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L’Africa di Obama

Dopo il G8 italiano, il Presidente afroamericano è stato in Ghana pronunciando parole di profondo rinnovamento. L’inizio di una svolta delle relazioni tra Occidente e continente nero?

LA VISITA – Ha parlato a tutta l’Africa Barack Obama durante la sua prima visita nel continente da presidente degli Stati Uniti. Ha pronunciato il suo discorso al Parlamento di Accra, in Ghana, ma le sue parole erano rivolte a tutti gli africani ed il suo messaggio è stato chiaro: ”Il futuro dell’Africa appartiene agli africani”. Obama ha parlato di rispetto della democrazia, di fine della corruzione e di come questi due punti siano le basi su cui poter costruire lo sviluppo dell’intero continente. Una scelta, quella del Ghana, ricca di significati. Simbolica perché il paese, a lungo diviso da lotte intestine e soggetto a regimi militari, è ora una repubblica presidenziale che può essere esempio di democrazia per tutti gli Stati africani. Fondamentale per gli interessi statunitense, perché il paese è strategicamente posizionato al centro del Golfo di Guinea, dove l’anno prossimo dovrebbe partire lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi dell’area. Importante anche per il Ghana, che spera così di poter attirare investitori stranieri pronti ad investire grandi capitali nel sistema produttivo nazionale.

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IL FUTURO – Secondo le parole del presidente statunitense, la Casa Bianca intende supportare il rispetto delle istituzioni democratiche in tutto il continente aumentando il sostegno alle popolazioni e ai governi responsabili con uno stanziamento iniziale che si aggirerebbe attorno ai 63 miliardi di dollari. Obama ha chiarito con fermezza che lo sviluppo dell’Africa dipenderà dal buon governo dei leader, responsabilità che quindi possono prendersi solo gli africani, con mutuo rispetto e sostenendo le istituzioni democratiche. Proprio la diffusione della democrazia e di istituzioni democratiche forti, la diversificazione di quelle economie che vengono definite “monoproduttive”, la lotta alle epidemie e la mediazione nei conflitti etnici locali sembrano essere i punti chiave dell’agenda politica di Washington per il continente africano. Con più di una sostanziale differenza rispetto al passato. In primo luogo Obama ha chiarito che la Casa Bianca non intende favorire i leader in sé ma le istituzioni che rappresentano, segnando così una linea di confine chiara per tutti quei signori della guerra sostenuti a fasi alterne nel corso della passata presidenza Repubblicana. In seconda battuta Washington supporterà quelle economie nazionali che sapranno dimostrare di sapersi reggere non solo sullo sfruttamento delle materie prime, ma anche su industria, agricoltura e produzione di risorse energetiche alternative agli idrocarburi, dunque diverse da gas e petrolio. Barack Obama ha inoltre evitato con cura di parlare dell’Africom, il Comando delle Forze Armate statunitensi voluto da George W. Bush. Ulteriore segnale di come l’approccio all’Africa da parte della nuova amministrazione statunitense potrebbe realmente rivelarsi un punto di svolta, verso nuovi rapporti tra gli Stati Uniti ed un continente che si trova spesso a dover fare i conti con guerre sanguinose ed instabilità politica.  

Simone Comi redazione@ilcaffegeopolitico.it

Sopra: un'immagine della visita di Obama in Africa

Sotto: la divisione in regioni dell'Africom secondo gli studi strategici statunitensi

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