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In Iran vince Rohani

La Presidenza di Hassan Rohani è stata riconfermata con oltre il 50% delle preferenze. I cittadini iraniani, specialmente i giovanissimi, hanno preferito la continuità di un cammino più riformista rispetto al ritorno a una rigida ideologia clericale

 RISULTATO PREVISTO, MA NON SCONTATO – L’elettorato iraniano ha espresso la propria volontĂ : il 19 maggio, con il 53,3% dei voti totali, Hassan Rohani ha battuto il proprio avversario, Ebrahim Raisi, che ha guadagnato solo il 38,5% dei voti. Dall’ultima analisi del Caffè Geopolitico pubblicata a ridosso delle elezioni iraniane, le carte si erano rimescolate e la corsa alla presidenza era diventata una corsa a due de facto: infatti, pochi giorni prima del voto, Jahangiri e Qalibaf avevano annunciato il proprio ritiro, mentre Mirsalim si era ritirato per sostenere Raisi, e Hashemi Taba, pur rimanendo formalmente in corsa, aveva annunciato che avrebbe dato il suo voto a Rohani. Il faccia a faccia tra Rohani e Raisi aveva aumentato l’insicurezza dei riformatori su una vittoria certa di Rohani, ma l’amplia mobilizzazione dell’elettorato ottenuta dal Presidente in carica gli ha invece consentito di guadagnarsi altri quattro anni alla guida della Repubblica.

Fig. 1 – Cittadini celebrano la vittoria di Rohani

GRANDE AFFLUENZA – Infatti, a stupire in queste elezioni è stata soprattutto la grande affluenza alle urne dei cittadini iraniani. Uno dei timori principali era che il disincanto provato da molti cittadini verso Rohani, che non era riuscito a mantenere la promessa di rilanciare l’economia, spingesse molti degli elettori a non votare e dirottasse i voti su Raisi. L’affluenza è stata invece di oltre il 70%: gli iraniani più progressisti hanno evitato di ripetere l’errore che fecero nel 2005, quando, accecati dalla delusione, boicottarono il presidente riformista in uscita Khatami e favorirono cosi la vittoria del conservatore Ahmadinejad, noto per le proprie posizioni anti-occidentali che ebbero gravi ripercussioni sul Paese.

GIOVANI IRANIANI ALLE URNE – Molti degli elettori in Iran, oggi, sono giovani e si sentono poco legati ai valori della Rivoluzione. L’idea di votare per un candidato come Raisi, volto dell’Iran degli anni ’80, dava a molti l’impressione di fare un salto indietro di vent’anni al posto di progredire. La voglia di aprirsi internamente e uscire dall’isolamento internazionale di una grande fetta della popolazione giovane, urbana e istruita ha concesso a Rohani la continuità, affidandogli la speranza di portare a termine le promesse fatte negli anni. Rohani ha infatti spesso sfidato i taboo imposti dalla teocrazia, attraverso piccole concessioni e lotte per ampliare i diritti civili (ad esempio Internet). Inoltre, il voto ha confermato l’appoggio dei cittadini iraniani all’accordo sul nucleare portato a termine dal Presidente durante il suo ultimo mandato.

Fig. 2 – Giovani iraniani fanno il tifo per la propria squadra ai mondiali di calcio

RISOLLEVARE L’ECONOMIA – Anche se durante il proprio mandato Rohani è riuscito a creare 630,000 posti di lavoro e rilanciare l’Iran all’estero, l’economia interna iraniana resta stagnante, con un’alta disoccupazione e la mancanza di un welfare state adeguato. Rohani dovrĂ  sforzarsi di finire il lavoro cominciato nel 2013, focalizzandosi sull’ampliamento delle politiche redistributive che diminuiscano la disuguaglianza economica tra classi sociali, e sul rilancio degli investimenti. Solo così facendo, il Presidente riuscirĂ  a non deludere le speranze di milioni di giovanissimi che ancora oggi non riescono a trovare un’occupazione.

SCENARI GEOPOLITICI FUTURI – La visita del Presidente statunitense Donald Trump in Arabia Saudita, e le dichiarazioni da lui rilasciate, lasciano intendere come l’amministrazione Trump sia incline a riaccendere i toni con l’Iran e mantenerne l’etichetta di “Stato Canaglia”. Trump ha scelto di rafforzare le proprie relazioni con Riyadh ravvivando le vecchie ostilitĂ  con Teheran che Obama aveva cercato di attutire, minacciando un ritorno alle sanzioni e accusando Teheran di finanziare il terrorismo. Le situazione è stata peggiorata dagli attentati a Teheran del 7 giugno scorso. Per quanto essi non siano necessariamente direttamente legati (la strategia dell’ISIS potrebbe essere indipendente dal resto) contribuiscono comunque a rendere ancora piĂą tesi i rapporti, date le accuse che i Pasdaran iraniani hanno rivolto immediatamente a USA e Arabia Saudita. Per il Presidente iraniano la partita verterĂ  dunque anche sul come gestire tali tensioni.

Tuttavia, la rielezione di Rohani lascia sperare nella continuitĂ  dell’uso di toni diplomatici e moderati, e il rispetto dei termini dell’accordo sul nucleare. Inoltre, vale la pena ricordare che Teheran resta un attore cruciale per gli Stati Uniti nel supporto al governo di Haider al-Abadi in Iraq e nella lotta all’Isis: tutto ciò concede all’Iran ancora qualche pedina da giocare nella partita a scacchi con Washington.

Silvia Semenzin

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Molti intellettuali, attori, cantanti, sportivi e youtubers si sono espressi pubblicamente a favore della candidatura di Rohani. Tra questi, Reihane Taravati, diventata famosa grazie ad un video remake della canzone “Happy” di Pharell Williams pubblicato su YouTube, che le era costato l’arresto insieme ad altri cinque per “aver offeso la castitĂ  pubblica” (in Iran è infatti proibito ballare, non portare l’hijab e frequentare il sesso opposto). Al tempo, il Presidente Rohani era riuscito ad evitarle la pena scrivendo su Twitter che il Paese aveva “bisogno di felicità”. Per questo, Reihane ha deciso appoggiare pubblicamente Rohani attraverso il proprio profilo su Instagram, ricambiandogli il favore. Con piĂą di 175.000 followers, Reihane Taravati rappresenta quella generazione iraniana che oggi ha voglia di vivere una vita normale e lontana dalle regole strette della Rivoluzione, e che utilizza sempre di piĂą internet per far sentire la propria voce.[/box]

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Silvia Semenzin
Silvia Semenzin

Laureata in Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Diritti Umani a Padova, nel 2016 ho terminato un Master in Comunicazione Sociale all’UniversitĂ  Complutense di Madrid. Sto proseguendo ora gli studi con un dottorato in Sociologia presso l’UniversitĂ  di Milano. Il mio campo di ricerca è quello del digital activism e cyber-democracy (nello specifico, sto studiando il movimento hacktivista), ma nel tempo libero mi occupo di politica internazionale e collaboro con il Caffè Geopolitico per il Desk Medio Oriente.

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