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OMS e Riforma della Salute Mentale: il caso della Giordania

I problemi di salute mentale, che nel mondo colpiscono milioni di persone, generano spesso fenomeni di discriminazione e isolamento. Dal 2013 l’Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene tutti i Paesi interessati a mettere in atto politiche di riforma dei servizi di salute mentale promuovendo la chiusura dei luoghi di contenzione e reclusione, creando servizi e formando personale specializzato sul campo. Nel contesto mediorientale, caratterizzato da scarsa attenzione ai problemi psichici, la Giordania è stata scelta come prima nazione in cui attuare il programma promosso dall’OMS

IL MENTAL HEALTH ACTION PLAN – Secondo stime recenti fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, 151 milioni di persone nel mondo soffrono di depressione (con circa 844 mila casi di suicidio all’anno), 26 milioni di schizofrenia, 40 milioni di epilessia e 24 milioni di Alzheimer ed altre forme di demenza. Nei Paesi a basso reddito i problemi di depressione incidono in media sul 3,2 per cento della popolazione, arrivando quasi ad eguagliare l’incidenza della malaria che si attesta intorno al 4 per cento. I sistemi sanitari di queste nazioni non sono in grado di sostenere il carico rappresentato dai disturbi mentali, in quanto sia i fondi investiti nelle terapie sia il numero di operatori sanitari specializzati sono del tutto insufficienti. Partendo da queste considerazioni, durante la 66a Assemblea Mondiale della Sanità tenutasi a Ginevra dal 20 al 28 Maggio 2013, l’OMS ha ratificato un Piano d’Azione per la Salute Mentale da attuare tra il 2013 e il 2020. Secondo quanto dichiarato dal Direttore Generale Margaret Chan, tale piano intende concentrare “l’attenzione internazionale su un problema a lungo trascurato e saldamente radicato nei principi dei diritti umani”. Il Mental Health Action Plan 2013-2020 si propone non solo di ampliare e promuovere servizi di ricerca e di assistenza ma anche di tentare di modificare l’atteggiamento di discriminazione e isolamento sociale dei soggetti coinvolti, molto spesso del tutto esclusi dai programmi di sviluppo.

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Fig. 1 – Margaret Chan, Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Eletta inizialmente nel 2007, Chan è stata riconfermata al vertice dell’OMS nel 2012

MEDIO ORIENTE E SALUTE MENTALE – In Medio Oriente viene generalmente prestata scarsa attenzione alla salute mentale e vi è una forte carenza di servizi e di personale specializzato. In diversi Paesi arabi c’è un solo psichiatra per milione di abitanti e in Iraq si contano appena cento psichiatri su una popolazione di trenta milioni di persone, secondo dati forniti dalla Psychiatric Society irachena. In Siria, prima dell’inizio del recente conflitto, c’erano circa settanta psichiatri per ventitré milioni di persone mentre negli Stati Uniti il rapporto è di 1,2 psichiatri per dieci mila abitanti. La scarsità di servizi non è però solo una questione economica poiché anche nei Paesi del Golfo i fondi destinati alla salute mentale sono relativamente scarsi. Secondo Ziad Kronfol, psichiatra presso il Weill Cornell Medical College in Qatar, in tutti i Paesi arabi viene ancora prestata “poca attenzione all’insegnamento delle tecniche terapeutiche e alla modifica degli atteggiamenti verso la malattia mentale e la ricerca clinica è generalmente carente”. Il Dottor Kronfol sostiene inoltre che, nonostante l’aumento di consapevolezza dell’importanza dei problemi psichici, in tempi recenti e nella maggior parte dei Paesi arabi, questa si traduce raramente in azioni concrete. È dunque assolutamente necessario un cambiamento di atteggiamento da parte dei Governi locali partendo anche da un aumento di consapevolezza del personale medico su come riconoscere e trattare alcune patologie psichiche, soprattutto considerando che nelle zone colpite dalla guerra  milioni di persone soffrono di depressione e di disturbi post-traumatici da stress. Il piano dell’OMS, inserendosi in questo contesto, cerca quindi di sostenere le istanze di riforma del settore della salute mentale nella regione mediorientale.

