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Dalla Guerra di Corea a Trump: le relazioni degli Stati Uniti con Pyongyang

Dall’inizio della Guerra Fredda in poi, le relazioni tra l’asse Stati Uniti-Corea del Sud e la Corea del Nord sono state particolarmente complicate. Le controverse dichiarazioni del neo-eletto Trump promettono una svolta non solo nei rapporti con la Corea del Nord, ma anche con la stessa Corea del Sud

STATI UNITI E COREA DEL NORD NELLA STORIA  In seguito alla fine della Seconda Guerra Mondiale e con l’inizio della Guerra Fredda, il territorio della penisola coreana venne diviso per la prima volta nel corso della sua storia. Il Nord finì sotto l’ala protettrice dell’Unione Sovietica, mentre il Sud divenne un alleato fondamentale degli Stati Uniti. Questo equilibrio venne bruscamente interrotto il 25 giugno 1950, quando le forze armate nordcoreane invasero la Corea del Sud. Una coalizione di sedici Paesi guidata dagli Stati Uniti, sotto l’egida dell’ONU, intervenne allora per fermare l’attacco. L’ingresso in guerra della Cina a favore della Corea del Nord provocò però una lunga situazione di stallo nel conflitto. Nel 1953 si arrivò infine ad un armistizio; ciononostante, ad oggi non è ancora stato firmato un trattato di pace tra i due Stati. Le relazioni della Corea del Sud e degli Stati Uniti con il regime di Pyongyang sono state difficili da allora. Fin dalla fine della guerra, infatti, Washington ha mantenuto la presenza di un contingente militare nel Sud, ed è stata formata una “zona demilitarizzata” al confine, unico sistema di ingresso tra i due Paesi. A testimoniare la difficoltà nei rapporti “tra le due Coree”, inoltre, è stata l’assenza di qualsiasi tipo di comunicazione ufficiale tra i Governi fino al 1971, nonostante una “volontà di riunificazione” fosse stata dichiarata da entrambe le parti. I rapporti degli Stati Uniti con la Corea del Nord hanno subito una significativa evoluzione dalla fine della Guerra Fredda in poi. Nel 1994, infatti, le due parti trovarono un accordo per una progressiva denuclearizzazione del territorio nordcoreano. In seguito al ritiro da parte della Corea del Nord dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare (Non Proliferation Treaty – NPT) nel 2003, gli Stati Uniti esposero la necessità di periodiche discussioni tra i sei Stati direttamente coinvolti nella questione: Stati Uniti, Corea del Nord, Corea del Sud, Cina, Giappone e Russia. L’ultimo di questi incontri si è tenuto nel 2009. Nonostante alcune dichiarazioni di Pyongyang abbiano lasciato aperta la possibilità di una graduale denuclearizzazione, il Paese ha continuato a condurre fin da allora numerosi test nucleari in palese violazione del diritto internazionale. Solo nel 2016, infatti, sono stati effettuati due test nucleari e per oltre venti missili balistici.

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Fig.1 – Negli anni cinquanta gli Stati Uniti intervennero per fermare l’invasione nordcoreana

STATI UNITI E COREA DEL SUD, UN FRONTE COMUNE  Fin dall’inizio della Guerra Fredda, grazie ad una necessaria alleanza di tipo strategico-militare, i rapporti con la Corea del Sud sono stati invece di tutt’altra natura. Dagli anni Ottanta in poi, si è sviluppata nel Paese una forte società civile che ha portato allo sviluppo di uno stabile sistema democratico e di un’economia fiorente, estendendo quindi l’alleanza tra Stati Uniti e Corea del Sud anche sotto il punto di vista ideologico ed economico. Gli Washington e la Seoul hanno infatti sempre fatto fronte comune per fronteggiare minacce regionali e mondiali. Come accennato, dalla guerra di Corea in poi gli Stati Uniti hanno mantenuto una forte presenza militare nella penisola e i due Paesi hanno stipulato un trattato di difesa comune per garantire la protezione di Seoul da aggressioni esterne.

