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Il ciclone Lava Jato si abbatte su Lula e il PT

Non solo Lava Jato sulle prime pagine dei giornali. Precipita la situazione politica generale in Brasile, con accuse circostanziate formulate direttamente contro l’ex presidente Lula. Si tratta di corruzione, ma il dato che preoccupa di più è la spettacolarizzazione della vicenda giudiziaria. Con l’arresto di due ex ministri dell’economia del PT, sembra definitivamente terminata la fase di espansione del partito di Lula e Dilma. 

LAVA JATO, ASCESA E CADUTA POLITICA DI LULA– Solo sette anni fa l’ex presidente della più grande democrazia rappresentativa di tipo presidenziale dell’America Latina, Lula Inacio da Silva, arrivava a fine mandato con il dato record dell’87% dei consensi sul suo operato. Adesso quello stesso capo politico, tra i fondatori del Partido dos Trabalhadores, si trova impelagato nel più grande scandalo di corruzione della storia del paese: il Petrolao dell’inchiesta Lava Jato.  L’ex sindacalista barricadero, il presidente-operaio che addirittura perse un dito sul tornio in fabbrica, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Curitiba con a capo Sergio Moro, che indaga sulle connivenze illegali tra imprenditoria e politica, con quest’ultima che utilizzava il gigante di stato dell’energia Petrobras, come veicolo di per ricevere tangenti e distribuire prebende ad imprese amiche. Questo è il secondo processo che vede indagato Lula dopo quello che lo ha visto accusato di intralcio alla giustizia sempre in riferimento alla Lava Jato, per aver cercato di comprare tramite terzi il silenzio dell’ex direttore della Petrobras, Nestor Cerverò.

LAVA JATO E L’ACCUSA DI CORRUZIONE  La richiesta, poi accettata da Moro, di iscrivere Lula nel registro degli indagati, proviene dal pool di pubblici ministeri che si occupano della Lava Jato, coordinati dal procuratore Deltan Dallagnol. La denuncia della task-force di Curitiba è stata presentata all’opinione pubblica in data 14 settembre attraverso un curioso power point che pone l’ex presidente a capo di un presunto ‘’schema criminale’’. Le accuse sono di corruzione passiva e riciclaggio di denaro. Tra gli accusati vi sono anche l’ex First Lady Marisa Leticia – solo per riciclaggio di denaro – e altre quattro persone tra cui alti dirigenti del gruppo edilizio OAS e il direttore dell’istituto Lula, Paul Okamotto. La procura federale di Curitiba accusa Lula di aver incassato una tangente di 3,7 milioni di reais (1 mln di euro) da parte dell’OAS di Leo Pinheiro, la quale in cambio ha ottenuto tre importanti contratti con la Petrobras, per un giro di corruzione di 87 milioni di reais (26 mln di euro).
Secondo gli inquirenti il pagamento è stato effettuato in maniera dissimulata sotto forma di bene immobile e con la resa di un servizio di immagazzinamento dell’archivio dei doni ricevuti in regalo durante i suoi due mandati presidenziali. Nel concreto è sottoposto al vaglio dei magistrati il presunto acquisto, ristrutturazione e arredo di un superattico su tre piani (Triplex) nella cittadina di Guaruja nello stato di San Paolo, con l’OAS che rimaneva formalmente proprietaria dell’immobile occultandone la reale titolarità. Stando alle parole di Dallagnol, Lula era il comandante maximo di questo schema di corruzione, uno dei tanti della ‘’propinocracia’’ (tangentocrazia in italiano, che ricorda molto il tangentopoli italiano) messa in piedi durante gli anni dei governi petisti.

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Fig. 1- Un’immagine dell’ex presidente Luìs Ignacio Da Silva, meglio noto come Lula

LA DIFESA DELL’EX PRESIDENTE CONTRO LA LAVA JATO – L’avvocato di Lula, Carlos Zanin Martins ha scelto sin da subito una linea difensiva molto chiara evidenziando che «Dallagnol, si è dimenticato di presentare le prove’’. Inoltre se ‘’non sono i proprietari, Lula e la sua sposa non sono neanche i beneficiari della ristrutturazione effettuata all’immobile’’. Zanin Martins in un’intervista rilasciata a Carta Capital ha offerto un chiaro quadro ancor più articolato della vicenda: “Già abbiamo dimostrato attraverso un’ampia documentazione, che Marisa Leticia ha investito in azioni, dal 2005 al 2009, di una quota della cooperativa abitativa Bancoop. Successivamente l’investimento fu trasferito all’OAS. Quando ci fu questa transazione, i proprietari delle quote potevano chiedere la riscossione delle quote investite o usare la quota come parte del pagamento di un’unità delle proprietà. Dona Marisa ha optato per il riscatto del valore investito».
L’estraneità della coppia presidenziale al Triplex secondo la difesa deriva dal fatto che Lula ha visitato l’immobile una sola volta, e non mostrandosi interessato non né ha mai usufruito né vi ha abitato. Molti esperti di diritto e giurisdizionalisti del paese convergono nel considerare la denuncia molto debole. L’ex procuratore Maierovitch, ascoltato da UOL ha affermato che tra i punti deboli della denuncia vi è la fragilità delle prove – nessuna delle quali schiacciante -, il fatto che Lula sia stato additato come capo di un’associazione a delinquere pur non essendo imputato per questa fattispecie e, infine, per la spettacolarizzazione dell’azione dei magistrati.

