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A un passo dalla meta

Barack Obama incassa il “sì” del Congresso alla riforma sanitaria e si prepara ad affrontare il dibattito in Senato. Un altro voto positivo, non facile da ottenere, potrebbe già spalancare al Presidente le porte del secondo mandato

EVENTO – Definito dal presidente Barack Obama “un atto storico”, l’approvazione alla Camera dei Rappresentanti della riforma sulla Sanità potrebbe realmente segnare un nuovo punto di partenza per gli Stati Uniti. Usare il condizionale è però d’obbligo perché al Senato ci si aspetta una battaglia aspra e lunga quanto alla Camera, dove i voti di scarto a favore della maggioranza sono stati solo 5 e le discussioni sono durate fino a notte inoltrata. L’approvazione definitiva dell’ “Affordable Health Care for America Act” potrebbe portare cambiamenti profondi nel sistema statunitense: verrebbero estesi ai più poveri i benefici assistenziali forniti dallo Stato, i cittadini sarebbero costretti ad avere un’assicurazione sanitaria per non dover pagare una penale e lo stesso varrebbe per i datori di lavoro nei confronti dei dipendenti, le assicurazioni non potrebbero negare la possibilità di stipulare polizze in ragione dello stato di salute dei cittadini e verrebbe redatto un piano statale per negoziare le tariffe migliori con medici ed ospedali. Come detto però, la battaglia al Senato sembra avere un esito incerto e non sarebbe da escludersi la possibilità di fallimento dell’iniziativa presidenziale. Alla Camera dei Rappresentanti i voti contrari sono giunti per la maggior parte da parte Repubblicana (176), ma sono stati ben 39 i Democratici che hanno deciso di non sostenere la proposta di Obama, probabilmente perché preoccupati da possibili ripercussioni sul voto delle prossime elezioni per il rinnovo di un terzo del Congresso.

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COSTI E PROMESSE – Quasi 1,5 trilioni di dollari, questo il costo della riforma sanitaria per le casse statali. Un prezzo abbastanza alto se si considera il periodo economicamente poco felice per gli Stati Uniti, segnato inoltre da una maggiore diffidenza dei contribuenti per quanto riguarda la discesa in campo del governo in quei settori, come quello bancario e la sanità, da sempre caratterizzati da un certo liberismo. Il risultato, garantire l’assicurazione ad almeno 36 dei 47 milioni di cittadini statunitensi che ancora non la possiedono, avvicinerebbe il sistema a stelle e strisce a quel welfare di tipo europeo di cui molti auspicavano la realizzazione per rendere paritaria la distribuzione di cure sanitarie nel paese intero. Non bisogna inoltre dimenticare che, politicamente parlando, l’approvazione del piano di riforma del sistema sanitario potrebbe portare Barack Obama direttamente al secondo mandato alla presidenza.  La realizzazione della riforma costituirebbe infatti un chiaro esempio di mantenimento di un promessa impegnativa fatta all’elettorato in campagna elettorale, una promessa per certi versi azzardata, eppure inevitabile, per un candidato Democratico che aspira a diventare inquilino della Casa Bianca. 

SCONTRO FINALE – Al Senato i Democratici dovrebbero avere i 60 voti necessari per approvare il progetto di legge anche in caso di duro ostruzionismo da parte dei Repubblicani. Al momento la maggioranza appare però piuttosto divisa al suo interno e uno dei due senatori indipendenti, Joe Lieberman del Connecticut, potrebbe decidere di astenersi dal voto o ancor peggio di votare contro la proposta di intervento governativo, come dichiarato qualche tempo fa. L’unica bozza di legge finora varata dal Senato non conteneva il piano pubblico approvato dalla Camera, ulteriore motivo che fa sperare i Repubblicani in possibili defezioni dal gruppo di maggioranza. Sia Harry Reid, veterano dei Democratici al Senato, che Barack Obama si sono detti comunque fiduciosi, ma la battaglia si preannuncia essere dura, segnata da tensioni intra-partitiche tra i Democratici e soprattutto dal risultato incerto.    

Simone Comi

13 novembre 2009

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