L’APPROCCIO DI TRUMP – L’instabilità della Corea del Nord rappresenta forse la più grande minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti nel breve-medio termine. È possibile infatti che Pyongyang acquisisca la possibilità di lanciare missili intercontinentali entro il 2020 e considerando il singolare comportamento dei leader nordcoreani, le conseguenze di un tale sviluppo restano imprevedibili. Le posizioni del neo-eletto Presidente Trump sulla questione sono state in genere ritenute piuttosto controverse.  Il tycoon ha in primo luogo dichiarato che gli Stati Uniti si debbano interessare di più alla questione, considerando l’imprevedibilità della Corea del Nord una volta che il regime avrà sviluppato i mezzi necessari a trasportare i missili. Dopodiché, il presidente eletto ha dichiarato che per risolvere la questione avrebbe messo pressione alla Cina affinché convincesse Pyongyang a interrompere il programma nucleare. Infine, Trump ha dichiarato che avrebbe invitato Kim-Jong-Un (“leader supremo” della Corea del Nord) negli Stati Uniti per discutere personalmente della questione. L’approccio di Trump è complicato anche a causa della sua posizione sulla relazione degli Stati Uniti con la Corea del Sud. Il magnate ha infatti sostenuto a più riprese che gli USA non otterrebbero nulla in cambio del supporto militare alla Corea del Sud. Trump ha quindi indicato la necessità che Seoul cominci “a difendersi da sola” (così come il Giappone) dalla minaccia nordcoreana. In realtà, la Corea del Sud si fa già carico di una parte sostanziale dei costi militari statunitensi nel Paese: negli ultimi anni, ha aumentato la sua parte di budget, che ora ha raggiunto circa il 55%. Trump non è isolato nel sollevare il problema, ma coloro che si lamentano tra gli alti funzionari di Washington sono ben pochi. In generale, negli Stati Uniti, così come in Corea del Sud, la questione nordcoreana viene vista come una minaccia comune che va fronteggiata insieme. Mentre Seoul ha difeso l’attuale politica proprio in questo modo, Pyongyang si è detta soddisfatta dell’atteggiamento della nuova amministrazione statunitense. Recentemente, le relazioni tra Corea del Sud e Stati Uniti hanno subito un’ulteriore danno. Lo scandalo che ha coinvolto la Presidente Park ha infatti impedito alla sua amministrazione di mettersi in contatto con l’entourage di Trump, nonostante le recenti difficoltà nelle relazioni con la Corea del Nord renderebbero tali relazioni fondamentali in questo momento.

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Fig. 2 – La presidente della Corea del Sud, Park Geun-hye. Lo scandalo che l’ha vista coinvolta potrebbe aver complicato ulteriormente la gestione della questione nordcoreana

UNA GRAVE MINACCIA  Il problema delle relazioni degli Stati Uniti e della Corea del Sud con la Corea del Nord rimane una delle più grandi minacce per l’occidente nel breve-medio termine. Nonostante numerosi tentativi di dialogo, ogni approccio diplomatico non ha riscosso grande successo nel corso degli ultimi vent’anni. La visione  della nuova amministrazione statunitense al problema potrebbe complicare ulteriormente la situazione, togliendo alla Corea del Sud il sostegno che le era stato garantito nel corso degli ultimi sessant’anni.

Michele Boaretto

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più 

  • In seguito allo scandalo che l’ha coinvolta, la presidente della Corea del Sud Park Geun-hye è stata sottoposta ad una procedura di impeachment, in seguito alla quale è stata sospesa dal suo incarico.
  • Kim Jong-Un, attuale “leader supremo” della Corea del Nord, è il più giovane capo di Stato al mondo e il terzo della “dinastia dei Kim”. È succeduto a suo nonno, Kim Il-Sung, e a suo padre, Kim Jong-il. [/box]

Foto di copertina di (stephan) rilasciata con licenza Attribution-ShareAlike License

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Michele Boaretto
Michele Boaretto

Nato a Padova nel 1994. Studio Relazioni Internazionali all’Università di Manchester, in precedenza ho studiato per un semestre in Spagna (Universidad Complutense) oltre ad aver studiato inglese per un anno in Canada. Particolarmente interessato alla politica statunitense ed europea, per il Caffè Geopolitico mi occupo principalmente di economia politica e di politica nordamericana.

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