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Maduro ora controlla il Parlamento

La decisione (non tanto a sorpresa) del tribunale supremo della Giustizia, controllato dal successore del colonnello Chavez, che ha esautorato la Camera e ne ha assunto i poteri

Alla fine Maduro l’ha fatto. Quello che covava da tempo, riprendere il controllo del Paese dopo aver perso le elezioni parlamentari, è accaduto a Caracas stanotte. Il tribunale Supremo della Giustizia (TSJ), una sorta di Corte Costituzionale con poteri operativi, ha assunto le competenze legislative dell’Assemblea nazionale (AN), accusata di non aver dato seguito ad alcune sentenze. Le schermaglie erano iniziate sul finire della scorsa estate, e sono durate in gennaio (quando tre deputati oppositori dello stato dell’Amazzonia si insediarono nonostante il parere contrario del TSJ), in febbraio (momento in cui lo stesso organo giurisdizionale dichiarò valido un provvedimento finanziario di Maduro, precedentemente bocciato dall’Aula), quando alfine venne stabilito dalla Sala Constituciònal (la sezione Costituzionale del Tribunale, a maggioranza di 5 su 7) che l’assemblea non aveva le prerogative funzionali per intervenire sulla nomina dei mebri del tribunale medesimo. Stanotte, ora venezuelana, tarda mattinata da noi, la conclusione del percorso.
Jusus Torrealba, segretario della Mud (Mesa della Unidad Democratica, la colazione che si oppone a Maduro) , ha parlato apertamente di golpe; la decisione di stamattina limita fortemente, quasi annulla, la possibilità di controllare i poteri pubblici per lì Assemblea nazionale, di fatto svuotate delle prerogative costituzionali. “Ora se il Governo continua ad opporsi non ci potrà impedire di chiedere la convocazione di una costituente”. Il tribunale ha dato mano libera anche sull’uso delle riserve monetarie senza preventiva autorizzazione della Camera.

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Fig. 1 – Il Presidente del Venezuela Nicolás Maduro

La figura del presidente esce molto rafforzata; ai parlamentari è stata revocata l’immunità e a Maduro sono stati concessi poteri speciali in materia militare, economica e politica, da lui stesso giustificati come “argine per difendere la patria, la pace e l’unione nazionale”. Ma non ci sono solo ragioni di politica interna a spiegare l’epilogo. Maduro è in grande difficoltà da tempo, e non è aiutato dal crollo della valutazione del greggio, l’unico bene venezuelano spendibile sui mercati internazionali.
Nell’anno in corso avrebbero dovute avere luogo le elezioni regionali ma sono state cancellate, Maduro tenta così la carta del prender tempo ed arrivare alle presidenziali del prossimo anno. Ma potrebbe aver influito anche la decisione dell’Oas di far approvare la Carta democratica Interamericana, sostenuta invece dall’Assemblea.

Andrea Martire

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Giuridicamente, il Governo aveva richiesto al Tribunale l’autorizzazione alla costituzione di aziende miste pubblico/private, richiesta che prevede, ai sensi della vigente carta costituzionale, l’autorizzazione esplicita della Assemblea nazionale. Lo stesso TSJ ha ravvisato che, essendoci particolare necessità e urgenza, e constatato l’immobilismo parlamentare, si poteva procedere anche senza assenso dell’Assemblea, essendo il presidente in questo modo tenuto solo ad informare il TSj del proprio operato mentre l’Assemblea non ha né diritto di veto né potere di modifica.[/box]

Foto di copertina di theglobalpanorama rilasciata con licenza Attribution-ShareAlike License

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Andrea Martire
Andrea Martire

Appassionato di America Latina, background in scienze politiche ed economia. Studio le connessioni tra politica e sociale. Per lavoro mi occupo di politiche agrarie e accesso al cibo, di acqua e diritti, di made in Italy e relazioni sindacali. Ho trovato riparo presso Il Caffè Geopolitico, luogo virtuoso che non si accontenta di esistere; vuole eccellere. Ho accettato la sfida e le dedico tutta l’energia che posso, coordinando un gruppo di lavoro che vuole aiutare ad emergere la “cultura degli esteri”. Da cui non possiamo escludere il macro-tema Ambiente, inteso come espressione del godimento dei diritti del singolo e driver delle politiche internazionali, basti pensare all’accesso al cibo o al water-grabbing.

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