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Lo scandalo dei talibés in Senegal

In Senegal decine di migliaia di bambini sono intrappolati in un sistema educativo tradizionale, cinico e violento contro cui il governo combatte con scarsa efficacia. La possibilità di studiare e di avere un futuro degno è illusoria

IL FENOMENO TALIBES  – Nelle strade dei maggiori centri urbani senegalesi è consueto vedere bambini di età compresa tra 5 e 15 anni, malvestiti, malaticci e sporchi con dei barattoli vuoti in mano che chiedono l’elemosina a passanti e autisti. Questi bambini sono comunemente chiamati talibes (dall’arabo talib, “studente”, “discepolo”, “adepto”). Studiano e vivono nelle daaras, scuole coraniche guidate dai marabutti (dall’arabo marbut, “asceta che vive nel ribat”), che insegnano loro a leggere e scrivere sulla base dell’apprendimento mnemonico del Corano. Il Senegal è un Paese a maggioranza musulmana, l’islamismo sunnita si è affermato a partire dal XIX secolo in reazione alla colonizzazione francese. In principio le daaras erano istituzioni situate esclusivamente nelle aree rurali, dove gli studenti pagavano l’insegnamento ricevuto col lavoro svolto nei campi dei marabutti.

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Fig. 1 – Un giovane talibé chiede l’elemosina per le strade di Dakar

L’insegnamento coranico era il simbolo della resistenza all’occupazione francese e rappresentava la volontà di preservare i valori locali minacciati dall’affermarsi delle “scuole francesi”, espressione che oggi come allora connota negativamente il sistema pubblico educativo. Mendicare era parte, seppur per poche ore al giorno, della formazione dell’allievo; serviva a instillare nell’animo del giovane l’umiltà, la pazienza e la condivisione. Dare l’elemosina è una pratica tradizionale in Senegal accettata sulla base dell’adempimento della zakat, uno dei cinque pilastri dell’Islam, secondo il quale a ogni vero credente è chiesto di “purificare” la propria ricchezza, devolvendo parte di essa ai bisognosi. Le molteplici crisi economiche e agricole che hanno investito il Senegal negli anni Ottanta e Novanta hanno impoverito il Paese e ridotto la spesa pubblica nel settore sanitario, educativo e sociale. Le ondate di siccità hanno intaccato la sicurezza alimentare nelle aree rurali e contribuito a cambiare il volto delle daaras. Queste scuole si sono dovute spostare nelle aree urbane più attive economicamente dove si sono moltiplicate abusivamente.  Così, è venuta a mancare la base di sussistenza alimentare garantita dalla rendita agricola. Nelle aree più remote e povere del Paese, molti genitori si sgravano dell’onere economico rappresentato dai figli affidandoli ai marabutti nella speranza di garantirgli un’istruzione di base, protezione e opportunità per il futuro. Privi di risorse e del supporto economico dei genitori, i marabutti costringono i talibes a mendicare per strada per quasi tutta la giornata a discapito dello studio. Le “nuove” daaras non sono luoghi di apprendimento del Corano ma ricettacoli di sfruttamento e violenza quotidiana.

UNA MACCHINA DA PROFITTO – In Senegal è stato accertato che vivono tra i 50000 e 100000 talibes. In particolare nella regione di Dakar si contano più di 1000 daraas e 54000 talibes di cui 30000 sono mendicanti e in quella settentrionale di Saint Louis oltre 200 daaras e 14000 talibes, di cui 9000 elemosinano per strada. In prevalenza senegalesi, i bambini arrivano anche dal Gambia, dalla Guinea, dal Mali, dalla Guinea Bissau e dalla Mauritania attraverso le vie del traffico di esseri umani. Questo fenomeno di sfruttamento minorile non è certo limitato al Senegal, ma è visibile a Bamako (Mali), Ouagadougou (Burkina Faso), Niamey (Niger), Nouakchott (Mauritania), Kano e Maiduguri (Nigeria). Il diritto allo studio è fortemente limitato dalla priorità attribuita dai marabutti all’elemosina. In media i talibes trascorrono cinque ore a scuola e otto ore per strada. In alcuni casi il tempo dedicato allo studio è direttamente proporzionale alla capacità di raggiungere la quota giornaliera di elemosina stimata tra i 500 e 2000 CFA (in cibo, denaro, vestiti.) stabilita dal marabutto. Il mancato raggiungimento della quota giornaliera comporta pesanti punizioni corporali. Le condizioni abitative nelle daaras sono deprecabili. I bambini dormono in stanze sovraffollate all’interno di edifici malridotti e malsani, non igienizzati, esposti alle intemperie. Carente è l’alimentazione, la pulizia del corpo e l’assistenza sanitaria.

