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Connessioni asiatiche: l’India guarda a est

Quest’anno si celebrano i 25 anni del lancio della “Look East Policy” da parte dell’India. Si può notare tuttavia che nell’ultimo decennio la partnership con Sud-est asiatico e Asia orientale si è ulteriormente rafforzata con la ratifica di un accordo di libero scambio con l’ASEAN nel 2010 e con l’inizio della più incisiva “Act East Policy” nel 2014. È proprio su queste basi che l’India ha deciso di fondare i suoi interessi strategici primari nella regione asiatica

REALTÀ STORICA E POLITICA – Le relazioni dell’India con i Paesi confinanti non sono mai state particolarmente positive o fruttuose principalmente per frizioni legate alla dolorosa partizione del 1947. Dal punto di vista commerciale, l’Asia meridionale rimane una delle regioni meno integrate al mondo, con solo il 5% del commercio totale che avviene all’interno della regione. La differenza risulta particolarmente marcata soprattutto rispetto al 25% per quanto riguarda l’area ASEAN e il 60% per l’Unione Europea. L’India, rappresentando il 78% del PIL regionale, col suo peso potrebbe prefigurarsi come leader al fine di creare le condizioni per una maggiore integrazione; tuttavia la situazione attuale si delinea diversamente. Sul versante occidentale l’India confina col Pakistan; i due Paesi sono i più popolosi dell’Asia meridionale e rappresentano anche le due economie più importanti in termini di PIL. Tuttavia, essi vivono in una costante e apparentemente perpetua relazione tesa a causa di dispute territoriali nell’area contesa del Kashmir. A causa, dunque, della permanenza di frizioni nel rapporto bilaterale, è improbabile che l’intera area SAARC possa diventare un blocco unitario e rilevante nell’economia globale. L’attuale realtà politica in cui si trova l’India si modula anche rispetto alla rapida crescita economica della Cina che negli ultimi anni ha superato la stessa l’India come influenza nel suo vicinato. Inizialmente La Cina è diventata il primo partner commerciale per Pakistan e Bangladesh, e in seguito ha poi fatto investimenti ingenti e assai rilevanti in Sri Lanka e Bangladesh, tra i quali la costruzione dei porti di Colombo e Hambantota (strategicamente posizionati nell’Oceano Indiano) e la firma di diversi accordi per la vendita di armamenti col Bangladesh. I tre vicini dell’India sono fondamentali per il mega progetto geo-economico cinese One Belt One Road, sia per quanto riguarda i collegamenti terrestri (come ad esempio il discusso Corridoio Economico Cina Pakistan) sia per la costruzione di una nuova Via della Seta Marittima. I tre Paesi dell’Asia meridionale ricoprono un ruolo centrale all’interno della strategia cinese di espandere la sua influenza a livello globale attraverso la ricerca di alleati che possano permettere alla Cina di proiettare i suoi interessi oltre i tradizionali bacini del Mare Cinese Orientale e Meridionale in direzione sud verso l’Oceano Indiano.

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Fig. 1 – Attivisti pakistani bruciano la bandiera dell’India durante una manifestazione di protesta per le recenti violenze delle forze di sicurezza indiane nel Kashmir

LOOK EAST, ACT EAST Nello scenario appena descritto, le recenti scelte strategiche dell’India riflettono questa realtà. Da un lato una politica regionale e di buon vicinato è possibile soltanto verso est, allontanando ed escludendo di fatto il Pakistan dall’integrazione regionale, dall’altro l’India guarda sempre verso oriente per bloccare o quantomeno limitare l’impatto della crescita cinese attraverso un maggiore interessamento ai Paesi con cui confina a est. Nel 1992 il lancio della Look East Policy diede il primo impulso a un rafforzamento dei rapporti tra India e ASEAN (allora composto da soli sei Stati membri). Dopo due decenni di buona cooperazione il neo-eletto Primo Ministro Narendra Modi ha deciso di promuoverne un seguito attraverso l’iniziativa Act East Policy che intende confermare la direzione intrapresa in precedenza, ma con nuovo vigore. I punti di partenza di tale politica sono innanzitutto, per ragioni geografiche, il Bangladesh e gli Stati dell’India Nordorientale, virtualmente separati dal resto del Paese. L’obiettivo in generale è quello di rafforzare l’integrazione e la cooperazione con i Paesi ASEAN e in particolare quelli che fanno parte dell’area CLMV (Cambogia, Laos, Myanmar, Vietnam). Gli slogan, ora sempre più frequenti nella politica indiana, si sono tradotti in primo luogo nella firma dell’accordo di libero scambio per le merci (FTA) tra India ed ASEAN entrato in vigore nel 2010 dopo sette anni di negoziati (invece è ancora in fase di stallo l’accordo di libero scambio per servizi ed investimenti). Dal 2014, anno di insediamento del Governo Modi, possiamo notare varie svolte nella politica estera: i Paesi ASEAN sono stati visitati ripetutamente dal Primo Ministro o dal Ministro degli Esteri Swaraj; Singapore è stata la prima nazione ASEAN a fondare una partnership economica (Comprehensive Economic Partnership Agreement – CEPA) con l’India; il Vietnam è diventato il Paese con cui l’India ha il più alto surplus commerciale nel campo dell’agricoltura e i due Paesi hanno anche sottoscritto accordi di collaborazione per i giacimenti petroliferi nel Mare Cinese Meridionale.

