giovedì, 28 Marzo 2024

APS | Rivista di politica internazionale

giovedì, 28 Marzo 2024

"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

Associazione di Promozione Sociale | Rivista di politica internazionale

La Brexit al casello cinese: sogni ambiziosi e scomode realtĂ 

La decisione britannica di lasciare la UE è stata presentata da molti analisti come un grande successo per la Cina, pronta a sfruttare l’occasione per rafforzare la propria influenza economica a livello mondiale. Ma è davvero così? Cosa pensa realmente Pechino della Brexit? E in che modo il divorzio tra Londra e Bruxelles influenzerĂ  il futuro delle relazioni anglo-cinesi, rese problematiche da conflitti di visioni strategiche e interessi economici?

IL VASO DI PANDORA – La Premier Theresa May sta elaborando nuove strategie per far fronte all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, rivedendo posizioni pregresse e adottando tattiche in fieri, in particolare  nelle relazioni con la Cina, che andranno riconsiderate in una nuova ottica. Uno dei compiti piĂą importanti del nuovo Governo inglese sarĂ  quello di ridisegnare sia la portata che le modalitĂ  dei rapporti internazionali, anche per riuscire ad affrontare le incognite legate all’impatto del Leave nel lungo periodo e a fronte, tra l’altro, dello stallo nel riconoscimento alla RPC, da parte dell’ UE, dello status di economia di mercato.  Un intreccio di situazioni che, come ha scritto il Global Times, apre un autentico vaso di Pandora.
La nuova leadership britannica dovrĂ  necessariamente ridiscutere lo sviluppo infrastrutturale, in cui il ruolo di Pechino non è stato, in passato,  certo secondario, se si considerano i finanziamenti stanziati per le nuove centrali nucleari e gli impianti petroliferi di ultima generazione. Gli accordi per piĂą di 40 miliardi firmati lo scorso anno tra Osborne e Xi Jinping, nel quadro delle iniziative speciali che, secondo David Cameron, avrebbero dovuto avviare un “decennio d’oro” nei rapporti tra i due Paesi, hanno rappresentato un significativo salto in avanti per il Going Out, cioè la strategia di penetrazione delle imprese cinesi all’estero, ma sono stati ferocemente osteggiati da vasti strati dell’opinione pubblica britannica che hanno accusato Downing Street di aver svenduto per business i valori democratici. Ora la nuova Premier sta rivedendo molte posizioni, non piĂą scontate, congelando anche per motivi di sicurezza nazionale il progetto di  Hinkley Point  assegnato alla China General Nuclear Power Company per 24 miliardi, in un marasma politico diffuso che l’Economist ha definito “anarchia nel Regno Unito”.

Embed from Getty Images

Fig. 1 – Visita del Presidente cinese Xi Jinping a Londra nell’ottobre 2015

UN MOMENTO STORICO CRUCIALE – Da parte sua la leadership di Pechino guarda con preoccupazione al collasso delle attivitĂ  imprenditoriali britanniche seguito all’esito inaspettato del referendum, che ha riportato il Paese d’Oltremanica ai livelli del 2009, quando imperversava la crisi globale. La Cina, le cui esportazioni con l’Unione Europea raggiungono il 16% del totale, perde la testa di ponte che la Gran Bretagna rappresentava verso l’Unione Europea, ma anche e soprattutto la principale piazza finanziaria per l’internazionalizzazione del renminbi. Si teme che l’uscita del Regno Unito dalla UE possa comportare riflessi non di poco conto sia sui mercati valutari, favorendo una serie di dinamiche dagli esiti non prevedibili, che per la Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture (AIIB) e per i vari programmi che hanno lo scopo di far rivivere le antiche Vie della Seta tra la Cina e i suoi vicini attraverso cospicui investimenti.