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Fig. 2 – Una dimostrazione a Dakar, marzo 2015, per denunciare gli abusi sui minori e commemorare nove talibes morti in un incendio nel 2013

I corpi dei bambini sono segnati dalla malaria, feriti e abrasi dalle bastonature e dai segni delle catene che portano ai polsi e ai piedi. Per strada sono esposti agli incidenti stradali, alle reazioni violente degli estranei e agli abusi sessuali. Il livello di attenzione nei confronti della loro misera condizione sale ogniqualvolta si compie una tragedia, come in occasione dell’incendio divampato in una scuola coranica nel quartiere Medina, a Dakar, il 2 marzo 2013, che ha causato la morte di nove bambini. Con insistenza, dal 2010, Human Rights Watch, Anti-Slavery International, Plateforme pour la Protection et la Promotion des Droits Humains (PPDH) hanno documentato gravi abusi perpetrati sui talibes. Il 31 marzo 2015, lAfrican Committee of Experts on Rights and Welfare of the Child (ACERWC), comitato incaricato di monitorare l’applicazione dell’African Charter on the Rights and Welfare of the Child ha decretato l’incapacità del governo senegalese di garantire la protezione dei talibes contestualmente alla violazione di numerosi diritti sanciti dalla Carta dei diritti sopracitata.

LOTTA ALLO SFRUTTAMENTO E ALL’ABUSO – Negli ultimi anni l’impegno del governo senegalese nella lotta allo sfruttamento dei talibes è cresciuto. I capisaldi dell’azione governativa sono la regolamentazione statale e la modernizzazione delle daaras, la limitazione del fenomeno talibes attraverso la rimozione d’emergenza dei bambini dalle strade e l’applicazione delle leggi che criminalizzano i reati di traffico di esseri umani ai fini di sfruttamento del lavoro minorile e di abuso e violenza fisica. Nell’ottobre del 2013 è stato presentato dal Ministero dell’istruzione un progetto di legge sullo statuto delle daaras volto a garantire standard minimi di sicurezza scolastica e un più completo e professionalizzante programma di istruzione. La mancata approvazione parlamentare della bozza è dovuta alle resistenze dei molti maestri coranici appartenenti alle potenti confraternite religiose Tidiane e Mouride che vedono nella riforma una minaccia al modello educativo tradizionale. Su questo fronte, tuttavia, fa ben sperare il sostegno alla riforma giunto lo scorso 20 marzo dal Presidente del Consiglio superiore dei maestri coranici il quale ha garantito che verrà depositato in Parlamento un nuovo progetto di legge.

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Fig. 3 – In Senegal il 95% della popolazione appartiene alla Fratellanza sufi. I due ordini principali sono Tijaniyyah e Muridiyyah (Murid) 

Questo prevede la realizzazione nelle scuole coraniche di attività generatrici di risorse economiche in partenariato con la Lega musulmana mondiale, la formazione dei maestri coranici, l’istituzione di mense scolastiche e di sussidi statali per gli studenti. L’annuncio fatto nel giugno del 2 di rimuovere dalle strade i bambini mendicanti ha tolto dalle strade di Dakar 300 talibes, ospitati in centri di transito sulla via del ritorno verso le loro famiglie. Queste misure sono state accolte dalla comunità internazionale come un punto di svolta nella lotta allo sfruttamento dei talibes, tuttavia il risultato è ben poca cosa rispetto alla portata del fenomeno. Le pene previste dalla legge “anti-traffico” del maggio del 2005 e dall’art. 298 del codice penale che criminalizza l’abuso fisico sui minori solo in rari casi sono state attribuite ai responsabili di violazioni. La mancata o parziale applicazione della legge è dovuta alla scarsa volontà politica dell’esecutivo di punire i crimini commessi a seguito di forti pressioni esercitate dalle autorità religiose. La responsabilità cade anche sui giudici impreparati e reticenti a riconoscere la gravità degli abusi perpetrati sui talibes e sulle forze di polizia e sugli assistenti sociali che non denunciano casi di abuso alle autorità competenti. Per ridimensionare la portata del fenomeno dei bambini di strada è necessario perseguire i responsabili delle violenze, monitorare e certificare l’adeguatezza delle scuole coraniche e supportarle con risorse pubbliche, combattere la tratta di bambini col pattugliamento dei confini, riducendo la diffusa sudditanza popolare nei confronti delle autorità religiose e ristabilendo condizioni favorevoli all’istruzione nelle aree rurali.

Salvatore Loddo

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Ogni 20 aprile si festeggia in Senegal la giornata nazionale del talibé per promuovere il rispetto e i diritti dei bambini di strada presso la cittadinanza. [/box]

Foto di copertina di Jeff Attaway Licenza: Attribution License

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Salvatore Loddo
Salvatore Loddo

Sono nato in una piccola località turistica della Sardegna nel 1985. Studi e lavoro mi hanno portato lontano. Ultima tappa è Atene, dove vivo da qualche tempo. Ho studiato filosofia a Venezia e Torino, diritti umani e “studi sul genocidio” a Londra. Ho collaborato con il Centro Studi Sereno Regis (Torino), Saratoga Foundation for Women Worldwide (New York), Philosophy Kitchen (Torino). Ho pubblicato nel 2015 La Shoah. Una guida agli studi e alle interpretazioni e articoli sulla crisi in Centrafrica e sulla “responsabilità di proteggere”. Principali aree di interesse sono la violenza politica e le strategie di prevenzione, la trasformazione non violenta dei conflitti e le innumerevoli forme di rappresentazione della violenza estrema.

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