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Fig. 2 – Un gruppo di bambini palestinesi segue le istruzioni di una volontaria all’interno delle attività previste da uno dei programmi per la salute mentale organizzato dall’ONU nella Striscia di Gaza, agosto 2014 

LA RIFORMA GIORDANA – La Giordania è stata scelta dall’OMS, tra sei Paesi del mondo, come prima nazione in cui attuare il Mental Health Action Plan 2013-2020 ritenendo che avesse un fortissimo bisogno di sostegno per rafforzare il sistema sanitario e formare professionisti nel campo della salute mentale. Già nel 2008 era iniziata una collaborazione tra l’OMS, il Ministero della Salute giordano e il Jordanian Nursing Council, con il sostegno della Principessa Muna Al Hussein, per attuare una riforma della salute mentale. Tale riforma consiste in un progetto a lungo termine che si propone di ottenere il più alto livello possibile di salute e di partecipazione attiva alla vita sociale e lavorativa delle persone affette da disturbi mentali. Il Mental Health Action Plan 2013-2020 promosso dall’OMS è partito con la mappatura dei manicomi ed è proseguito con un piano di trasformazione di questi in centri e servizi all’interno di strutture ospedaliere, favorendo quindi l’inclusione sociale dei pazienti. Le politiche di riforma della salute mentale cercano di utilizzare un bisogno reale come stimolo per creare all’interno della società giordana un bagaglio di capacità e conoscenze da proseguire anche quando il progetto sarà concluso, facendo in modo che la società civile giordana possa crescere complessivamente nel rispetto dei diritti delle persone affette da disabilità mentale. Problemi quali la disabilità intellettiva, il ritardo cognitivo e l’autismo richiedono infatti non solamente interventi temporanei: necessitano essenzialmente di cambiamenti socio-culturali tra cui l’inclusione sociale e la lotta alla discriminazione e all’isolamento sia degli adulti che dei bambini.

Fig. 3 – Il team del progetto per la salute mentale infantile del Bambino Gesù a Karak, in Giordania. Il progetto, iniziato nel 2013, è arrivato all’undicesima missione (febbraio 2017) // Foto: Giovanni Valeri

IL PROGETTO DELL’OSPEDALE BAMBINO GESÙ A KARAK – Uno dei progetti per la salute mentale infantile è attivo a Karak, una città a 140 km a sud della capitale Amman, in una delle zone più povere della Giordania. Il progetto, avviato nel 2013, è organizzato dal dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma in collaborazione con l’Ospedale Italiano di Karak e si occupa di valutare i bambini con problemi neurologici e neuropsichiatrici, e in particolare quelli affetti da autismo, coinvolgendo l’intera famiglia nel processo riabilitativo. Il Dottor Giovanni Valeri, neuropsichiatra infantile del Bambino Gesù, che, insieme ad altri specialisti, ha visitato a Karak fino ad oggi oltre cinquecento bambini, giordani ma anche rifugiati, sostiene: “il passaggio fondamentale di questo progetto è avvenuto dopo aver valutato quasi duecento bambini. Mi sono reso conto che bisognava andare oltre la diagnosi e intraprendere un programma di parent training, che al Bambino Gesù effettuiamo da molti anni, in cui il terapista lavora con l’intera famiglia per aiutare i genitori a trovare delle strategie per stimolare le competenze sociali e comunicative di cui questi bambini sono carenti”. La terapia e la conseguente riabilitazione, oltre che sulla famiglia, si riflettono sulla società sia attraverso un processo di inclusione sociale e scolastica dei bambini con problemi neurologici e neuropsichiatrici (che non vengono ammessi nelle scuole normali e per i quali non esistono scuole speciali ma solo pochissimi centri per chi ha disabilità gravi) sia attraverso la formazione sul campo di personale specializzato che a sua volta si occuperà di formare altri operatori locali.

Fig. 4 – Il Dottor Giovanni Valeri impegnato in una visita a Karak, nel corso del progetto del Bambino Gesù. Due dei bambini giordani con disturbi dello spettro autistico, grazie alla terapia svolta in questi anni, sono stati recentemente ammessi a frequentare la scuola, infondendo grande speranza nelle altre famiglie coinvolte nel programma // Foto: Giovanni Valeri

Alice Miggiano

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

E’ possibile scaricare il Mental Health Action Plan 2013-2020 dal sito ufficiale dell’OMS. Maggiori dettagli sull’iniziativa dell’Organizzazione in Giordania sono anche rintracciabili in questa sezione speciale dello stesso sito. [/box]

Foto di copertina di US Mission Geneva rilasciata con licenza Attribution-NoDerivs License

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Alice Miggiano
Alice Miggiano

Laurea in Lingua e letteratura persiana e PhD in Studi Iranici, sto conducendo una ricerca post dottorato sulla presenza iraniana in Brasile. Tra le pubblicazioni scientifiche il Vocabolario dei termini amministrativi, commerciali e diplomatici. Italiano-persiano e persiano-italiano (Pensa Multimedia, 2015), il capitolo relativo all’Italia del volume The Iranian Diaspora. Challenges, Negotiations and Transformations (University of Texas Press, 2018) e la monografia Venticinque anni di letteratura della diaspora iraniana in Italia. Catalogo di opere e autori 1992-2017 (in corso di pubblicazione). Dal 2016 mi occupo di società iraniana e cultura persiana per Il Caffé.

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