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Sognare sogni diversi: Sun Yat-sen visto da tre prospettive

In Cina si sono susseguite senza sosta le commemorazioni per i 150 anni dalla nascita di Sun Yat-sen, considerato unanimemente il fondatore della nuova Cina, quasi venerato nella RPC, a Taiwan e a Hong Kong, ma con ottiche molto diverse, che svelano sogni diversi, allora come oggi

LA FINE DELL’IMPERO CELESTE – Un antico proverbio cinese ben rappresenta l’anima della vecchia (e in fondo anche della nuova) Cina: “Due esseri umani possono dormire nello stesso letto e sognare sogni diversi”. Di conseguenza, prima del collasso definitivo dell’Impero celeste, molti avevano sognato un rinnovamento, ma ognuno con una diversa peculiarità. In effetti, sia il movimento repubblicano che quello riformista, che avevano dato la spallata finale ad uno Stato già in bilico, volevano cambiare la Cina, ma guardando ad orizzonti opposti, che solo Sun Yat-sen, eletto primo Presidente provvisorio della Repubblica (1911-12), dopo aver rovesciato il regime imperiale, tentò di tenere insieme, fino alla sua morte, avvenuta nel 1925, percorrendo un cammino veramente nuovo in un contesto molto difficile. Per questo Sun è lo statista unanimemente considerato Padre della Patria, ad Hong Kong come a Taiwan, ammirato da Mao come da tutti i suoi successori fino a Xi Jinping.

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Fig. 1 – Commemorazione ufficiale del 150° anniversario della nascita di Sun Yat-sen  a Pechino

I TRE PRINCIPI DEL POPOLO – Il pensiero di Sun Yat-sen si esprime nei “tre principi del popolo”: nazionalismo, democrazia e benessere del popolo”, che hanno costituito il cardine della sua azione politica, in un’ottica completamente nuova, la cui attualità è ancora adesso quasi sorprendente. Il Governo, diceva Sun, doveva favorire lo sviluppo tecnologico ed accogliere il sistema rappresentativo, rifiutando però lo sfruttamento derivante dal capitalismo. Questa idea, che permise alla Cina di approdare ad un’era nuova, è ancora oggi dibattuta (in relazione all’industrializzazione allora, alla globalizzazione ora) e su di essa si declinano le diversità che spesso separano Pechino, Hong Kong e Taipei, per il ruolo dello Stato rispetto al sistema economico, ma, soprattutto, per le diverse interpretazioni della partecipazione popolare alla direzione della cosa pubblica. Il secondo principio, il nazionalismo, aveva fatto irruzione nell’Impero Celeste con l’incontro/scontro con le potenze europee, e aveva lasciato profondamente interdetto uno Stato fondato su una concezione culturalista strettamente sinocentrica, il cui collante non era l’identità nazionale ma la tradizione confuciana, che segnava il confine tra civiltà e barbarie. Sun seppe reinterpretare l’idea di nazione, facendone un principio composito, radicato nei valori confuciani che esaltavano l’altruismo, lo spirito pacifico, il rispetto, l’agire retto e secondo coscienza, ma teso a costruire un’identità nazionale nuova. Questa dottrina, sincretica ed originale, unì sapientemente tradizione e innovazione, creando in Cina, per la prima volta, l’idea di Stato moderno.

LA DEMOCRAZIA SECONDO SUN YAT-SEN – Il terzo principio era definito potere del popolo, cioè “democrazia”, ma di tale termine non vi era allora traccia nei dizionari. Sun lo rielaborò sapientemente, contribuendo a diffondere in Cina le idee di libertà e di salvaguardia dei diritti individuali in cui confluivano le istituzioni autoctone che avevano permesso quell’uguaglianza alla radice che l’Occidente ha conosciuto solo in tempi recenti, e cioè il sistema degli esami ed il Censorato. In effetti in Cina, per secoli, l’accesso alle cariche pubbliche non era riservato alle famiglie nobiliari, ma avveniva dopo aver superato esami sempre più difficili controllati, come tutta l’attività di governo, da organi a ciò preposti, che configuravano un’organizzazione dello Stato fondata sulla divisione in cinque poteri. La grandezza del primo Presidente consiste nell’aver compreso l’impossibilità di trapiantare nella sua terra i principi che hanno reso l’Occidente il faro della civiltà moderna, senza il filtro dei settemila anni durante i quali la cultura cinese ha declinato una diversa civiltà, altrettanto importante in quella parte del mondo.

