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Arrestato Muhammad Muhaysini in Arabia Saudita. Come leggere questo evento?

In 3 sorsi – Ieri notte è stato arrestato in Arabia Saudita Muhammad Muhaysini, padre di Abdullah Muhaysini. L’arresto di questa importante personalità all’interno del clero wahabbita saudita cosa indica?

1. LA FAMIGLIA MUHAYSINI

Prosegue in Arabia Saudita l’ondata di arresti in corso da mesi che sta letteralmente spazzando via l’opposizione del futuro regnante di casa Saud, Mohammad bin Salman. La notte scorsa l’ultima figura finita in manette è stata Muhammad Muhaysini, importante elemento del clero wahabbita nonché padre del famigerato Abdullah Muhaysini. Il figlio è un ex clericale di vertice del gruppo HTS – Hayat Tahrir al Sham – coalizione di gruppi jihadisti attiva sopratutto nel nord della Siria. Scampato a un attentato a giugno nella provincia di Idlib, probabilmente perpetrato dallo Stato Islamico, ha da poco rotto i legami con il gruppo di al Joulani poiché non d’accordo con il nuovo corso “soft” dell’organizzazione – che prevede, ad esempio, dei colloqui con la Turchia di Erdogan. Designato come terrorista dagli Stati Uniti e inserito nella lista di personalità legate al terrorismo che sarebbero state finanziate dal Qatar, questo spiega solo una parte delle ragioni che hanno portato all’arresto del padre. Non è infatti una novità che l’Arabia Saudita consideri una minaccia alla sicurezza del Regno chiunque si avvicini all’ideologia qaedista che da sempre vede nella dinastia dei Saud uno dei suoi nemici giurati, rea, tra le varie cose, di aver macchiato i luoghi sacri dell’Islam ospitando le truppe statunitensi. Ma ci sono anche altre fattori da analizzare.

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Fig. 1 – Presentazione del progetto “Vision 2030” tenutasi a Dubai ad Ottobre 2017

2. UN NUOVO COMPROMESSO SOCIALE ?

L’Arabia Saudita è, infatti, entrata nel pieno dell’attuazione di Vision2030, piano che prevede un profondo ammodernamento del Paese. Non solo economico. Il raggiungimento di questo importante e rivoluzionario obiettivo, infatti, passa anche attraverso una rinegoziazione del patto sociale che regge il Paese sin dal giorno della sua fondazione. In breve i Saud detengono il potere assoluto nello Stato, dividono parte degli introiti derivanti dalla vendita degli idrocarburi con le famiglie vicino al clero wahabita che – anche in cambio della promessa che il Regno sposi la visione ultra conservatrice dell’Islam – conferisce legittimità ai regnanti. La legittimazione da parte del clero wahabbita unita all’erogazione di un cospicuo sussidio suoi sudditi permette ai regnanti di casa Saud di tenersi al riparo dalle proteste sociali di questi ultimi – che è bene ricordare vivono senza rappresentanza politica e con un mercato del lavoro che li esclude quasi totalmente. Questo enorme e complesso patto sociale sta ora cambiando. Se infatti i regnanti vogliono aprire il mercato del lavoro ai sudditi, poiché non più in grado di erogare i sussidi concessi fino ad ora e per cercare di ammodernare il sistema economico del Paese, per forza di cose devono divincolarsi dalla visione conservatrice del clero wahabbita e avvicinarsi alla parte più moderata della società.

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Fig. 2 – Mohammad bin Salman, principe ereditario e futuro erede al trono. Ricopre anche la carica di ministro della Difesa e presidente della Commissione per lo Sviluppo Economico

3. OSTACOLO WAHABITA ?

È anche in quest’ottica che va quindi inquadrato l’arresto di Muhammad Muhaysini. Segue infatti il piano intrapreso da Mohammad bin Salman, futuro regnante del Paese, di “ripulire” la nazione da chiunque ostacoli o possa ostacolare il suo disegno di ammodernamento. Il clero wahabita, o almeno la sua ala più reazionaria, di cui Muhaysini fa parte, rientra evidentemente tra questi ostacoli e giunge ultimo, in linea temporale, ad una serie di arresti che è iniziata sin dalla proclamazione del Principe come erede al trono a fine giugno 2017. Serie di arresti che ha coinvolto trasversalmente sia politici che clericali avversi alla nuova “Visione” del Principe. Inoltre questo arresto e il progressivo allontanamento dalla lettura wahabita dell’Islam aiuterà MbS anche a far rivalutare e porre sotto una nuova luce il Regno, per molto tempo accusato di sostenere le frange più estreme dell’Islam nei vari scenari di crisi sparsi nel Grande Medio Oriente. Divincolare il Paese da una versione antica e ultraconservatrice dell’Islam dovrebbe permettere al Riyadh, nei piani di MbS, di porsi alla guida del blocco sunnita e stringere legami più forti con l’Occidente. Tutto in ottica di un inasprimento dello scontro con la Repubblica Islamica dell’Iran, retta e guidata dal clero sciita capeggiato dagli Ayatollah.

Valerio Mazzoni

 

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Abdullah Muhaysini, figlio di Muhammad Muhaysini, è considerato una figura chiave all’interno del jihadismo siriano di questi anni. Oltre ad essere tra i padri fondatori di HTS vanta anche notevoli rapporti con il gruppo jihadista TIP – Turkestan Islamic Party – e all’inizio del 2015 provò a mediare ad una tregua ed ad una eventuale alleanza tra Stato Islamico e altre formazioni jihadiste nello scenario Siriano. [/box]

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Valerio Mazzoni
Valerio Mazzoni

Nato, cresciuto e residente a Roma classe 1989, laureando in Scienze politiche per le Relazioni Internazionali presso l’Università Roma Tre. Formato accademicamente da nottate passate a giocare ad Age of Empire e Risiko, nutre da sempre una smodata passione per la storia e per le relazioni internazionali, con particolare interesse per il fondamentalismo islamico, i servizi segreti e la loro controversa storia. Per il Caffè Geopolitico si occupa della Russia e delle ex Repubbliche Sovietiche. I viaggi e la Lazio sono le sue passioni più grandi, anche se non disdegna rapide incursioni nel mondo NBA.

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