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Fig.2 Sergio Moro, giudice in prima istanza della tangentopoli brasiliana

LA POLITICA SOTTO ACCUSA – Se inoltre si va ad analizzare la mole di presunte tangenti ricevute, o le cosiddette ‘’caixa dois’’ i fondi neri destinati alle campagne elettorali, di cui hanno beneficiato tutti i partiti (Pt incluso) la tangente triplex appare ben poca cosa rispetto ai solenni toni inquisitori che hanno portato Lula sul banco degli imputati. L’Italia ha vissuto una fase di scossone delle fondamenta del sistema politico dato da un’inchiesta giudiziaria, durante gli anni di Tangentopoli, a cui Sergio Moro si ispira.
Indro Montanelli era solerte apostrofare il ceto politico di quella stagione con la frase‘’il più pulito ha la rogna’’. Tale proverbiale sintesi si applica benissimo all’attuale fase politica brasiliana, con un ex presidente della camera da poco ‘’cassato’’ per conti segreti in svizzera per 50 milioni di reais provenienti da attività illecite o per un presidente attualmente in carica coinvolto in casi di corruzione riferiti alla negoziazione di fondi illegali destinati a campagne elettorale locali del PMDB.

C’ERA UNA VOLTA IL PT – Dunque, mentre il frammentato parlamento brasiliano trova consenso trasversale in un disegno di legge alla Camera che prevederebbe l’amnistia retroattiva per i reati di caixa dois, due uomini di punta dei governi PT Lula e Rousseff- Antonio Palocci e Guido Mantega– entrambi ex ministri dell’economia di origini italiane, sono stati arresti nell’ambito della Lava Jato. Mantega è accusato di aver sollecitato l’imprenditore Eike Batista ad effettuare un versamento di 2,35 mln di reais ad una società della coppia di pubblicitari Moura-Santana per pagare i debiti accumulati dal PT in campagna elettorale. Palocci invece è accusato di aver intascato tangenti dal gruppo edilizio Oderbrecht per favorire gli interessi di quest’ultimo nell’ambito della presidenza Lula.

MAOS LIMPIAS – Il Petrolao che ha provocato un buco di bilancio di 12 miliardi di euro, con una diminuzione del PIL dello 0,6% nell’ultimo semestre – il sesto negativo consecutivo – non sembra presagire una veloce risalita dell’ex potenza economica in ascesa.
Oltre alla mancanza di riforme economiche strutturali e il mancato ricambio del ceto politico brasiliano che si traduce in assenza di riforme politiche, su tutte la legge elettorale e anti corruzione, l’unica speranza di rigenerazione del tessuto politico e amministrativo proviene dalla Giustizia. Essa stesso però sta andando incontro ad una spettacolarizzazione e alla ricerca forzata di una struttura piramidale degli accusati, tale da poter offrire all’opinione pubblica indignata un capro espiatorio sulla quale concentrare le proprie frustrazioni e delusioni date dalla disoccupazione, la recessione economica e il rapportarsi con un sistema corrotto.

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fig.3 – Il momento dell’arresto dell’ex ministro dell’economia Palocci

Stando alle parole del politologo Rogerio Arantes per El Pais Brasil, le tre istituzioni – Ministero Pubblico Federale, Sergio Moro e Polizia Federale – designate per coprire parti e non l’intero processo penale e che dovrebbero monitorarsi vicendevolmente, invertono l’equazione e agiscono in consorzio in nome dell’impunità da combattere. Un’inchiesta divenuta così potente mediaticamente che, congiuntamente con la crisi economica, ha fatto saltare il tappo alla rivoluzione ‘’passiva’’ e interclassista del Pt, che in nome dell’inclusione sociale senza escludere il mercato aveva trascinato per un decennio la crescita brasiliana, producendo addirittura un impeachment.

                                                                                                                                                                                                                                         Emiliano Caliendo

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””] Un chicco in più

Lula ha indetto una conferenza stampa sostenendo che nel caso vi fossero prove che sia corrotto ”andrebbe a piedi lui stesso in galera”. L’ex presidente ha addirittura fatto ricorso al Comitato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, per la parzialità dell’inchiesta di Moro. Qui un link utile: http://www.cartacapital.com.br/politica/lula-coletiva-lava-jato

Foto di copertina di Agência Brasil Rilasciata su Flickr con licenza Attribution License

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Emiliano Caliendo
Emiliano Caliendo

Vivo a Napoli dove studio Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla Federico II, sono appassionato di geopolitica dell’America Latina e del Vicino Oriente, di cui seguo costantemente le complicate vicende. Un viaggio in Brasile ha fatto esplodere la passione per quella parte di mondo, della quale per ora mi limito a scrivere dalla lontana Europa sperando di poter analizzare il tutto un po’ più da ”vicino” un giorno.

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