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Prove di intesa

L’accordo siglato da Obama e Medvedev per la riduzione delle testate nucleari sembra aprire una nuova epoca delle relazioni USA-Russia. In realtà, le questioni in gioco sono molto più complesse

IL VERTICE – Il summit di Mosca tra il presidente statunitense Barack Obama ed il leader russo Dmitri Medvedev ha portato alla firma dell’accordo per la riduzione degli arsenali atomici, che potranno avere in dotazione non oltre 1.500-1.675 testate ognuno. Sembra essere ancora lontano un accordo sulla questione dello scudo antimissile europeo, che Washington vorrebbe poter realizzare in Polonia e Repubblica Ceca ma che Mosca considera come una minaccia diretta alla sicurezza russa. Entrambe le parti hanno sottolineato la volontà di compiere sforzi per discutere in modo costruttivo cercando di superare le acredini che hanno caratterizzato i rapporti tra la Casa Bianca ed il Cremlino negli ultimi anni ma, sebbene si siano fatti passi avanti a livello di approccio rispetto a problemi delicati, sembra essere ancora troppo presto per poter definire “resettati” i rapporti tra le due leadership. La sensazione è che il Cremlino, al momento, preferisca mascherare con qualche apertura diplomatica una certa cautela rispetto alla figura di un presidente statunitense che sembra essere non solo molto pragmatico, ma ancor più in grado di lanciare sfide impegnative per il progresso delle relazioni tra i due paesi. Obama si è detto ottimista fin da subito rispetto ai risultati della sua visita a Mosca, sottolineando in primo luogo la possibilità di ottenere risultati importanti dai colloqui bilaterali e chiarendo definitivamente che gli Stati Uniti hanno intenzione di lavorare con la Russia per affrontare le questioni più delicate del panorama internazionale: guerra in Afghanistan, nucleare iraniano e minacce lanciate dalla Corea del Nord in primis.

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IL FUTURO – Le future relazioni tra Washington e Mosca dipenderanno dalla reale volontà delle leadership di lavorare insieme, di concordare passi realmente fondamentali nel tentativo di stabilizzare regioni in cui l’anarchia degli Stati nazionali sembra ora prevalere sul controllo esercitato storicamente dalle grandi potenze. In un sistema internazionale che sembra andare verso una multipolarità difficilmente gestibile dalle potenze classiche, Stati Uniti e Russia, sia Mosca che Washington dovranno in primis imparare a considerare da un punto di vista “regionale”, e non più “globale”, i vari interventi politici, economici ed eventualmente militari. In secondo luogo non bisogna dimenticare che le leadership, qualunque Stato guidino, rispondono in prima istanza ad un interesse che è puramente nazionale. Su un tema controverso come lo scudo antimissile europeo Washington e Mosca hanno non solo visioni opposte, ma che paiono essere inconciliabili e possibile causa di futuri attriti. E’ ancora presto quindi per poter dire che il summit di Mosca potrebbe essere l’inizio di nuove relazioni tra due potenze storicamente nemiche ed ora avversarie su molte questioni strategico-economiche. Di certo le dichiarazioni di Barack Obama lasciano aperta la porta alla speranza, ma è difficile poter pensare che Mosca cancelli non tanto una Guerra Fredda che fa ormai parte del passato, ma un decennio di presidenza Repubblicana segnato da duri scontri e tensioni ancora latenti. 

Simone Comi redazione@ilcaffegeopolitico.it 7 luglio 2009

Foto: in alto, una batteria di missili Patriot

Sotto: ecco come funziona lo scudo antimissile

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