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Putin e l’ortodossia come rinnovato strumento di politica estera

In 3 sorsiIl rapporto tra potere temporale e spirituale è da sempre stato una variabile importante per la Russia. Dopo la fine del comunismo e il liberalismo di Eltsin, deciso a concedere più libertà religiosa ma senza sacrificare l’idea di uno Stato laico, la fede ortodossa è tornata con Putin a ricoprire un ruolo centrale all’interno della politica sia interna che estera russa, fenomeno dato soprattutto da un processo di istituzionalizzazione della Chiesa ortodossa russa (COR), che diventa uno dei principali attori politici della Russia putiniana. Ispirandosi a vecchi retaggi imperiali, dal 2000 il Presidente russo rispolvera infatti il concetto di ortodossia per promuovere gli interessi del proprio Stato tanto nel vicino quanto nel lontano estero

1. LA COR E IL VICINO ESTERO – Per quanto riguarda il territorio dell’ex URSS, la Chiesa ortodossa svolge un ruolo fondamentale nel far sì che Mosca rivendichi una maggiore influenza nell’area. L’estensione della CSI coincide infatti con il territorio canonico, area nella quale le chiese nazionali ortodosse sono sottoposte alla giurisdizione del patriarcato moscovita. Nella pratica, ciò si traduce nella possibilità per la COR (e, ça va sans dire, il Cremlino) di poter imporre norme in materia canonica e, di presentarsi come proprietaria di edifici e possedimenti ecclesiastici siti all’interno del territorio canonico, oltreché la possibilità di vantare l’esistenza di un canale di dialogo diretto con i Governi locali. Pensiamo alla Bielorussia di Lukashenko: nonostante l’ortodossia non sia la religione ufficiale del paese, essa svolge un ruolo simbolico importante nelle relazioni tra Russia e Bielorussia, evidenziando la vicinanza culturale e storica tra i due Paesi. Lungi dal fungere unicamente da collante culturale, un accordo del 2003 tra Governo bielorusso e Dipartimento degli Affari Esteri della COR autorizza quest’ultima a collaborare direttamente con svariati Ministeri bielorussi, tra i quali spiccano per rilevanza quello degli Affari Interni e quello della Difesa.

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Fig. 1 – Il Patriarca ortodosso Kirill e il Presidente Putin partecipano alle commemorazioni per il Giorno dell’Unità Nazionale, novembre 2013

2. LA COR IN MEDIO ORIENTE – Nonostante l’importanza della COR come attore di primo piano per la politica estera russa sia particolarmente evidente nel contesto geografico ad essa attiguo, ciò non significa che la Chiesa ortodossa russa non sia un alleato fondamentale per le relazioni internazionali della Russia con il resto del mondo. In Medio Oriente, la COR costituisce un soggetto diplomatico estremamente utile per il Cremlino qualora questi preferisca mantenere una linea diplomatica di basso profilo con determinati Paesi dell’area, evitando in tal modo di subire critiche in particolare da Stati Uniti, Unione Europea e Israele. Numerosi sono stati a partire dal 2000 gli incontri tra il patriarca di Mosca e Presidenti e Primi Ministri di alcuni Paesi mediorientali (ad esempio Libano, Iran, Siria). Inoltre, esiste un’organizzazione, l’IPPO (la Società imperiale ortodossa di Palestina, creata nel 1882 da Alessandro II), in cui la complementarità tra COR e Governo russo in Medio Oriente trova una propria istituzionalizzazione. La Società si occupa del reintegro di proprietà e terre appartenenti in passato alla COR in Libano, Siria e Israele, questione particolarmente interessante per il Cremlino in quanto capace di rinvigorire la presenza culturale e politica della Russia nell’area. Nonostante l’organizzazione si proclami non governativa, essa è stata tacciata diverse volte di essere uno strumento al soldo del Governo russo, dipendente politicamente dal Cremlino e legata finanziariamente a oligarchi di fiducia del Presidente Putin.

