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L’intelligence di Barack

Dopo il fallito attentato sull’aereo diretto a Detroit l’amministrazione Obama si interroga sull’efficacia della lotta al terrorismo da parte dei servizi segreti

TENSIONE A WASHINGTON – Il fallito attentato aereo delle scorse settimane e le conseguenti polemiche sull’incapacità di previsione dei servizi di intelligence statunitensi hanno riportato a Washington un clima caratterizzato da tensioni, paure e critiche. Le polemiche hanno spesso catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica, che per certi versi sembra essere ricaduta in un isterismo dettato dalla paura che possa verificarsi un nuovo 11 settembre. Alla Casa Bianca quanto successo ha suscitato inizialmente un certo nervosismo e una dura reazione da parte di Barack Obama, giunto a dichiarare una pronta risposta contro chiunque fosse coinvolto nel tentato attacco terroristico. Nei giorni immediatamente successivi l’esecutivo ha però deciso di riportare entro limiti precisi le dichiarazioni dei funzionari e la linea strategica da seguire, in modo da poter rispondere efficacemente ad eventuali eventi di questo tipo sia in territorio nazionale che in caso di attacchi contro le sedi diplomatiche nel mondo.

CHE FARE IN YEMEN? – L’immediata chiusura dell’ambasciata in Yemen ha indotto molti analisti a pensare alla possibilità di pesanti ed immediate ritorsioni di tipo militare contro i campi di addestramento di Al Qaeda nel paese. Nulla di tutto ciò è avvenuto e l’apparente immobilità statunitense sembra poter essere un ulteriore prova del nuovo corso che Barack Obama ha impresso all’approccio dell’esecutivo verso le questioni di politica internazionale. John Brennan, consigliere del presidente per il terrorismo, ha dichiarato che l’esecutivo statunitense è pronto anzi a sostenere il governo di Sana’a e che gran parte dei 90 prigionieri yemeniti di Guantanamo saranno rimpatriati nel loro paese solo nei tempi opportuni e nei modi adeguati. Quest’ultima precisazione è senza dubbio un segno del fatto che, pur volendo supportare il governo yemenita nella lotta ad Al Qaeda, la Casa Bianca preferisce non correre il rischio di dover assistere a pericolose evasioni di terroristi pronti a rientrare attivamente nella lotta contro gli Stati Uniti. Allo stesso tempo, i servizi di intelligence statunitensi cercheranno una maggior collaborazione con il Mukhabarat yemenita e il GSS saudita, attivo in Yemen già da qualche tempo.

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LE MOSSE DI OBAMA – Di certo la Casa Bianca disporrà cambiamenti importanti all’interno dei servizi di intelligence: Barack Obama ha dichiarato che i servizi di sicurezza hanno fallito in maniera disastrosa poiché avevano complessivamente abbastanza informazioni per prevenire l’attentato sul volo della Delta Airlines. La mancanza di coordinamento fra le differenti agenzie di intelligence è uno dei problemi “storici” del comparto della sicurezza a stelle e strisce. Già nel recente passato la mancanza di condivisione di notizie sensibili è costata alla Casa Bianca e al paese intero un prezzo altissimo: prima degli attacchi al World Trade Center erano state raccolte infatti notizie sufficienti a ricostruire il quadro di una situazione potenzialmente esplosiva ma la mancanza di canali di dialogo tra le agenzie ha poi impedito un’efficace azione di prevenzione. Al momento i servizi di sicurezza statunitensi sembrano quindi vivere un momento particolarmente difficile. Mai come ora gli Stati Uniti avrebbero però bisogno di un’ intelligence capace di lavorare in teatri ostili e di prendere quelle iniziative che un esecutivo non può permettersi di ordinare. Da anni ormai il comparto militare ha preso il sopravvento, in termini di libertà operative e fondi, erodendo lentamente la possibilità, ad esempio della CIA, di operare nei diversi teatri di conflitto come già fece nel passato, seppur con alterne fortune. Resta da verificare se Barack Obama deciderà di continuare sulla via tracciata dai suoi predecessori o se rilancerà il ruolo dei servizi di intelligence in territorio statunitense e all’estero, primo passo verso una più efficace opera di contrasto ad un nemico che non utilizza le tattiche della guerra tradizionale e i cui attacchi potrebbero essere prevenuti semplicemente con un miglior coordinamento tra le diverse Agenzie. 

Simone Comi 12 gennaio 2010 redazione@ilcaffegeopolitico.it

Foto: in alto, la vignetta di Jacopo Marazia mette in guardia circa i possibili "effetti collaterali" dei controlli di sicurezza.

Sotto: John Brennan, consigliere di Obama per il terrorismo

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Jacopo Marazia
Jacopo Marazia

Mi chiamo Jacopo, da 30 anni circa ho i piedi infilati nelle pantofole del mio salotto meneghino e la testa sempre altrove (grazie internet!). La storia e la politica internazionale sono state prima la mia passione e poi oggetto di studio all’UniversitĂ  Statale, dove mi sono laureato in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee. Europa, Russia e Balcani sono le aree geografiche che ho studiato piĂą approfonditamente, mentre pirateria moderna, politiche energetiche e di sicurezza sono le questioni che ho seguito con piĂą attenzione. Lavoro come copywriter presso un’agenzia di comunicazione. Mi piace disegnare e ogni tanto lo faccio anche per il Caffè. Scrivere, disegnare, fare video e grafica: il Caffè rappresenta per me un’ottima occasione per sperimentare nuovi modi per comunicare meglio contenuti di qualitĂ . Hope you enjoy!

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