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La zika spaventa l’America Latina (e anche l’Europa)

La Zika ora terrorizza il mondo intero: la sua diffusione, riscontrata anche nel Sud-Est Asiatico, è arrivata sino in Spagna dove è stato registrato l’ultimo caso di microcefalia su un neonato. Cerchiamo di ripercorrere le tappe della diffusione del virus, e di capire quali sono i paesi maggiormente colpiti, quali quelli in cui l’epidemia sembra essersi arrestata e qual è la situazione dati i giochi olimpici di Rio.

DOVE “NASCE” ZIKA E PERCHÉ SI PROPAGA – Fino a poco tempo fa l’opinione pubblica era convinta che il virus Zika si fosse diffuso in Brasile a causa della Coppa del Mondo 2014, evento questo a partire dal quale il virus sarebbe sfociato in una vera e propria epidemia. Recentemente però, alcuni ricercatori della Oxford University in collaborazione con quelli dell’Instituto Evandro Chagas (che sta altresì tentando di trovare un vaccino per il virus), hanno pubblicato uno studio secondo il quale, dall’analisi del genoma del virus prelevato da sette pazienti brasiliani, di cui uno deceduto, questo risulterebbe assai simile a quello di un virus propagatosi nel Sud-Est Asiatico. Sembrerebbe quindi che, l’aumento delle relazioni tra America Latina e Asia, le quali sono riscontrabili anche nell’aumento di circa il cinquanta percento dei voli aerei tra le due regioni secondo Il Post, abbia comportato l’arrivo di Zika e che gli ultimi mondiali di calcio abbiano favorito la diffusione del virus a causa dell’elevato numero di persone accorse nel paese, il quale ancora oggi risulta quello maggiormente colpito.

Il virus, tuttavia, non è letale per l’uomo, piuttosto provoca disturbi nello sviluppo dei feti delle donne contagiate in gravidanza. Diversi studi infatti, hanno ipotizzato come un contagio che avviene attorno alla quattordicesima settimana di gravidanza, possa comportare la microcefalia nel neonato, la quale può spesso provocare disturbi motori quanto cognitivi. Il contagio in Brasile si stima abbia interessato un milione e mezzo di persone, con circa mille casi di microcefalia confermati come dovuti al contagio delle donne in gravidanza.

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Fig. 1 – Molti paesi, tra cui anche il Brasile che risulta il più colpito, stanno tentando di attuare misure di emergenza e disinfestazione nelle zone più a rischio

I PAESI COINVOLTI E QUELLI CHE SI AVVIANO ALL’ARRESTO DELL’EPIDEMIA – Nonostante si pensi che la Zika abbia coinvolto quasi tutti i paesi dell’America Latina, alcuni di essi sono riusciti, attraverso misure di prevenzione mirate, a limitare la propagazione del virus o a ridurre gli effetti del contagio. Il Cile ad esempio, ha riscontrato un numero bassissimo di casi e questo perché non solo è stata costituita una task force apposita, ma anche perché la Zika è stata considerato una vera e propria emergenza. Anche la Bolivia ha incrementato la spesa per la salute pubblica, investendo diversi milioni di dollari per costituire nuovi ambulatori e strutture sanitarie. Ma se in alcuni casi il virus è stato tenuto sotto controllo, in altri la prevenzione e la sensibilizzazione sono venute meno oppure non sono state poste in essere in maniera efficace. In Venezuela, la mancata considerazione del virus come un serio pericolo per la salute pubblica, ha fatto sì che di esso si parlasse poco e, conseguentemente, la popolazione ponesse in essere relative ed insufficienti misure di prevenzione; lo stesso governo infatti, si è sempre rifiutato di diffondere un bollettino epidemiologico che informasse la popolazione sulla situazione di Zika nel paese. A ciò aggiungiamo la oramai perenne mancanza di medicinali e le gravi carenze ospedaliere, fatti legati alla difficile situazione politica ed economica interna.

Brasile e Colombia sono risultati essere i paesi maggiormente colpiti dal virus, tanto che nel primo venne dichiarato uno stato di emergenza al pari di quello normalmente diffuso per le calamità naturali. Tuttavia, tale dichiarazione, è arrivata quando il numero di contagi, e casi di microcefalia nei neonati, erano già alti. Importanti misure di sensibilizzazione sono state poste in essere, è stato mobilitato l’esercito e diversi programmi di informazione nelle scuole sono stati avviati. Tuttavia l’epidemia non sembra arrestarsi, dinamica invece che proprio pochi giorni fa, è balzata alle cronache per quanto riguarda il paese colombiano.