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Fig. 2 – Cristiani ortodossi celebrano la Pasqua nella Chiesa di Sant’Ignazio a Damasco, aprile 2016

3. COR, RUSSIA E OCCIDENTE – Per quanto riguarda il resto del mondo, in particolare l’Occidente, la COR svolge un ruolo doppiamente utile per la politica estera. Da una parte il rinvigorito legame tra Cremlino e Patriarcato moscovita si sostanzia in un’aspra critica all’Occidente globalizzato e secolarizzato, fatto che permette a Putin di presentare il proprio Paese come la migliore alternativa all’unipolarismo statunitense, promuovendo l’idea di un mondo multipolare in cui valori e tradizioni ricoprano un ruolo centrale nella società. Dall’altra parte, dal 2007, grazie alla riconciliazione tra la COR e la Chiesa ortodossa all’estero (ROCOR, nata durante i primi anni del comunismo e fino al 2007 indipendente dal patriarcato moscovita), ampliamente voluta e promossa da Putin, la COR vanta un controllo diretto sugli edifici e i territori canonici prima appartenenti alla ROCOR (particolarmente attiva in America). Pensiamo in tal senso alla recente inaugurazione di una cattedrale ortodossa in prossimità della Tour Eiffel, edificio la cui costruzione ha suscitato polemiche inerenti non solo la modifica del tradizionale skyline di Parigi ma anche timori circa un’eventuale presenza di spie russe in loco, a dimostrazione del fatto che gli edifici appartenenti alla COR non sono concepiti come semplici edifici di culto ma come centri promotori della politica estera della Russia stessa.

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Fig. 3 – La nuovissima Cattedrale ortodossa della Santissima Trinità a Parigi, costruita col sostegno finanziario del Governo russo e al centro di numerose polemiche in Francia

Lisa Pertot

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

La rinnovata importanza della COR rispetto alla politica estera russa risponde ad un più ampio processo di “ortodossizzazione” della società russa voluto da Putin stesso. Il Presidente russo ha saputo sfruttare il fattore religioso in quanto elemento identitario della popolazione russa stessa, capace di fungere da collante e promotore del patriottismo russo e dell’attaccamento dei russi alle istituzioni governative. Nella pratica, tale fenomeno si è tradotto in una “risacralizzazione della sfera pubblica”: il clero funge da consulente per i municipi e i partiti politici in merito a questioni legali, la gerarchia ecclesiastica partecipa a celebrazioni civili, le feste religiose tornano ad essere feste pubbliche, e vi è una stretta collaborazione tra il Servizio federale per il Tesoro e la Chiesa ortodossa per combattere il problema della corruzione e per promuovere una rinascita spirituale della Russia.

Lungi dall’essere un mero strumento politico nelle mani dello Stato, la nuova intesa della COR con il Cremlino si ispira ad un concetto di ideale armonia tra potere temporale e spirituale da sempre presente (ma spesso non applicato) nella storia russa, in cui Stato e Chiesa condividono gli stessi obiettivi socio-politici. La rinnovata intesa tra le due istituzioni è per entrambe fonte di plurimi vantaggi e potere: se da una parte l’ortodossia viene utilizzata da Putin per legittimare la propria autorità agli occhi dei cittadini e, ispirandosi al passato imperiale, per fomentare una sorta di culto della personalità del presidente, dall’altra la Chiesa gode di risorse finanziarie e un appoggio politico fondamentale per porsi come istituzione religiosa di primo piano tanto in Russia quanto all’interno della comunità ortodossa globale.[/box]

Foto di copertina di Ana Paula Hirama Rilasciata su Flickr con licenza Attribution-ShareAlike License

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Lisa Pertot
Lisa Pertot

Classe 1992, nata a Trieste,  ho conseguito la laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto svariate volte all’estero per studio o lavoro, tra Spagna, Francia e Russia, in assoluto il mio paese preferito. Dopo essere stata quasi due mesi ad Omsk nel 2012, ho svolto un tirocinio vicino a Mosca nel 2015, esperienza che ha aumentato la mia fascinazione per la Russia, passione sfociata nella stesura di una tesi focalizzata sulla Chiesa ortodossa russa e il suo ruolo nella politica estera del paese. Attualmente vivo a Madrid, dove mi trovo per lavoro, ma spero in un futuro non troppo lontano di poter tornare in Russia.

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