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Ora il Gambia è padrone del proprio destino

Il Gambia dopo 22 anni di dittatura torna a respirare aria di libertà. L’ECOWAS garantisce una fragile amnistia a Jammeh che scappa in Guinea Equatoriale mentre il neo eletto Adama Barrow si assume l’onere e l’onore di ricostruire dalle fondamenta uno stato libero

PROGRAMMI E PROBLEMI – Dopo i molteplici ripensamenti e tentativi di rimanere in sella da parte di Jammeh, Adama Barrow, il 26 gennaio 2017, è rientrato in Gambia per esercitare la propria carica di Presidente del Paese. Investito dei propri poteri per ben due volte, la prima a Dakar presso l’ambasciata del Gambia in Senegal mentre la seconda a Banjul il 18 febbraio 2017, Barrow si è adoperato sin da subito per realizzare ciò che era stato promesso durante la campagna elettorale e far fronte ai gravi problemi lasciati dal suo predecessore Yahya Jammeh. I punti cardine del programma del neo Presidente sono la risoluzione della precaria situazione economica, attraverso il potenziamento e l’organizzazione di un settore turistico ormai devastato dai lunghi anni di dittatura, la ristrutturazione del settore sanitario ormai più che fatiscente, l’istituzione di un sistema scolastico di base gratuito e la creazione di campagne per la sensibilizzazione al rispetto dei diritti umani fondamentali, più volte calpestati da Jammeh. Al programma elettorale ufficiale si somma la fortissima volontà di Barrow di scarcerare i prigionieri politici del suo predecessore. Le problematiche esistenti non sono di facile risoluzione e rendono la realizzazione dei punti preposti piuttosto lenta. Uno degli aspetti che più preoccupa il neo Presidente è la possibile reazione degli ex sostenitori di Jammeh, fino ad adesso praticamente inesistente, ma molto pericolosa qualora le truppe ECOWAS (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale) non garantissero più la loro protezione in Gambia. Un’altra grande sfida per Barrow sarà inoltre quella di prendere le distanze dai privilegi e rinunciare a tutti i poteri che negli ultimi 22 anni Jammeh ha legato alla figura del Presidente, garantendo quindi uno stato veramente democratico.

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 Fig. 2 Alcune delle urne per la raccolta delle schede elettorali in Gambia

ELEZIONI LEGISLATIVE – Un Paese democratico non può ritenersi tale fintanto che non possiede un Parlamento eletto liberamente dal popolo. Le prime elezioni legislative libere, dopo la lunga dittatura di Jammeh, si sono svolte lo scorso 6 aprile con un risultato per certi aspetti scontato, ma che ha rinvigorito il già esistente spirito di libertà e volontà di autodeterminazione del popolo gambiano. Con il 37,5% di voti ed il 58,5% di seggi parlamentari l’UDP (United Democraty Party), partito legato a doppio filo al neo presidente Barrow, si è affermato come primo partito della Nazione e quindi forza di maggioranza indiscussa. L’ottimo risultato ottenuto alle elezioni ha permesso all’UPD di ottenere 31 seggi su 53 ed un “bonus” di ulteriori 5 seggi che comprendono la carica di portavoce e rispettivo vice. A fronte dell’ottimo risultato ottenuto dal partito filo-Barrow, è evidente la pessima performance dell’APRC (Alliance for Patriotic Reorientation and Costruction Party) che ottiene in totale solamente 5 seggi ed è per questo costretto a sedersi in panchina dopo 22 anni di scellerato governo a fianco di Jammeh. Unica nota negativa delle suddette elezioni legislative, se analizziamo a fondo la situazione, si trova nella scarsa affluenza alle urne, fattore facilmente riconducibile alla diffidenza della popolazione, disabituata ad esprimere liberamente il proprio voto. Un sospiro di sollievo però è giunto quando Alieu Momarr Njai, capo della Commissione Elettorale Indipendente, ha dichiarato che nonostante la scarsa affluenza, le votazioni si sono svolte regolarmente ed in linea con i dettami della legge.