INFLUENZE IDEOLOGICHE – I tre principi del popolo esercitarono sul Partito Comunista un’influenza notevole: più volte furono presi a sostegno per reinterpretare l’ideologia marxista-leninista in chiave cinese, focalizzando il ruolo delle masse, fonte di quel consenso che diede a Mao l’arma decisiva per la vittoria. Ancora oggi la Cina tiene in grande considerazione quell’idea di nazione elaborata dal fondatore della patria, che costituisce il fondamento della politica estera volta a costruire, lentamente ma forse inesorabilmente, l’immagine di nuova superpotenza globale. In questa ottica si possono leggere le numerose celebrazioni organizzate in tutto il territorio cinese per celebrare il centocinquantesimo anniversario della nascita del signor Sun Yat-sen.

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Fig. 2 – Sun Yat-sen (al centro) con degli amici simpatizzanti per la rivoluzione nella Hong Kong di fine Ottocento

NESSUNO DIVIDERÀ LA CINA – Queste manifestazioni hanno costituito l’occasione per ricordare al popolo la necessità di mantenere vivo lo spirito combattivo del fondatore e ai funzionari quella di rispondere ai bisogni della gente.  In questa ottica sono stati rievocati i tre principi del popolo per spingere ancora di più l’acceleratore sulla modernizzazione, allo scopo, ora come allora, di rivitalizzare la madrepatria, tenendo sveglia la coscienza nazionale.  Lo stesso Xi Jinping ha dedicato a Sun Yat-sen una commemorazione solenne, ribadendo la ferma opposizione ad ogni forma di separatismo, contro cui egli aveva strenuamente combattuto, ed ha riproposto ancora una volta la concezione unitaria dello Stato come dato squisitamente culturale, caro alla tradizione cinese, da cui deriva  il concetto di unica Cina, richiamato a più riprese, soprattutto dopo la destabilizzante telefonata intercorsa tra Trump e la Presidente della Repubblica di Cina.

VISIONE DELLA REPUBBLICA DI CINA – Dalla sponda opposta dello stretto, il Governo di Taiwan ha celebrato il 150° anniversario della nascita del Padre della patria, ma da un’altra angolazione, sottolineando cioè il contributo alla nascita del costituzionalismo moderno dato da Sun Yat-sen e patrocinando, tra i molti eventi, una mostra fotografica ad Honolulu, dove furono  gettati i semi che hanno poi permesso la prima fioritura democratica nella Cina repubblicana. Al principio di democrazia, come elaborato da Sun, si richiama la Presidente Tsai Ing-Wen, alla guida del partito progressista e indipendentista (DPP), che ha vinto le elezioni sulla scia delle proteste suscitate dall’avvicinamento tra il Guomindang e Pechino. La nuova leader di Taipei ha rinsaldato la sua posizione internazionale glissando elegantemente sul “Consensus” del 1992, l’accordo stilato tra le due Cine volto a riconoscere una “unica Cina”, anche se con diverse sfumature. La telefonata  al neo-eletto presidente degli Usa sembra rispondere ai timori e alle richieste di molti intellettuali che hanno persino proposto di togliere le raffigurazioni del padre della patria dagli uffici pubblici per stigmatizzare la strumentalizzazione del pensiero di Sun, che la Cina comunista opera, e non da ora, nella speranza che la nuova politica americana permetta all’isola di ritagliarsi una posizione più solida nell’area del Sud-est asiatico, che Pechino starebbe fagocitando.

SUN YAT-SEN CELEBRATO A HONG KONG – Anche nell’isola, utilizzata dal padre della Cina moderna come base del movimento rivoluzionario ed in cui egli trovò sicuro rifugio, sono stati numerosi i festeggiamenti, e hanno costituito un’occasione unica per sostenere, almeno indirettamente, i componenti del Legco, il Parlamento di Hong Kong, che si sono rifiutati di giurare fedeltà alla RPC, riaprendo gli ombrelli gialli, simbolo del movimento Occupy Central e riaccendendo proteste e scontri, soprattutto dopo la reazione di Pechino che, considerando il giuramento invalido, ha decretato l’espulsione dall’Assemblea di deputati democraticamente eletti dal popolo, in un contenzioso aperto di cui si paventano risvolti inquietanti in panorami distopici come quello evocato dal film  Ten years.

