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Crisi in Qatar: i Paesi africani da che parte stanno?

La crisi in Qatar non poteva risparmiare i Paesi dell’Africa sub-sahariana, che si vedono costretti a riconsiderare le loro relazioni con i Paesi del Golfo

AFRICA AL BIVIO – Alcune settimane fa, Emirati ed Arabia Saudita hanno tagliato i rapporti diplomatici con il Qatar, invitando altri Paesi a seguire il loro esempio. Il progressivo isolamento è un chiaro tentativo di riallineare gli obiettivi di politica internazionale del Qatar con quelli delle altre monarchie del Golfo per rafforzare il fronte della Lega Araba. La crisi non poteva non incidere sul continente africano che, giĂ  solo per vicinanza geografica, non avrebbe potuto comunque esimersi dal prendere una posizione. A ciò si aggiunge l’intensificarsi delle relazioni tra il Golfo e i Paesi africani, in particolare con quelli del Corno d’Africa, negli ultimi due anni, a partire dall’inizio della guerra in Yemen. La crisi diplomatica in corso rischia di sconvolgere i fragili equilibri che i paesi africani stavano tentando di raggiungere negli ultimi anni, mettendo in discussione le alleanze economiche e commerciali consolidate fino a questo momento.

DALLA PARTE DEL GCC – Tra i primi a supportare la decisione del GCC (Gulf Cooperation Council) il Senegal, Paese a maggioranza musulmana sunnita. Il Senegal non aveva negato il proprio appoggio all’Arabia Saudita neanche in passato: nel 2015 aveva inviato 2.100 soldati all’Arabia Saudita per supportarla nella guerra contro lo Yemen. Altri Paesi che si sono schierati a favore dell’isolamento del Qatar sono Gibuti, piccolissimo stato al nord della Somalia, Eritrea, Gabon, Niger, Mauritania, Comore e Ciad.

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Fig. 1 – La crisi diplomatica che ha coinvolto i Paesi del Golfo ha colpito anche i trasporti. Bloccate le rotte aeree da e verso l’aeroporto internazionale di Doha

Gibuti a gennaio ha cominciato le trattative per la costruzione di una base militare saudita, mentre dalla cittadina portuale eritrea di Assab di fatto gli Emirati Arabi Uniti giĂ  controllano le operazioni militari per contrastare la fazione degli Houti nello Yemen. Da sempre il Corno d’Africa e i Paesi del Golfo condividono strettissime relazioni geografiche, storiche, culturali e politico-religiose. Il fronte dell’isolamento sta sfruttando a proprio vantaggio i cospicui investimenti destinati alla regione negli ultimi anni per assicurarsi la “fedeltĂ ” dei propri alleati.

L’IMPEGNO DEL QATAR – Negli ultimi vent’anni il Qatar ha acquisito progressivamente un significativo ruolo internazionale, assumendo il ruolo di moderatore e mediatore dei conflitti regionali e sovraregionali. Un esempio è l’accordo di riconciliazione tra Eritrea e Sudan, che il Qatar contribuì a far siglare nel 1999, portando i due Paesi a riallacciare i rapporti diplomatici. Nel 2015 il Paese ha, inoltre, sottoscritto un accordo per rafforzare la cooperazione con la Somalia.

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Fig. 2 – Il neoeletto presidente somalo Mohamed Abdullahi Mohamed, detto Farmajoo. Al Jazeera sostiene che la sua elezione sia stata favorita dall’appoggio esterno del Qatar. Nonostante ciò, il Presidente ha deciso di mantenere la linea della neutralitĂ 

Per questo motivo Somalia e Sudan, entrambi membri della Lega Araba e dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica, così come l’Etiopia si sono offerti di mediare tra i Paesi del Golfo, nella speranza di poter mantenere rapporti pacifici con entrambe le parti. La Somalia si è esporta, consentendo al Qatar di sfruttare lo spazio aereo somalo, nonostante il blocco imposto dal fronte dell’isolamento alle rotte aeree.

SOMALIA CONTESA – La Somalia ha sempre costituito oggetto di contesa a livello strategico. La Turchia è stata una delle prime – dal 2011 – a intrecciare rapporti in ambito diplomatico, commerciale, dello sviluppo e della sicurezza, stanziando ambasciata e base militare a Mogadiscio. Nel 2012, il Qatar ha cominciato a fornire supporto economico al governo federale somalo. Gli Emirati hanno incrementato il loro impegno in Somalia negli ultimi anni, per proteggere i propri interessi nel Golfo di Aden e fronteggiare il terrorismo. Le monarchie emiratine hanno stanziato 100 milioni in aiuti umanitari alla Somalia per combattere la carestia; inoltre, un centro di addestramento militare è stato istituito nel 2015, per rinsaldare la formazione dell’Esercito Nazionale Somalo. Turchia, Qatar ed Emirati hanno cercato di imporre la propria influenza anche durante le elezioni presidenziali 2017, appoggiando diversi candidati. Lo stesso Presidente eletto Mohamed Abdullahi Mohamed “Farmajoo”, sarebbe stato sostenuto esternamente dal Qatar. Forse anche per questa ragione, la Somalia ha consentito al Paese di utilizzare il proprio spazio aereo, nonostante l’isolamento imposto dal fronte saudita imponesse anche il blocco dei collegamenti navali, terrestri e aerei. Sebbene la Somalia si sia dichiarata neutrale, rimanere non allineata potrebbe risultare difficile. Con lo sviluppo delle basi portuali di Bosaso e Berbera, rispettivamente nel Puntland e nel Somaliland, gli Emirati si sono premurati di tenere sotto scacco il governo federale somalo che non può permettersi di perdere l’appoggio emiratino a favore delle regioni autonome e semi-autonome che lo circondano.

Caterina Pucci

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

A questo link, un documento che approfondisce le relazioni tra Qatar e continente africano. [/box]

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Caterina Pucci
Caterina Pucci

Nata nel 1990, il giornalismo è una vocazione che ho cominciato a coltivare sin dall’adolescenza. All’università, ho scelto di assecondare l’interesse per le lingue straniere, specializzandomi in inglese e arabo. Intanto, scrivevo per una rivista della mia città, Altamura. Nel 2013, il grande passo: mi sono trasferita a Milano per studiare Relazioni Internazionali. Sacrificando l’estate del 2014, ho trascorso un mese a Rabat per seguire un corso intensivo di lingua araba. L’ultimo semestre della mia vita accademica l’ho passato a Gent, in Belgio. Nel 2015, mi sono laureata con una tesi in Storia dell’Asia Islamica sul pensiero di Ali Shariati e la rivoluzione iraniana. Ho cominciato a lavorare come Assistente alla Comunicazione per l’Istituto di Cooperazione Economica Internazionale (ICEI) di Milano. In quel periodo, ho cominciato a scrivere per Il Caffè Geopolitico e ad ottobre 2016 sono diventata Responsabile del desk Africa. Continuo a occuparmene con passione da allora, mentre nella vita lavoro come redattrice. Continuando a perseguire il sogno di diventare una brava giornalista.

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