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Fig.3 – Jammeh durante un intervento all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

APERTURA AL MONDO – Di pari passo con le elezioni legislative sta viaggiando il programma internazionale di Adama Barrow. Dopo l’isolazionismo decretato dal dittatore Jammeh, il Gambia si sta aprendo al mondo, focalizzandosi sulle relazioni con tre importanti organismi: UE, Commonwealth e Tribunale Penale Internazionale. Jammeh nel 2013 sancì l’uscita dal Commonwealth di cui il Gambia è sempre stato membro sin dalla sua indipendenza, decisione ampiamente ed aspramente criticata da Barrow, tanto da aver proposto l’immediata adesione come uno dei punti cardine del suo primo mandato. Anche i rapporti con l’Unione Europea avevano risentito dell’effetto Jammeh, la rappresentante UE era stata definita dal dittatore “persona non gradita” sul suolo gambiano ed aveva respinto qualunque tipo di rapporto con il vecchio continente. L’elezione di Barrow, le elezioni legislative e la chiara inversione di rotta del Gambia, hanno fatto in modo, grazie anche alla rapida e fortemente voluta adesione al Tribunale Penale Internazionale, che l’Unione Europea nutrisse un rinnovato interesse ad intraprendere nuovi rapporti politici con la neo democrazia stanziando una cifra che si aggira intorno agli 80 milioni di euro per aiutare il “nuovo” Stato a fare i suoi primi passi.

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Fig.4 Attivista per rispetto  Diritti Umani Isatou Touray, attende arrivo Presidente Adama Barrow

MARIAM JACK DENTON – È questo il nome che echeggia dallo scorso 11 aprile in Gambia. Avvocato per professione, Mariam Denton è nata nel 1952 a Banjul ed ha studiato legge presso l’Università di IFE, Nigeria, diventando nel 1979 la prima donna avvocato. Nel 1996 decide di intraprendere la carriera politica ed entra a far parte dell’UPD a fianco di Adama Barrow. La dittatura di Jammeh la coinvolge in prima persona, viene infatti arrestata nel 2006 con l’accusa di voler nascondere informazioni fondamentali riguardanti il colpo di stato fallito per mano del comandante dell’esercito Ndure Cham. Detenuta per tre mesi, ma mai vinta, contesta con tutte le sue forze l’incarcerazione ritenuta arbitraria di fronte alla Corte Suprema del Paese e viene dunque rilasciata dopo una dura battaglia giudiziaria. E’ così che Mariam Danton, ripercorrendo le orme del padre, Sir Alieu Sulayman Jack, due volte Presidente dell’assemblea tra il 1962 ed il 1972, è stata eletta Presidente della Camera all’unanimità lo scorso 11 aprile succedendo a Bojang. Apparentemente una semplice conseguenza dei tempi che corrono in Gambia, la decisione di votare Mariam Denton, acerrima oppositrice della dittatura di Jammeh, denota un’importante rottura con un passato politicamente e socialmente infelice ed infonde nuova speranza e fiducia nelle istituzioni del Paese. “Benessere della popolazione” questa è la priorità che si è imposta Mariam Denton. Un obiettivo molto arduo, ma non certamente impossibile per colei che sfidando legalmente Jammeh e la sua dittatura, ha ottenuto la propria libertà.

Matteo Lazzari

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Restore Democracy è l’operazione militare di invasione del Gambia da parte di alcuni degli stati membri dell’ECOWAS (Nigeria, Senegal e Ghana) che è stata intrapresa nel momento in cui Jammeh, perdendo le elezioni si è rifiutato di lasciare il potere. L’Italia e l’Unione Europea hanno appoggiato l’operazione contro il dittatore.[/box]

Foto di copertina di wallygrom Licenza: Attribution-ShareAlike License

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Matteo Lazzari
Matteo Lazzari

Da poco trasferito a Milano, mi sono Laureato in Scienze Internazionali e Studi Diplomatici a Siena. Nonostante il mio lavoro non sia esattamente la naturale prosecuzione della mia carriera accademica, il mio cuore non smette di battere per la geopolitica, con particolare attenzione a Sud America ( continente nel quale ho avuto la fortuna di vivere) ed Africa.

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