Embed from Getty Images

Fig. 2 – La Premier britannica Theresa May partecipa ai lavori del G20 di Hangzhou, settembre 2016

Il Regno Unito, avvezzo ad una dimensione di internazionalizzazione, conta a sua volta sull’ancora di salvezza dei mercati extraeuropei, soprattutto per i prodotti finanziari. In questa nuova ottica si possono leggere i contatti intrapresi con la leadership cinese da Philip Hammond, nuovo Cancelliere dello Scacchiere, giunto nella RPC per la riunione dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche centrali dei 20 Paesi che costituiscono le economie sviluppate e quelle emergenti, in vista del vertice del G20 di Hangzhou, tenutosi il 4 e 5 settembre scorsi. Nel comunicato finale dell’incontro le difficoltĂ  legate ai molteplici conflitti geopolitici in corso (tacendo del golpe turco), dal terrorismo globale al problema dei rifugiati, sono state oggetto di una parziale rilettura post-Brexit. Questo evento, definito come inaspettato, potrebbe peggiorare le diffuse debolezze strutturali del mondo globalizzato, in un momento in cui è piĂą che mai necessaria una politica coordinata, soprattutto per i tassi di cambio, per incrementare la produzione con ogni strumento disponibile, con la consapevolezza che la politica monetaria da sola non possa portare a una crescita equilibrata.

SFIDE STRATEGICHE INTERCONNESSE – Il Governo britannico, da parte sua, ha assicurato l’apertura dei propri mercati (che naturalmente attraggono soprattutto le imprese cinesi per gli assets diventati piĂą appetibili), ma deve ponderare sapientemente la bilancia commerciale e gli investimenti esteri con la sicurezza nazionale ed i diritti umani, nella necessitĂ  di costruire nuove relazioni multilivello, fuori  dall’Unione Europea e dalle organizzazioni ad essa legate, che stanno attraendo la Gran Bretagna nell’orbita delle posizioni americane. Sul piatto dei nuovi equilibri pesa l’incognita della candidatura di Trump, sostenitore di una non ben identificata forma di protezionismo, correlata ad una sfida aperta al Governo di Pechino, accusato di manipolare le valute e l’economia con grosse ripercussioni sul deficit americano e dei Paesi occidentali. D’altro canto, bisogna considerare la partita che la Russia sta giocando per ricostruire la sua tradizionale zona d’influenza nei territori dell’ex URSS, erodendo gli spazi dell’Europa e della NATO, mentre la Cina, intenta a tessere la tela del sogno cinese, non rimarrĂ  sicuramente spettatrice.

Embed from Getty Images

Fig. 3 – Incontro tra May e Xi a margine del G20 di Hangzhou, settembre 2016

CINA SALVAGENTE DELLA BREXIT? – Il questo contesto il G20 diventa una  piattaforma  di rinnovato  lancio per una Cina che, fino a pochi mesi fa, era additata come causa di vulnerabilitĂ  dei mercati internazionali, nel timore di un hard landing e di una destabilizzazione di un mercato globale stagnante, sia per gli esiti della sua politica monetaria che per l’overcapacity che produce eccessive esportazioni di acciaio e metallo, cui sono legate le pratiche di dumping. Oggi il fuoco incrociato prodotto da questi fattori di instabilitĂ , insieme alla forte fluttuazione delle materie prime e alla bassa inflazione di alcuni Paesi, sta permettendo a Pechino, giĂ  incamminata verso una politica monetaria e fiscale ricalibrata, di interfacciarsi come il piĂą grande Paese in via di sviluppo, che si assume la responsabilitĂ  di mantenere e ampliare i diritti e gli interessi degli altri Paesi emergenti, e di presentarsi addirittura come ancora di stabilitĂ  per l’economia globale, come sostenuto ripetutamente dal Premier Li Keqiang. Svoltosi con grande pompositĂ , il G20 di Hangzhou, anche in seguito alla Brexit, si configura quindi come una dimostrazione della crescente influenza sulla scena internazionale di una Cina pronta a guidare il mondo verso una crescita forte, sostenibile, equilibrata e inclusiva, fondata sull’innovazione.

Embed from Getty Images

Fig. 4 – L’impianto nucleare di Hinkley Point, nel Somerset, al centro di tensioni e polemiche tra Londra e Pechino

