise strategie di sviluppo del partenariato tra Africa e Unione Europea. Lo scopo dell’EABF 2017 è di promuovere investimenti nei settori delle energie rinnovabili, dell’agricoltura e dell’economia digitale con impatto sullo sviluppo dell’Africa a partire dal tema portante della gioventù. ‟Investire nella creazione di posti di lavoro per i giovaniˮ è il titolo dell’EABF che echeggia quello del V summit AU-UE ‟Investire nella gioventù per uno sviluppo sostenibileˮ. La sesta edizione dell’EABF è giunta al culmine di un intenso anno di incontri di alto livello cominciato ad aprile scorso con una tavola rotonda a Bruxelles sugli investimenti sulle energie rinnovabili in Africa. Dalle raccomandazioni formulate nella Dichiarazione Abidjan, redatta a conclusione del IV Africa-Europe Youth Summit (9-11 ottobre), sta avendo luogo l’ultimo di questi incontri preparatori, AU-EU Youth Plug-in Initiative (YPII) cominciato lo scorso 2 novembre ad Addis Abeba. Scopo di quest’ultima iniziativa, riservata a 36 giovani africani ed europei, è di stilare un’Agenda della Gioventù, un insieme di proposte concrete sui temi chiave del Summit da presentare ai leader politici riuniti.

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Fig. 1 – Nkosazana Dlamini Zuma, Presidente della Commissione dell’Unione Africana
2. L’EMERGENTE GIOVENTÙ  AFRICANA

Quello di investire sulla gioventù è diventato un tema prioritario del partenariato UE-Africa per via del fatto che il 60 per cento della popolazione africana, giunta oggi a quota 1.2 miliardi, ha un’età inferiore ai 25 anni. Secondo le proiezioni di crescita demografica, nel 2050, col raddoppiarsi della popolazione totale, vi saranno 800 milioni di giovani in Africa. Per assorbire l’inarrestabile incremento del numero delle persone in età lavorativa fino al 2035 si rende necessaria la creazione di circa 20 milioni di posti di lavoro all’anno, cifre lontanissime dei 3 milioni di posti di lavoro generati annualmente. Secondo il report 2016 sulla situazione dell’occupazione mondiale dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) la disoccupazione giovanile in Africa è aumentata di mezzo milione nel 2016 per un totale di 71 milioni di giovani senza lavoro. Il tasso di disoccupazione tra i giovani è particolarmente elevato in Nord Africa dove raggiunge il 29,3 per cento, in particolare tra le donne metà delle quali non lavora. Sebbene nell’Africa subsahariana la percentuale di disoccupazione giovanile sia in costante discesa, attestandosi nel 2016 al 10,8 per cento, il 70 per cento degli impiegati, circa 64 milioni di giovani, vivono in condizioni di estrema povertà con un salario inferiore ai 3 dollari al giorno, generalmente più precari e poveri dei lavoratori più anziani. L’elevato tasso di disoccupazione giovanile, la forte povertà lavorativa, la mancanza di opportunità di lavoro di qualità, i conflitti armati e le catastrofi naturali motivano la forte propensione dei giovani africani a emigrare permanentemente. Essi rappresentano il 38 per cento dei giovani nell’Africa subsahariana con punte del 77 per cento in Sierra Leone e del 35 per cento in nord Africa.

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Fig. 2 – L’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Federica Mogherini
3. NECESSITÀ E FORZA DEL PARTENARIATO EU-AFRICA 

In una comunicazione congiunta al Parlamento e al Consiglio Europeo dello scorso maggio l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza Mogherini ha sottolineato che il 2017 è un anno decisivo per il partenariato Europa-Africa per via del fatto che i profondi mutamenti economici, politici e sociali che stanno attraversando l’Africa influiscono sulla sicurezza interna ed esterna dell’Europa e sulla sua prosperità, auspicando pertanto un rafforzamento dei legami politici ed economici tra i due continenti. In questo momento l’UE è di gran lunga il principale promotore di sviluppo, stabilità e pace in Africa. L’UE è il più importante investitore straniero con 32 miliardi di euro investiti da aziende europee nel 2015 e il principale partner commerciale grazie alla stipulazione di accordi di partenariato economico (APE) e di accordi di libero scambio con Algeria, Egitto, Marocco e Tunisia. Inoltre l’UE si impegna a garantire la sicurezza in Africa con 7 missioni civili-militari e con gli investimenti del Fondo per la pace in Africa. Infine l’UE è il primo partner in materia di assistenza umanitaria con oltre 21 miliardi di aiuti nel 2016 e di sviluppo mediante il Piano per gli investimenti esterni (PIE) volto a stimolare gli investimenti e la creazione di posti di lavoro in Africa e nel vicinato dell’EU attirando i finanziamenti del settore privato.

Salvatore Loddo

[box type=”shadow” align=”alignright” class=”” width=””]Un chicco in più

Quest’anno ricorre il decennale dell’adozione della Strategia comune Africa-UE a Lisbona.[/box]

 

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Salvatore Loddo
Salvatore Loddo

Sono nato in una piccola località turistica della Sardegna nel 1985. Studi e lavoro mi hanno portato lontano. Ultima tappa è Atene, dove vivo da qualche tempo. Ho studiato filosofia a Venezia e Torino, diritti umani e “studi sul genocidio” a Londra. Ho collaborato con il Centro Studi Sereno Regis (Torino), Saratoga Foundation for Women Worldwide (New York), Philosophy Kitchen (Torino). Ho pubblicato nel 2015 La Shoah. Una guida agli studi e alle interpretazioni e articoli sulla crisi in Centrafrica e sulla “responsabilità di proteggere”. Principali aree di interesse sono la violenza politica e le strategie di prevenzione, la trasformazione non violenta dei conflitti e le innumerevoli forme di rappresentazione della violenza estrema.

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