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Fig. 2 – Il Primo Ministro indiano Narendra Modi incontra il Ministro degli Esteri del Myanmar Aung San Suu Kyi a New Delhi, ottobre 2016.

RECENTI INZIATIVE NEL CAMPO COMMERCIALE: UN POTENZIALE INCORAGGIANTE – In ambito economico e commerciale, l’India punta a migliorare (se non creare da zero) una maggiore connessione intra ed inter-regionale che punti a legare le diverse economie dell’area per estrarne tutto il potenziale. Uno studio dell’Economic Research Institute for ASEAN and East Asia dimostra infatti che l’integrazione tra Asia meridionale e Sud-est asiatico potrebbe portare a una crescita complessiva del 5% del PIL per Cambogia, Myanmar, Thailandia e Vietnam e di oltre il 2.5% del PIL per l’India. Recenti iniziative dirette ad incrementare cooperazione e connettività sono il rilancio di organizzazioni sub-regionali, quali l’associazione BBIN (Bangladesh Bhutan India Nepal), che nel 2015 ha portato alla firma dell’accordo per i veicoli a motore (MVA). L’accordo, anche se non ancora entrato in vigore, mira a facilitare il movimento di passeggeri e cargo tra i vari Paesi facendo diventare più efficiente il commercio e il trasporto tra le quattro nazioni. Una seconda iniziativa prende il nome di SASEC (South Asia Subregional Economic Cooperation), cui fanno parte i Paesi BBIN più Sri Lanka, Maldive e Myanmar, ed è un programma dell’Asian Development Bank che intende promuovere la cooperazione regionale nei settori di trasporto, energia e facilitazione del commercio. Nel 2016 è invece l’associazione BIMSTEC (Bay of Bengal Initiative for Multi Sectoral Technical and Economic Cooperation) che è stata al centro delle attenzioni di New Delhi. L’associazione – che riunisce sia Paesi dell’area SAARC, quali India, Bangladesh, Sri Lanka, Nepal e Bhutan, sia Paesi ASEAN, come Myanmar e Thailandia – rappresenta per l’India una piattaforma ideale per rafforzare la cooperazione con i Paesi del Sud-est asiatico. A riguardo di ciò, durante il summit annuale dell’associazione a Goa, il Primo Ministro indiano ha voluto invitare i leader dei BRICS per dare un maggiore peso politico al vertice. Un’ulteriore iniziativa inter-regionale tesa a incrementare gli scambi commerciali con i Paesi che si trovano a est è il progetto India-Myanmar-Thailand Trilateral Highway. Il piano, spesso denominato “il ponte terrestre tra Asia meridionale e Sud-est asiatico” è finanziato dai Governi dei tre Paesi e prevede la costruzione di nuove vie di comunicazione stradali e il rafforzamento di quelle già esistenti. Infine, tra i recenti sviluppi, vale la pena menzionare l’adesione da parte dell’India alla Convenzione delle Nazioni Unite per il Trasporto Stradale Internazionale (TIR). Questo accordo si occupa ufficialmente di facilitare il transito delle merci tra l’India e i partner regionali e del Sud-est asiatico. Più malignamente, invece, questa iniziativa, congiuntamente con gli altri progetti sopra menzionati, ambisce allo sviluppo dell’Act East Policy, che in concreto nel contesto geopolitico regionale significa contrastare l’influenza cinese e il suo progetto OBOR e isolare ulteriormente il Pakistan. Va però sottolineato in conclusione che queste iniziative hanno perlopiù rappresentato un peso dal punto di vista politico, mentre al contrario, l’implementazione non è sempre stata altrettanto efficace.

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Fig. 3 – Il ponte di Sagaing attraversa il fiume Irrawaddy nel Myanmar. Il Paese asiatico rappresenta per l’India la porta d’ingresso verso oriente

Davide Davolio

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

L’area CLMV rappresentata da Cambogia, Laos, Myanmar e Vietnam è anche denominata Grande Area del Mekong. Questa forma la maggior parte del Sud-est asiatico terrestre e connette il Golfo del Bengala al Mare Cinese Meridionale via terra. L’area è di importanza strategica per l’India in quanto la Cina ambisce a incrementare la sua influenza in questi Paesi che rappresentano il ponte terrestre tra Oceano Indiano e Oceano Pacifico.[/box]

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Davide Davolio
Davide Davolio

Laurea Magistrale in Relazioni (International Affairs) presso l’Università di Bologna a marzo 2018 con tesi su American Military Perception of China (2001-2016). Ho svolto tirocini presso l’Ambasciata d’Italia a Washington D.C. e la Delegazione dell’Unione Europea in India a New Delhi e due semestri di scambio presso Australian National University e Stockholm University.

Mi occupo di strategia, commercio e relazioni internazionali dell’Indo-Pacifico, con focus su: Asia Meridionale, Sudest Asiatico, relazioni UE-Asia (Sud-Sudest), strategia USA nell’Indo-Pacifico.

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