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EXPO Internazionale e non solo: Astana come ponte tra Europa e Asia

Astana, capitale del Kazakistan, si prepara a inaugurare l’Expo Internazionale 2017 sul tema dell’energia. L’evento fa parte della Strategia 2050, un progetto di rinnovamento interno che vuole portare il Kazakistan tra i 30 Paesi più sviluppati del mondo e al centro della Nuova Via della Seta promossa dalla Cina

UN PONTE TRA EUROPA E ASIA – Europa e Asia sono sempre più vicine. Lo scorso gennaio, un treno merci partito dalla città cinese di Yiwu (provincia orientale di Zhejiang), ha percorso i 12.000 km che lo separano da Barking (Londra) in sedici giorni. La riapertura della rotta commerciale della Via della Seta non è però l’unica dimostrazione di questo riavvicinamento. Il prossimo 10 giugno ad Astana, capitale del Kazakistan, avrà infatti inizio l’Expo Internazionale 2017: l’Europa e il resto del mondo si riverseranno in Asia Centrale.

GREEN ENERGY, IL TEMA DELL’EXPO 2017 – L’inaugurazione dell’immenso sito espositivo, esteso su 174 ettari e costato circa 3 miliardi di dollari, è grandemente attesa sia nel Paese che all’estero. Un simile livello di interesse è senza dubbio legato anche al successo del padiglione kazako allestito presso l’ultima Esposizione Universale, tenutasi a Milano nell’estate 2015. A differenza di quest’ultima, non sarà un evento “universale”, bensì specialistico, sul tema dell’energia (“Energy of the Future”). Si concentrerà in particolare sulle fonti rinnovabili o green energy. L’obiettivo principale dell’Esposizione, come illustrato nel sito ufficiale, sarà stimolare una riflessione collettiva e responsabilizzare la comunità internazionale sull’impatto che la produzione e il consumo di energia hanno sul nostro pianeta. Sarà oltretutto un’occasione per mostrare le soluzioni tecnologiche finora sviluppate e discutere il problema della carenza energetica che persiste in alcune regioni del mondo.

I BENEFICI PER IL KAZAKISTAN – Al di là dei propositi ufficiali, è indubbia l’importanza che tutto questo avrà per il Kazakistan. Tra giugno e settembre l’attenzione del mondo sarà rivolta ad Astana, grazie alla copertura mediatica della stampa estera. È inoltre previsto l’arrivo nel Paese di 5 milioni di turisti e di 2 milioni di visitatori del sito. Secondo le stime, la maggior parte del pubblico proverrà dal Kazakistan e dai Paesi del CIS (Russia, Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Ucraina, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Tagikistan, Uzbekistan, Turkmenistan), ma molti giungeranno anche da Cina, Europa e Stati Uniti. I partecipanti saranno 100 Paesi e più di 10 organizzazioni internazionali, senza contare la presenza delle multinazionali sponsor, tra cui Samsung, Shell, Cisco e le italiane Enel ed Eni.

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Fig. 1 – Modellino del sito dell’Esposizione Internazionale 2017 di Astana
LA PARTECIPAZIONE KAZAKA NELLA POLITICA INTERNAZIONALE – Poter ospitare un evento di tale portata rientra nell’elenco delle conquiste che può vantare il Governo kazako, il quale sembra avere tutte le intenzioni di sfruttare il più possibile questa visibilità. Negli ultimi due decenni si è impegnato tenacemente per inserirsi nella politica internazionale ed è riuscito ad accedere a ONU, OSCE e WTO. Uno dei risultati di cui si fregia il Presidente Nazarbayev è essere riuscito a far includere il Kazakistan nella troika OSCE, insieme a Grecia e Finlandia, per poi assumerne la presidenza nel 2010. Recentemente, il Paese ha ospitato anche diverse conferenze e summit internazionali, tra cui uno dedicato alla questione siriana. Per raggiungere questi obiettivi, tuttavia, i rappresentanti kazaki hanno dovuto impegnarsi attivamente per superare le resistenze di alcuni Paesi occidentali come Regno Unito e Stati Uniti. In particolare, hanno spesso dovuto rispondere in merito al livello interno di democratizzazione, il metodo elettorale e la tutela dei diritti umani.

