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Sicurezza alimentare, dopo dieci anni la fame nel mondo torna a crescere

In 3 sorsi – Il Rapporto congiunto Fao, Ifad, Wfp e Who lancia l’allarme. Nel 2016 il numero delle persone afflitte da fame e malnutrizione è tornato a crescere. Il lascito di Expo è giĂ  sfumato, o ci sono anche valutazioni geopolitiche da fare? 

1. FAME E MILLENNIUM GOALS  Dopo Expo la consapevolezza della responsabilità dei consumatori e la del rapporto con le risorse della terra ci avevano fatto sperare. Nel 2015 i “millenium goals” sembravano davvero raggiungibili; era quello l’anno migliore, quello in cui le persone afflitte da malnutrizione toccavano i “soli” settecento milioni, in grande diminuzione.
Numeri freddi, ma che ci facevano comprendere che il cibo a disposizione è più che sufficiente per nutrire tutta la popolazione del pianeta, ma poiché ciò non si realizzava risultò finalmente evidente l’analisi di Amartya Sen; non di insufficiente cibo si tratta ma di disparità di diritti. Il cibo c’è ma il 10% della popolazione del globo non ha i soldi per procurarselo oppure vive in zone non raggiungibili dagli alimenti.  Oggi, dopo Milano e dopo Astana, la verità è anche peggiorata; la popolazione che soffre la fame , dopo un decennio di successi, è tornata ad aumentare.

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Fig.1 – Un’immagine di un campo profughi iracheno

La fame nel mondo nel 2016 ha colpito 815 milioni di persone, ovvero l’11% della popolazione globale. Ce lo dice il rapporto “The State of Food Security and Nutrition in the World 2017” a cura delle agenzie dell’Onu Fao, Ifad e Wfp, rilevando che i 38 milioni di affamati in più sul 2015 si devono in gran parte alla proliferazione di conflitti violenti e agli shock climatici. Il rapporto è la prima valutazione globale dell’Onu sulla sicurezza alimentare e sulla nutrizione rilasciata dopo l’adozione dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030, che mira a porre fine alla fame e a tutte le forme di malnutrizione come priorità politica a livello internazionale. Il rapporto ricorda che nel 2050 la popolazione mondiale arriverà a contare dieci miliardi di individui e per tale data la produzione alimentare dovrà aumentare del 50% e ciò sarà possibile con le politiche agricole in atto.

2. FAME ED EVENTI CLIMATICI – L’ultimo rapporto Fao è però motivo di preoccupazione a causa di questa ripresa della malnutrizione ai limiti della fame per oltre ottocento milioni di individui. La situazione viene evidenziata in un anno in cui la carestia ha colpito in alcune parti del Sud Sudan per diversi mesi nel 2017 e le situazioni di insicurezza alimentare a rischio di trasformazione in carestie sono state identificate in altri paesi colpiti da conflitti, vale a dire Nigeria, Somalia e Yemen.

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Fig. 2 – Immagine di un bambino etiope 

La sicurezza alimentare è notevolmente peggiorata anche in alcune parti dell’Africa sub-sahariana, dell’Asia meridionale e occidentale. Questo è stato più evidente in situazioni di conflitto, in particolare dove gli impatti sulla sicurezza alimentare dovuti alle guerre sono stati aggravati da siccità e da inondazioni, legate in parte al fenomeno El Niño e in parte agli shock legati al clima.
Negli ultimi dieci anni il numero di conflitti violenti in tutto il mondo è aumentato in modo significativo, in particolare nei Paesi in cui si è giĂ  affrontata l’insicurezza alimentare, colpendo le comunitĂ  rurali e avendo un impatto negativo sulla produzione e disponibilitĂ  di cibo. In media, il 56% della popolazione dei paesi colpiti da un conflitto vive nelle aree rurali, dove il sostentamento dipende in larga misura dall’agricoltura. Il conflitto colpisce negativamente quasi ogni aspetto dell’agricoltura e dei sistemi alimentari, dalla produzione, dalla raccolta, dalla trasformazione e dal trasporto fino alla fornitura, al finanziamento e al marketing. In molti paesi colpiti da conflitti, l’agricoltura di sussistenza è ancora centrale per la sicurezza alimentare per gran parte della popolazione, ed è questo il motivo che aveva spinto la stessa Fao ad accogliere strumenti che potessero dare impulso all’agricoltura familiare, tanto da dedicare ad essa la giornate mondiale dell’alimentazione del 2014.

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Fig. 3 – Donne indiane al lavoro nelle risaie

3. MALNUTRIZIONE ED OBESITÀ – Il rapporto Fao segnala, inoltre, varie forme di malnutrizione che riguardano milioni di bimbi. Circa 155 milioni di bambini di etĂ  inferiore ai cinque anni sono sottosviluppati mentre 52 milioni soffrono di deperimento cronico. Il dato stride fortemente con i circa 41 milioni di bambini che sono, invece, in sovrappeso nel mondo occidentale, a conferma della disparitĂ  di condizioni d’accesso al cibo. La fame nel mondo è certamente un fenomeno alimentare ma la geopolitica può aiutarci a spiegarne molteplici aspetti. Preoccupano inoltre, secondo il rapporto, l’anemia delle donne e l’obesitĂ  degli adulti occidentali. Tali tendenze si pongono quindi come conseguenza, non solo, dei conflitti e del cambiamento climatico (basti osservare il dato sulla temperatura media planetaria del 2017), ma anche dei grandi mutamenti nelle abitudini alimentari (si pensi allo junk food). Anche lo spreco alimentare può essere considerato una pessima abitudine del nord del mondo e nessuno stato può dirsi esente da responsabilitĂ .

Andrea Martire

articolo precedentemente pubblicato su agricolturamoderna.it

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Per comprende il drammatico livello di malnutrizione infantile nel mondo si consulti il report dell’Unicef [/box]

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Andrea Martire
Andrea Martire

Appassionato di America Latina, background in scienze politiche ed economia. Studio le connessioni tra politica e sociale. Per lavoro mi occupo di politiche agrarie e accesso al cibo, di acqua e diritti, di made in Italy e relazioni sindacali. Ho trovato riparo presso Il Caffè Geopolitico, luogo virtuoso che non si accontenta di esistere; vuole eccellere. Ho accettato la sfida e le dedico tutta l’energia che posso, coordinando un gruppo di lavoro che vuole aiutare ad emergere la “cultura degli esteri”. Da cui non possiamo escludere il macro-tema Ambiente, inteso come espressione del godimento dei diritti del singolo e driver delle politiche internazionali, basti pensare all’accesso al cibo o al water-grabbing.

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