ANCORA SOGNI DIVERSI  E dopo 150 anni si sognano ancora sogni diversi, come quelli che hanno affollato la notte dell’Impero celeste e sono finiti con la nascita della Repubblica, prodromo di una nuova Cina e quelli attuali, nati dalla velocissima modernizzazione socio-economica della Repubblica Popolare Cinese. Alcuni di questi sogni si sono realizzati, portando ai cinesi del continente e delle isole quel benessere che sta facendo dello Stato del centro una nazione grande e potente, in procinto di effettuare il sorpasso degli Stati Uniti, di cui il “grande precursore della rivoluzione cinese”, come Mao definiva Sun Yat-sen, è stato ispiratore. Sulla democrazia, considerata compiuta nella Repubblica di Cina e declinata, almeno come stato di diritto, ad Hong Kong, ancora si scontrano sogni troppo diversi, con i quali una superpotenza globale dovrà molto presto fare i conti.

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Fig. 3 – Proteste a Taiwan nel 2015 per l’incontro tra Ma Ying-jeou e Xi Jinping

Elisabetta Esposito Martino

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Un po’ di storia: Sun Yat-sen, (in Cina più conosciuto come  Sūn Zhōngshān 孙中山), nato il 12 novembre 1866, a Xiangshan nella Cina meridionale, in un contesto di totale implosione dell’Impero, rappresentò una figura nuova e all’avanguardia: non aveva, come d’obbligo all’epoca e come era accaduto per millenni, una cultura classica confuciana ma aveva seguito studi scientifici presso i missionari e si era specializzato all’estero, acquisendo un’approfondita conoscenza del mondo occidentale, soprattutto durante gli studi ad Honolulu, nelle isole Hawaii. Sun aveva anche esercitato la professione di medico in Inghilterra, ad Hong Kong, Macao e in Giappone. Grazie ad una raffinata strategia politica, attraverso cui ripensò la tradizione, costruì un pensiero filosofico e giuridico affascinante, sulla cui base riuscì a far confluire aggregazioni variegate in un vero partito, il Kuomintang (国民党, Guómíndǎng), ispirato ai tre principi del popolo, che, elaborati dal fondatore della Cina repubblicana, in un contesto di contrasti stridenti tra nuovo e vecchio, riflettevano tutto il fermento culturale e politico di un’epoca che aprì alla Cina quel rinascimento che da allora non si è più fermato. [/box]

Foto di copertina di Arabani Rilasciata su Flickr con licenza Attribution-ShareAlike License

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Elisabetta Esposito Martino
Elisabetta Esposito Martinohttp://auroraborealeorientale.wordpress.com/

Sono nata nello scorso secolo, anzi millennio, nel 1961. Mi sono laureata in Scienze Politiche, Indirizzo Internazionale, presso La Sapienza con una tesi sul consolidamento della Repubblica Popolare cinese (1949 – 1957); ho conseguito il  Diploma in Lingua e Cultura Cinese presso l’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente di Roma ed il Perfezionamento in Lingua Cinese presso l’ISMEO. Sono stata delegata italiana per l’International Youth culture and study tour presso la Tamkang University Taipei, e poi docente di discipline giuridiche ed economiche. Ho lavorato come consulente sinologa e svolto attività di ricerca. Ora lavoro in un ente di ricerca e continuo la mia formazione (MIP Business School del Politecnico di Milano e dalla SDA Bocconi School of Management, Griffith College di  Dublino, Francis King School of English di Londra, EC S.Julians di Malta). Ho pubblicato sull’”Osservatorio Costituzionale”, dell’associazione italiana dei costituzionalisti  (AIC) , su “Affari Internazionali” e su “Mondo Cinese”.
Dopo aver sfaccendato tra pappe e pannolini per quattro figli, da quando sono cresciuti ho ripreso alla grande la mia antica passione per la Cina, la geopolitica  e le istituzioni politiche e costituzionali. Suono la chitarra, preparo aromatici tè ma non mi sveglio senza… il caffè!

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