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La nuova strategia di Trump in Afghanistan

In 3 sorsi – Dato il recente annuncio del Presidente Donald Trump sull’incremento della presenza militare in Afghanistan, vi offriamo un’analisi sulla nuova strategia statunitense, facendo anche riferimento, da ultimo, al quadro degli interventi nel Paese a partire dal 2001

1. CAMBIO DI ROTTA – “America’s strategy in Afghanistan will change dramatically”: queste le parole del Presidente Donald Trump nel corso del discorso tenutosi lo scorso 21 agosto in Virginia, a Fort Myers e trasmesso in diretta tv, che annunciano chiaramente la volontà di un cambiamento. La nuova amministrazione USA intende infatti incrementare la presenza militare in Afghanistan, teatro di una guerra ancora in corso che dura da 16 anni ed è la più lunga nella storia americana, cedendo alle richieste del Pentagono. Non si è parlato di cifre precise – nonostante comunque si pensi ad un incremento di 4.000 persone sulle oltre 9.000 già presenti sul territorio tra forze speciali, consiglieri e addestratori. Ciò che Trump ha con forza sottolineato è che coloro che servono e hanno servito la nazione combattendo meritano un piano per la vittoria, compiendo perciò un passo indietro rispetto al suo pensiero originario di ritirare le truppe dall’Afghanistan e andando contro la linea perseguita dal predecessore Obama. La decisione sopra riportata coincide con l’uscita di scena dell’ ormai ex Consigliere Steve Bannon, contrario ad un aumento di soldati nel Paese. Il Ministro James Mattis ha affermato “Together, we will assist the Afghan security forces to destroy the terrorist hub” per combattere quindi la rete di Al Qaeda, l’ISIS, ma anche la rinascente presenza dei talebani.

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Fig. 1 – Il Presidente Usa Trump durante il discorso in Virginia annuncia l’incremento di truppe USA in Afghanistan

2. I MOTIVI ALLA BASE DELLA DECISIONE DI TRUMP – Come accennato precedentemente, l’obiettivo principale di questa strategia è lottare contro il terrorismo e i talebani, ma non è l’unico. Sembra che Trump voglia ripartire dalla guerra in Afghanistan per reindirizzare la sua leadership, la cui popolarità è ai minimi storici. Nonostante non si specifichi la durata dell’impegno statunitense in un paese instabile politicamente e continuamente soggetto ad attacchi terroristici quale l’Afghanistan, il Presidente Usa intende riferirsi ad un onere non illimitato. Puntualizza la volontà di assistere il Governo afghano e sollecita un maggior supporto degli alleati NATO nell’operazione Resolute Support attiva dal 1° gennaio 2015 per la formazione dell’Esercito e di altre Forze Armate afghane. Ancora, rilevante nel discorso è la necessità di mettere sotto pressione Kabul e Islamabad, capitale del Pakistan, confinante a sud e a est con l’Afghanistan, per un aiuto maggiore. In particolare, si annunciano misure punitive verso il Pakistan nel caso in cui rifiuti di cooperare con Washington, accusando quest’ultimo di costituire un safe haven, cioè un porto sicuro, per le reti terroriste.

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Fig. 2 – Il generale Usa John Nicholson Campbell alla guida della missione “Resolute Support”

3. INTERVENTI USA E NATO IN GUERRA – La guerra di cui stiamo parlando non può che essere definita logorante, poiché dura da oltre un decennio e ha causato un alto dispendio di risorse, ma soprattutto sacrificio di vite umane. Su quest’ultimo punto, dal Rapporto ONU dell’unità di diritti umani di United Nations Assistance Mission in Afghanistan (UNAMA) si stimano, soltanto nel giugno 2017, 1.662 morti. Gli Stati Uniti portano avanti tale guerra a partire dagli attentati dell’11/9 nell’ambito dell’operazione “Enduring Freedom” durante l’Amministrazione di George W. Bush. Parallelamente gli States hanno condotto iniziative attraverso la forza NATO denominata ISAFInternational Security Assistance Force, mentre in questo momento il sostegno è fornito dalla già citata Resolute Support Mission, sempre a guida NATO. È chiaro quindi che l’impegno statunitense in Afghanistan non è di poco conto e rappresenta un fattore chiave nel quadro di un rafforzamento della sicurezza regionale. Le forze USA agiranno in quest’area per un rinnovato impegno in termini militari; staremo a vedere fino a che punto e fino a quando l’intervento Usa sarà destinato a protrarsi.

Marta Annalisa Savino

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Per saperne di più sulle peculiarità dell’Afghanistan e sull’impegno USA sotto l’Amministrazione Obama, potete leggere qui un nostro precedente articolo. [/box]

Foto di copertina di The U.S. Army Licenza: Attribution License

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Marta Annalisa Savino
Marta Annalisa Savino

Laureata magistrale in “Relazioni internazionali” presso l’Università degli Studi di Milano, appassionata di viaggi, scrittura, geopolitica e lingue: inglese, francese e spagnolo. Ne “Il Caffé geopolitico” si occupa di Nord America e in particolare di Stati Uniti

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