SOGNI E RISVEGLI – Quanto emergerĂ  dopo il G20 di Hangzhou, in particolare in relazione al rilancio dell’economia in un contesto di nuove relazioni globali, si intreccerĂ  con i due sogni, quello europeo e quello cinese, che si stanno contestualmente vagheggiando nella notte del nuovo millennio, ostaggio di guerre e terrorismo. A questi due sogni si è anelato nella speranza di coronare un percorso di ritorno ai valori fondativi che hanno reso splendide due civiltĂ , ma le attuali leadership al potere stanno forse  sognando altro, prede di interessi economici e finanziari, declinati dalle grandi banche, in un liberismo sfrenato, fonte di diseguaglianze inaccettabili o di intollerabili autoritarismi per nuove volontĂ  di potenza. Ma i popoli  europei vogliono tornare ai sogni dei padri fondatori, il cui sguardo spaziava in lungo e in largo (come da una delle etimologie di Europa), un sogno che anche il popolo inglese forse voleva ancora sognare ma all’interno di un’entitĂ  nuova, federata, indipendente, capace di rendere fruibile a tutto il mondo globalizzato i principi di uguaglianza e di solidarietĂ . Questi valori potranno trovare nuova linfa dall’incontro con quelli del sogno cinese che dovranno correlare la velocissima trasformazione, piĂą radicale della stessa rivoluzione culturale, con l’armonia e l’altruismo del proprio retaggio culturale e con un sistema politico necessariamente attraente. Domani, al risveglio, si saprĂ  se e quando i sogni potranno diventare realtĂ .

Embed from Getty Images

Fig. 5 – Il Premier cinese Li Keqiang discute delle possibili conseguenze della Brexit al World Economic Forum di Tianjin, giugno 2016

Elisabetta Esposito Martino

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Dopo molte esitazioni, il Governo May ha finalmente dato il via libera alla costruzione dell’impianto nucleare di Hinkley Point, finanziato congiuntamente da Francia e Cina. Il progetto dovrebbe creare 25mila posti di lavoro e coprire circa il 7% del fabbisogno energetico nazionale.
Inizialmente lanciata dal colosso energetico francese EDF, l’iniziativa ha poi ricevuto il significativo sostegno finanziario del Governo cinese, che ha ottenuto in cambio da Londra la possibilitĂ  di costruire una nuova centrale nucleare nell’Essex. Il coinvolgimento di Pechino nella vicenda ha però aperto pesanti questioni di sicurezza nazionale, accompagnate da polemiche politiche e proteste ambientaliste. Il tema è stato anche al centro dei colloqui tra la May e il Presidente cinese Xi Jinping durante il G20 di Hangzhou. In cambio del via libera, il Governo di Londra ha ottenuto il diritto di precludere a EDF la vendita dell’impianto ad altre compagnie e dovrebbe mantenere il controllo di una quota rilevante di azioni delle future centrali nucleari costruite sul proprio territorio nazionale.[/box]

Foto di copertina di Svalin Rilasciata su Flickr con licenza Attribution-ShareAlike License

Dove si trova

Perchè è importante

Vuoi di piĂą? Iscriviti!

Scopri che cosa puoi avere in piĂą iscrivendoti

Elisabetta Esposito Martino
Elisabetta Esposito Martinohttp://auroraborealeorientale.wordpress.com/

Sono nata nello scorso secolo, anzi millennio, nel 1961. Mi sono laureata in Scienze Politiche, Indirizzo Internazionale, presso La Sapienza con una tesi sul consolidamento della Repubblica Popolare cinese (1949 – 1957); ho conseguito il  Diploma in Lingua e Cultura Cinese presso l’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente di Roma ed il Perfezionamento in Lingua Cinese presso l’ISMEO. Sono stata delegata italiana per l’International Youth culture and study tour presso la Tamkang University Taipei, e poi docente di discipline giuridiche ed economiche. Ho lavorato come consulente sinologa e svolto attivitĂ  di ricerca. Ora lavoro in un ente di ricerca e continuo la mia formazione (MIP Business School del Politecnico di Milano e dalla SDA Bocconi School of Management, Griffith College di  Dublino, Francis King School of English di Londra, EC S.Julians di Malta). Ho pubblicato sull’”Osservatorio Costituzionale”, dell’associazione italiana dei costituzionalisti  (AIC) , su “Affari Internazionali” e su “Mondo Cinese”.
Dopo aver sfaccendato tra pappe e pannolini per quattro figli, da quando sono cresciuti ho ripreso alla grande la mia antica passione per la Cina, la geopolitica  e le istituzioni politiche e costituzionali. Suono la chitarra, preparo aromatici tè ma non mi sveglio senza… il caffè!

Ti potrebbe interessare