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Le relazioni internazionali di Trump: l’incontro con Peña Nieto

Caffè AmericanoMercoledì 31 agosto Trump si è recato in Messico per affrontare il discorso immigrazione – e numerosi altri temi all’ordine del giorno – con il Presidente messicano Peña Nieto. Vediamo su cosa si è focalizzata la discussione e i motivi dell’organizzazione dell’incontro.

IL “BLITZ” A MEXICO CITY – La decisione di Trump di recarsi in Messico è stata alquanto inaspettata. L’incontro è stato pianificato all’ultimo minuto per dimostrare la nuova linea moderata del magnate dopo i numerosi scandali che si sono succeduti. E in effetti, durante la sua visita, Trump è sembrato un’altra persona. Nel suo discorso il tycoon ha sottolineato l’amicizia che lo lega al Presidente Enrique Peña Nieto, per poi adulare i messicani-americani, a sua detta instancabili lavoratori. Nessuna parte del protocollo in vigore in occasione di questi incontri è stata violata e i toni sono rimasti cordiali e pacifici. I temi discussi sono stati, in particolare, l’immigrazione e il trattato di libero scambio NAFTA. La sicurezza del confine Messico/Usa è sempre alla base di ogni rally di Trump, il quale incolpa il Messico per il flusso illegale verso gli Stati Uniti di armi e droga e per l’immigrazione irregolare. Peña Nieto ha sfruttato l’occasione dell’incontro per rispondere di persona e duramente a queste accuse, ribadendo che anche il Messico deve affrontare il problema del traffico illegale dagli Stati Uniti e che l’immigrazione irregolare è, in realtà, diminuita negli ultimi anni. Il Presidente messicano ha anche affermato che, nonostante Trump sostenga che solo il Messico stia beneficiando del NAFTA (uno dei motivi per cui il tycoon vuole sospendere il trattato), anche gli Usa hanno avuto un vantaggio non indifferente generato dall’accordo di libero scambio. Dopo aver difeso il suo Paese e la sua popolazione, il Presidente Nieto ha espresso ottimismo su una possibile cooperazione con Trump in caso di una sua vittoria delle elezioni. Una dichiarazione che ha sorpreso molti, dato che, in passato, il Capo di Stato messicano aveva paragonato Trump a Hitler e Mussolini. Non poteva non essere affrontato anche il piano della costruzione di un muro al confine tra il Messico e gli Stati Uniti. È a proposito di questo tema che, una volta finito l’incontro, si sono riscontrate delle tensioni tra i due uomini politici. Trump ha dichiarato fermamente che nessuno dei due ha affrontato la questione di chi avesse la responsabilità di pagare le spese della costruzione del muro, ma che è sicuro che i messicani contribuiranno. Al contrario, Peña Nieto ha dichiarato che, fin dall’inizio, la possibilità che il Messico paghi per il muro è stata messa fuori discussione dal presidente messicano. Anche a causa di queste continue incoerenze nella campagna elettorale di Trump, molti messicani hanno manifestato contro la presenza del magnate nel loro Paese e l’ex Presidente del Messico Vincente Fox ha dichiarato che il viaggio di qualche ora a Città del Messico non è stato altro che un segnale di ipocrisia da un uomo che non ha paura di chiamare i messicani “spacciatori e stupratori”.

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Fig. 1 – Il “blitz” di Trump a Città del Messico ha colto molti di sorpresa

E POI SUBITO A PHOENIX – Qualche ora dopo l’incontro in Messico, Trump si è recato in Arizona per portare avanti la sua campagna elettorale. A Phoenix, il miliardario ha affrontato nuovamente il discorso immigrazione, non cedendo sulla costruzione del muro al confine con il Messico, ma tornando indietro sulla sua posizione di deportare 11 milioni di immigrati irregolari. Per la precisione, Trump ha annunciato un piano che contempla, oltre alla creazione del muro:

  • La fine della pratica che prevede l’arresto e poi la liberazione degli immigrati senza documenti, a favore di una policy più dura che obblighi alla loro deportazione
  • Zero tolleranza nei confronti degli immigrati irregolari che hanno commesso un crimine sul suolo statunitense
  • Triplicare il numero di dipendenti nel Dipartimento dell’Immigrazione
  • Annullare l’ordine esecutivo di Obama che protegge temporaneamente gli immigrati senza documenti dalla deportazione e li autorizza a ricevere un permesso per lavorare
  • L’interruzione alla fornitura di visti nei Paesi dove c’è scarso controllo su chi vuole emigrare
  • Fare in modo che gli Stati da cui provengono gli immigrati irregolari accettino il ritorno dei propri cittadini ed evitino una loro eventuale ripartenza
  • Portare a termine i lavori di creazione di un sistema ideato per monitorare i visti di entrata e uscita.

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Fig. 2 – Enrique Peña Nieto si rivolge a Trump con fare dubbioso: si può fidare di lui?

MOTIVI E CONSEGUENZE DEL VIAGGIO IN MESSICO – L’incontro con Nieto, come già anticipato, è stato organizzato con un preavviso di pochissimi giorni. In realtà, la decisione di intraprendere un viaggio di qualche ora in Messico è derivata, tra le altre cose, da un invito del Presidente messicano per chiarire le sue posizioni e quelle del magnate. Ovviamente, Trump aveva un piano ben preciso. Per prima cosa, il re del mattone voleva dimostrare di aver intrapreso una via più moderata, che comprende il dialogo e buone relazioni internazionali. Inoltre, Trump voleva lanciare un segnale importante agli statunitensi: la salvezza degli Usa dalla crisi del terrorismo, dei confini e della disoccupazione può derivare solo da lui, un uomo che corre verso il problema per risolverlo alla radice. Questa mossa è stata strettamente necessaria dopo gli inviti di Trump alla Russia di interferire nella domestic jurisdiction degli Usa di qualche settimana fa; il tycoon ha bisogno di ricordare al popolo che ha a cuore le sorti degli States. Infine, Trump ha voluto mostrare ai suoi elettori e oppositori che è in grado di essere un politico, di occuparsi di affari internazionali e di trovarsi a suo agio in occasioni più che formali. Ovviamente, ogni passo di Trump non può non avere conseguenze. Recandosi in Messico, l’uomo d’affari di New York ha rischiato di perdere l’appoggio degli elettori più conservatori e ha mostrato poca coerenza. Le sue posizioni sono sempre in continuo cambiamento e la scarsa trasparenza sulla discussione con Peña Nieto riguardo a “The Wall” non fa altro che incitare le richieste degli elettori alla fine di comportamenti contradditori. Ma almeno Trump in una cosa non si smentisce mai: la grande capacità di stupirci ad ogni sua mossa.

Giulia Mizzon

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

La risposta dell’avversaria Hillary Clinton non si è fatta aspettare. L’ex Segretario di Stato ha dichiarato che quello che Trump ha fatto per la prima volta il 31 agosto, lei lo ha fatto per 4 anni come diplomatica statunitense. La candidata democratica ha inoltre affermato che: “You don’t build a coalition by insulting our friends or acting like a loose cannon. You do it by putting in the slow, hard work of building relationships. Getting countries working together was my job every day as secretary of state. It’s more than a photo op. It takes consistency, reliability.” [/box]

Foto di copertina di Mike Licht, NotionsCapital.com Rilasciata su Flickr con licenza Attribution License

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Giulia Mizzon
Giulia Mizzon

Nata a Imperia nel 1992, laurea magistrale in Politiche Europee e Internazionali all’Università Cattolica di Milano. Affascinata dalle dinamiche della politica internazionale, frequento un Master in International Relations all’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali. Confesso di essere un’amante degli States, sempre presenti nei miei programmi futuri, e una lettrice accanita di qualsiasi cosa mi capiti sottomano.

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