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Fig. 2 – Il Presidente kazako Nazarbayev e quello russo Vladimir Putin visitano le strutture che ospiteranno l’Expo Internazionale di Astana, ottobre 2016
LE ALLEANZE IN ASIA – Oltre a ricavarsi un posto sullo scacchiere internazionale, negli ultimi anni il Kazakistan ha lavorato per rafforzare i rapporti con i propri “vicini”. La dipendenza dalla Russia è ancora fortemente sentita e l’annessione della Crimea nel 2014 ha destato il timore che il Cremlino possa mettere gli occhi sul territorio kazako. Al fine di costruirsi una rete di alleati, nel 2015 Astana è diventata membro dell’Unione Economica Eurasiatica (UEE), organizzazione internazionale per l’integrazione economica regionale, ed è tra i fondatori dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), organismo intergovernativo istituito il 14 giugno 2001. Inoltre, ha iniziato a intavolare delle trattative diplomatiche con diversi Paesi mediorientali, l’Ucraina e la Cina, che è così passata da avversaria ad alleata strategica.

ANCHE IL KAZAKISTAN AL “BELT AND ROAD FORUM” – Molto significativa è stata la partecipazione di Nazarbayev al Belt and Road Forum che si è tenuto tra il 14 e 15 maggio 2017 a Pechino. L’occasione dell’incontro è stata la firma, da parte del Presidente cinese Xi Jinping, del progetto dedicato alla riapertura della Via della Seta. Il progetto, di cui si è ampiamente parlato in questi giorni, coinvolge da vicino il Kazakistan, in quanto la rotta commerciale attraversa il suo territorio. Mentre alcuni scettici businessman cinesi storpiano ironicamente il nome del progetto di Xi Jinping in One Road, One Trap, Nazarbayev ne ha parlato entusiasticamente come di uno strumento di integrazione armonica tra organismi come UEE, SCO e Unione Europea, al fine di realizzare un’unica grande regione di prosperità.

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Fig. 3 – Stretta di mano tra il Presidente Nazarbayev e il Presidente cinese Xi Jinping durante il recente “Belt and Road Forum” di Pechino
IL RUOLO DA MEDIATORE E L’OBIETTIVO 2050 – È improbabile che l’avvicinamento alla Cina e le azioni di apertura internazionale si tramutino in esplicite posizioni anti-russe. Per il momento il Kazakistan è privo di un alleato rilevante come la Russia; l’appoggio cinese è limitato e non è scevro di interessi personali. In ogni caso, il Governo kazako cercherà di trarre vantaggio da ogni situazione favorevole per rafforzare il Paese e rovesciare l’attuale situazione di subalternità economica e politica. Lo dimostra la Strategia 2050, che include, tra le condizioni per lo sviluppo interno, la partecipazione agli investimenti cinesi sulle infrastrutture commerciali. Finora l’applicazione di questa strategia ha portato il Paese a stringere legami e accordi con una pluralità di attori, tra Asia ed Europa, in modo da porsi non come avversario ma come mediatore. L’imminente EXPO pone anch’esso il Kazakistan come intermediario tra varie realtà politiche, economiche e culturali. Altro non è che uno dei passi mossi in direzione dell’ambizioso obiettivo finale: entrare nella lista dei primi 30 Paesi sviluppati entro il 2050.

Erika Panuccio

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Sul confine con la Cina, presso la città di Khorgos, sta già sorgendo un’isola commerciale, chiamata International Center for Boundary Cooperation (ICBC). Forse uno dei punti geografici più lontani da mari e oceani, è destinata a diventare uno dei principali dry port, centri terrestri di scambio merci, della nuova Via della Seta. I locali l’hanno ribattezzata “nuova Dubai”.

L’ICBC confina con la provincia cinese dello Xinjiang, terra di mezzo per cui passano i condotti che trasportano gas e petrolio, spesso sconvolta dagli scontri con la locale etnia uigura. L’interesse economico si unisce così a quello politico: il Governo cinese si è già mosso per chiedere la cooperazione delle forze kazake nelle proprie operazioni contro il separatismo uiguro e l’estremismo islamico. [/box]

Foto di copertina di costantino.beretta Licenza: Attribution-ShareAlike License

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Erika Panuccio
Erika Panucciohttps://unimi.academia.edu/ErikaPanuccio

Classe 1993, nata e cresciuta nel varesotto, sono da sempre una mente curiosa ed eclettica. Partendo da studi artistici, ho ottenuto a Milano una laurea in lingue e letterature straniere, in area britannica e latinoamericana, e una in comunicazione pubblica e d’impresa. La passione per la geopolitica è sbocciata grazie a una tesi sulla propaganda di Da’esh su Twitter. Ho inoltre partecipato a una simulazione del Parlamento Europeo incentrata sui foreign fighters, presso l’Università di Torino. Al momento lavoro a Budapest.

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