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Fig. 2 – Un bambino affetto da microcefalia in Brasile, il paese maggiormente colpito dal virus

LA COLOMBIA SCONFIGGE ZIKA MENTRE L’EUROPA NE HA PAURA – È di pochi giorni or sono  la notizia secondo cui il Ministero della Salute colombiano ha dichiarato la fine dell’epidemia di Zika nel paese. Il drastico calo dei contagi ha fatto sì che, seppure ancora non del tutto debellato, il virus sembra stia regredendo e facendo venire meno l’epidemia che aveva colpito duramente il paese assieme a quello carioca.  

Secondo The Washington Post il numero dei contagi sta diminuendo di circa 600 individui alla settimana, trasformando quindi una fase di epidemia in di endemia. Uno dei fattori che ha positivamente influito sulla diminuzione del numero dei contagi è stato l’efficiente piano di monitoraggio dei contagi nonché gli importanti finanziamenti rivolti ai piani di prevenzione rivolti soprattutto alle donne in gravidanza che, stando alle stime del Ministero della Salute Colombiana e dei bollettini da esso rilasciati, sono ammontati a circa sedicimila negli ultimi tre anni. Nell’ultima settimana di luglio, all’Hebron University Hospital di Barcellona è nato il primo bambino affetto da microcefalia in Europa, ritenendo la sua malformazione come diretta conseguenza del contagio del virus Zika della madre, avvenuto in America Latina. Quasi 200 casi di contagio sono stati registrati in Spagna e ad eccezione di uno, si ritiene che questi siano avvenuti nei paesi latinoamericani colpiti dal virus.

Durante la stessa settimana, è stato registrato un ulteriore caso di microcefalia su di un neonato negli Stati Uniti, precisamente a New York, dove la madre anche in questo caso risultava aver compiuto un viaggio in America Latina. È chiaro quindi come il virus, benché ritenuto non letale per l’uomo, può avere conseguenze importanti sulla salute delle persone e lo sviluppo motorio e/o cognitivo dei neonati. 

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Fig. 3 – La Coppa del Mondo 2014 è ancora oggi considerata da molti il principale veicolo di diffusione del virus ed è per questo che le Olimpiadi di Rio preoccupano e non poco la popolazione brasiliana

ZIKA SPAVENTA LE OLIMPIADI DI RIO 2016 – All’inizio di giugno, a meno di due mesi dall’inizio delle Olimpiadi di Rio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità lanciò un monito affinché le Olimpiadi venissero rimandate. L’imminente inizio e conclusione dei preparativi resero impossibile l’accoglimento della proposta tanto che i giochi olimpici hanno appena preso inizio proprio in questi giorni. Purtroppo, ciò che viene denunciato da numerose organizzazioni che si occupano di salute, in particolare quella pubblica, è che nonostante l’alto numero di partecipanti alle Olimpiadi, atleti e visitatori compresi, non siano state poste in essere eccezionali misure di prevenzione, se non le raccomandazioni generali di protezione dalle punture attraverso spray, zanzariere e lontananza con zone paludose o dove vi è un ristagno di acque. È per questi motivi che sempre l’OMS ha dedicato un’attenzione particolare alla comunicazione esterna in materia di prevenzione dalla Zika al fine di ridurre quanto più possibile le conseguenze di eventuali contagi.

Quello che preoccupa infatti, è l’elevato afflusso di turisti a Rio, dinamica questa che potrebbe (potenzialmente) diffondere il virus in tutto il mondo (non dimentichiamo che sono stati registrati non solo i suddetti casi di microcefalia su neonati in Europa e negli Stati Uniti, ma casi di contagio sono persino arrivati a registrarsi nelle isole di Capo Verde). È quindi essenziale che le misure di prevenzione, sensibilizzazione, e più in generale di sicurezza rivolta ad assicurare la salute pubblica, vengano poste in essere. Non solo perché possano svolgersi i giochi olimpici, ma per evitare effettivamente un propagarsi dell’epidemia, aggravando così una situazione già delicata.

Sara Belligoni

Un chicco in più – La United Nations World Health Organization ha istituito uno Zika Strategic Response Plan, i cui obiettivi ed attività sono consultabili al seguente link http://www.who.int/emergencies/zika-virus/response/en/ [/box]

Foto di copertina di byzantiumbooks pubblicata con licenza Attribution License

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Sara Belligoni
Sara Belligoni

Sara Belligoni is a Ph. D. Candidate in Security Studies at the School of Politics, Security, and International Affairs at the University of Central Florida. She investigates how vulnerable communities can better prepare for, respond to, and recover from crises and disasters. Sara adopts a multi-discipline approach that combines political science, public policy, and security studies. Prior to joining UCF, she received a Certificate in Global Affairs (2015) from the New York University, a Master’s Degree cum laude in International Relations (2015) and a Bachelor’s Degree in Political Science for Cooperation and Development (2012) both from Universita’ degli Studi Roma Tre.

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