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Il Sudafrica si prepara alle elezioni amministrative tra le proteste

Il 3 agosto si terranno in Sudafrica le elezioni amministrative e l’ANC, su cui gravano accuse di corruzione e malgoverno, rischia di perdere la sfida.

I FATTI – Un intenso percorso di proteste e lotte sta accompagnando il Sudafrica verso le elezioni amministrative del prossimo 3 agosto. La percezione che questo appuntamento sarĂ  un punto di svolta per la storia del Paese è largamente diffusa. Cresce, infatti, l’insofferenza dell’elettorato per una gestione statale caratterizzata da forme di clientelismo e corruzione che si va articolando in un movimento nazionale di protesta nei confronti dell’operato del partito al Governo dalla fine dell’apartheid, l’ANC, e verso il Presidente Jacob Zuma. In un clima teso, non estraneo a forme di protesta violente si inseriscono le morti di diversi candidati dell’ANC. Dodici esponenti del partito sono stati assassinati in questa lunga campagna elettorale e il Governo della provincia del KwaZulu Natal, teatro degli ultimi due assassinii, ha annunciato la creazione di una commissione ad hoc per indagare sugli omicidi che ormai hanno una chiara componente politica. Le violente proteste scoppiate tra il 20 e il 21 giugno nella municipalitĂ  di Tshwane dopo l’annuncio della candidatura di Thoko Didiza come rappresentante dell’ANC, preferita al sindaco uscente, introducono un interessante elemento di analisi della situazione attuale. Sebbene non sia da escludere che gli omicidi rientrino in dinamiche interne al partito (infatti molti dei candidati uccisi si erano espressi apertamente contro la corruzione diffusa all’interno dell’ANC), si deve prendere in considerazione che questi atti potrebbero essere lo specchio del dissenso verso l‘imposizione di candidati percepiti come deboli e corrotti. Infatti, nonostante le politiche di decentramento, esistono poche piattaforme di partecipazione popolare nelle politiche locali e i funzionari eletti vengono percepiti come rappresentanti degli interessi di partito piĂą che delle istanze dei cittadini.

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Fig. 1 – Il Presidente sudafricano Jacob Zuma

ALCUNI DATI – In Sudafrica persiste un divario di reddito strutturale che spesso segue linee razziali. Un report del 2015 indica che il 53,8% della popolazione vive in povertĂ , e il 21,7% ha un reddito insufficiente a provvedere a un’alimentazione sana per la propria famiglia. La disoccupazione giovanile (15-24 anni) supera il 50% e circa metĂ  dei posti di lavoro creati nel 2015 è stato assorbito dal settore informale, aggiungendo così precarietĂ  alle fasce di popolazione a basso reddito generalmente impiegate nell’economia informale. In un clima così precario non sorprende l’aumento del dissenso dei cittadini con una media di tre proteste al giorno (dati raccolti dal ISS Public Violence Monitor tra gennaio del 2013 e dicembre del 2015). Nonostante il Sudafrica abbia votato in modo pacifico dal 1994, il quadro che si sta configurando in questi ultimi mesi fa temere per una radicalizzazione delle proteste e per l’aumento generalizzato della violenza.

LE PROTESTE – Nel settembre del 2015 una manifestazione che ha visto coinvolte circa diecimila persone ha chiesto le dimissioni del Presidente Zuma. Nonostante le diverse critiche a questo movimento, tra cui quella di razzismo, esso è sicuramente un altro sintomo del malessere generalizzato dei cittadini. Con il suo slogan #ZumaMustFall, calco del #FeesMustFall che ha accompagnato le lotte studentesche dello stesso anno, rappresenta un ulteriore tassello del clima di agitazione che mette in discussione la legittimitĂ  e la retorica del progetto della nazione arcobaleno che ha portato alla fine dell’apartheid senza però una completa derazzializzazione dei sistemi di potere. La protesta studentesca è iniziata con la richiesta di una decolonizzazione dei saperi che passasse per il rigetto della mercificazione dell’istruzione e la rottura con il passato coloniale (rappresentato dalla statua di Rhodes nell’universitĂ  di Cape Town da cui il primo slogan del movimento: #RhodesMustFall). Le due successive fasi della protesta hanno alzato la posta in gioco, chiedendo rispettivamente l’annullamento del provvedimento che prevedeva l’aumento delle tasse universitarie del 10% (#FeesMustFall, richiesta accolta dal Presidente Zuma dopo il corteo del 23 ottobre al palazzo del Governo di Pretoria) e la fine delle esternalizzazioni dei servizi legati all’universitĂ , affiancando agli studenti i lavoratori.

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Fig. 2 – #FeesMustFall, proteste studentesche contro l’aumento delle tasse universitarie

QUALI ALTERNATIVE? – L’aumento degli scioperi e delle proteste porta inevitabilmente a domandarsi se le manifestazioni siano segnali della reale necessitĂ  di un cambio politico per il Sudafrica o se potranno essere veicolate in istanze che l’ANC si troverĂ  ad affrontare nei prossimi anni.
Il noto massacro di Marikana del 2012, in cui le forze di polizia spararono sui minatori in sciopero provocando diversi morti, ha segnato una prima rottura dei lavoratori con il partito al potere. Ne sono un chiaro emblema la perdita di numerosi iscritti al sindacato piĂą grande del Paese, il National Union of Mineworkers (NUM), strettamente allineato con l’ANC.
Un altro attore fondamentale delle elezioni di agosto, e ovviamente delle prossime elezioni generali, è l’Economic Freedom Fighters (EFF), partito fondato da Julius Malema, ex-presidente della ANC Youth League, nel 2013. Il partito di Malema, che si esprime attraverso una forte retorica marxista e ha supportato le proteste studentesche degli ultimi mesi, è attualmente il secondo gruppo di opposizione dopo la Democratic Alliance (DA).
La DA sembra avere reali possibilitĂ  di vittoria nei centri urbani di Pretoria e Port Elizabeth, mentre l’EFF raccoglie consensi tra la popolazione a basso reddito. Le elezioni amministrative saranno quindi un interessante banco di prova per tutti i soggetti coinvolti nel panorama politico sudafricano e potrebbero infliggere un duro colpo all’ANC.

Marcella Esposito

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Qui potete trovare il report di Afrobarometer sulle elezioni amministrative del 3 agosto in Sudafrica.[/box]

Foto di copertina di GovernmentZA pubblicata con licenza Attribution-NoDerivs License

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Marcella Esposito
Marcella Esposito

Laureata in Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa, da anni mi occupo dello studio della situazione socio-politica in Africa Orientale e in particolare della Tanzania, paese che amo e che ho potuto conoscere in profonditĂ  grazie ai miei viaggi e alla conoscenza della sua splendida lingua, il swahili. Mi interesso di governance urbana, informalitĂ  e sviluppo locale, ma anche di come identitĂ  di genere, razza e classe si interfacciano nel contesto dell’Africa sub-sahariana. Per il Caffè Geopolitico mi occupo di Africa Meridionale.

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