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Ha preso il via all’Aquila il G8 in seguito all’arrivo dei leaders mondiali. Raggiunto l’accordo sulle nuove regole finanziarie, cosa ci si deve attendere da questo vertice?

TUTTI ALL’AQUILA – E’ ufficialmente iniziato il G8 2009, ospitato dall’Italia nella sede (discussa) del capoluogo abruzzese. Fino a venerdì, i “grandi” della Terra dovranno confrontarsi su questioni fondamentali come l’economia globale, i cambiamenti climatici, politica estera e sviluppo dei Paesi più poveri. Vediamo dunque di fare chiarezza, punto per punto, su queste grandi issues. 

UN’USCITA DALLA CRISI ECONOMICA? – Va subito precisato che quanto sarà deciso in questi giorni è il frutto del lavoro fatto nei mesi scorsi dai cosiddetti “sherpa”, ovvero i membri delle delegazioni dei vari membri del G8 che hanno preparato una bozza dei documenti da approvare al vertice finale. Il vertice che si svolge in questi giorni è stato inoltre preceduto da una serie di incontri divisi per categoria che hanno visto riunirsi i ministri dell’Ambiente, degli Esteri, dell’Economia. È proprio su quest’ultima materia che si concentra gran parte dell’attenzione: mai come quest’anno dal G8 si attende molto in ambito economico, come risposta alla crisi finanziaria globale che dall’autunno scorso ha investito l’intero pianeta. Berlusconi, Obama e il resto dei leaders hanno già ratificato il consenso intorno al cosiddetto “Lecce Framework”, ovvero il documento in dodici punti che è il risultato del G8 dei Ministri delle Finanze che si è svolto pochi giorni fa nella città pugliese. In sostanza, vengono confermate le indicazioni già intraprese nel G20 di Londra, il vertice “allargato” ai Paesi emergenti che si è svolto ad aprile. Comportamenti più stringenti nei confronti del riciclaggio di denaro e dei “paradisi fiscali”, vigilanza più stretta su banche e strumenti finanziari, rinnovamento di istituzioni di supporto finanziario e assistenza come Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale e OCSE e spinta per la riapertura dei negoziati del Doha Round in seno al WTO per incentivare il libero commercio. Nuove norme sono necessarie, alla luce di quanto accaduto un anno fa, ma è l’impostazione di fondo su cui è imperniato il sistema economico mondiale che dovrebbe cambiare. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, infatti, gli Stati Uniti hanno modellato la propria crescita economica sull’espansione dei consumi interni, consumando più di quanto sarebbe stato nelle loro possibilità e proiettando il loro debito all’esterno. Il crollo finanziario della scorsa estate è stata una manifestazione evidente di questo sistema: i problemi sono dunque di natura strutturale e la crisi ancora in atto non è il frutto di una semplice congiuntura negativa. Cambiare le regole della finanza e del credito è positivo e necessario, ma si tratta della punta di un iceberg di proporzioni molto maggiori.

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AMBIENTE: UN ACCORDO A META’ – Sì ad un impegno comune per il contenimento dell’aumento della temperatura terrestre, no al dimezzamento entro il 2050 delle emissioni di gas serra. Per giungere ad un’effettiva riduzione dell’inquinamento e del surriscaldamento globale, servirebbero infatti l’adesione di Cina e India, responsabili di gran parte delle emissioni inquinanti da quando le loro economie viaggiano a forte velocità. Pechino e Nuova Delhi tuttavia non vogliono adottare misure che frenerebbero il loro sviluppo, almeno fino a quando i Paesi già industrializzati non le avranno già messe in pratica con successo. 

IRAN E COREA DEL NORD: UNA POSIZONE COMUNE? – Sul tappeto dei partecipanti al G8 (che è in realtà un G10 perché allargato anche al Presidente della Commissione Europea, José Barroso, e alla Svezia, in quanto presidente di turno dell’UE), ci sono le questioni di scottante attualità dell’Iran e della Corea del Nord. Nel primo caso, sembra difficile che si possa giungere ad una posizione di comune fermezza nei confronti di Teheran. Innanzitutto, la Russia si è manifestata a sfavore di un inasprimento delle sanzioni verso il regime degli ayatollah; inoltre, gli USA stanno adottando un approccio improntato al dialogo più che allo scontro diretto. I Paesi europei, infine, si sono quasi sempre dimostrati incapaci di adottare una posizione comune in questioni di politica estera, e in questo caso entrano in gioco importanti interessi economici nazionali (vedi il caso dell’Italia, primo partner commerciale europeo dell’Iran) da difendere. Per quanto riguarda invece la Corea del Nord, sarà importante guardare al consesso “allargato” del G14, dal momento che la Cina può avere un ruolo determinante nella soluzione della crisi. Pechino vanta infatti un buon rapporto con la dittatura di Pyongyang e la mediazione cinese potrebbe essere l’unico modo per tenere a bada le velleità missilistiche e nucleari di Kim-Il-Sung. 

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE: MISURE CONCRETE? – Il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, ha annunciato la nascita di un fondo per l’aiuto allo sviluppo di 15 miliardi di dollari, che dovrebbe avere un impatto specifico soprattutto nel campo dell’agricoltura e della sicurezza alimentare. Posto che si dovrà prima di tutto esaminare il funzionamento di questo meccanismo, è auspicabile che non si tratti dei classici “fondi a pioggia” che, anziché essere la cura della povertà, ne sono stati il principale antagonista nel corso di questi decenni. Sarebbe necessario un cambiamento di mentalità, che parta dalla considerazione che continenti come l’Africa non vanno più guardati con la commiserazione e il senso di colpa ereditato dall’età coloniale, ma come regioni propizie per gli investimenti e lo sviluppo economico. 

UNA FORMULA SUPERATA? – La conclusione principale è che, qualsiasi sia il tema da affrontare, la formula del G8 non sembra più in grado di affrontarlo e fornire una soluzione a livello globale. Gli otto “grandi” della Terra non sono più tali, o almeno non sono i soli: pensiamo alla stessa Italia, ma anche alla Gran Bretagna e perfino agli Stati Uniti, il cui ruolo si è notevolmente ridimensionato nel corso di questi ultimi anni. Al di fuori vi sono attori con i quali non ci si può permettere di non fare i conti; Cina, India e Brasile sono i più importanti. L’ordine mondiale attuale, passato da un netto bipolarismo ad una multipolarità ancora in via di una chiara definizione, potrà essere codificato solo attraverso la creazione di forum stabili e allargati anche alle nuove potenze. Non solo i vari G-, dunque, ma anche, per esempio, il sistema delle Nazioni Unite. 

Davide Tentori redazione@ilcaffegeopolitico.it

Foto: in alto, ritratto di gruppo

Sotto: la mappa dei membri del G8

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Davide Tentori
Davide Tentori

Sono nato a Varese nel 1984 e sono Dottore di Ricerca in Istituzioni e Politiche presso l’UniversitĂ  “Cattolica” di Milano con una tesi sullo sviluppo economico dell’Argentina dopo la crisi del 2001. Il Sudamerica rimane il mio primo amore, ma ragioni professionali mi hanno portato ad occuparmi di altre faccende: ho lavorato a Roma presso l’Ambasciata Britannica in qualitĂ  di Esperto di Politiche Commerciali ed ora sono Ricercatore presso l’Osservatorio Geoconomia di ISPI. In precedenza ho lavorato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dove mi sono occupato di G7 e G20, e a Londra come Research Associate presso il dipartimento di Economia Internazionale a Chatham House – The Royal Institute of International Affairs. Sono il Presidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del Desk Europa

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