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Italia-Irlanda, storia di due razze

EuroCaffè – Domani in campo Italia e Irlanda, due Paesi che nella storia (oggi soprattutto) si sono tanto amati, ma anche tanto odiati.

IRLANDESI VS ITALIANI – Elliot Erwitt è uno dei più grandi fotografi contemporanei, maestro del bianco e nero che ritrae la vita quotidiana, come già Henri Cartier-Bresson. Erwitt, di origine ebraica, ha vissuto in Italia finché la vergogna incancellabile delle leggi razziali non spinse la famiglia a emigrare negli Stati Uniti nel 1939. In una recente intervista, il fotografo ricorda che oltreoceano il suo legame con l’Italia proseguì, oltre che per affinità culturale, per un semplice motivo: era ebreo e i bambini irlandesi picchiavano quelli ebrei e italiani, uniti in un fronte comune.
Brooklyn, un film del 2015 candidato a tre Premi Oscar e basato sul romanzo di Colm Tóibín, racconta la vicenda dell’amore tra una giovane irlandese negli Stati Uniti e un idraulico italiano – perché gli emigranti italiani facevano gli idraulici già molto tempo prima che i polacchi invadessero la Francia. In una scena la ragazza è a cena con la famiglia del fidanzato. C’è un clima piuttosto imbarazzato e all’improvviso il piccolo Frankie, senza troppi giri di parole, esordisce con «Prima di tutto devo dire che gli irlandesi non ci piacciono!», e via con una sequela di aneddoti sugli italiani bastonato da quelli con «capelli rossi e gambe grosse».
Pur essendo entrambe cattoliche e accostate nei pregiudizi che spesso subiscono i migranti, negli USA fino a qualche decennio fa i rapporti tra le due comunità non erano ottimi: gli irlandesi erano arrivati in America da prima e almeno parlavano inglese. Gli italiani invece avevano cominciato a sbarcare successivamente e si trascinavano dietro la nomea di europei di seconda o terza classe, con un livello d’intelligenza inferiore per natura e le usanze barbare, portatori endemici del germe della fannulloneria e della delinquenza. Come dimenticare il dialogo ne Gli intoccabili tra il «porco irlandese puzzolente» Jim Malone (Sean Connery) e «il fottuto bugiardo appartenente a una razza di ladri» George Stone/Giuseppe Petri (Andy Garcia).

Video 1 – Una scena dal film “Gli intoccabili”

LA LOTTA PER IL RISCATTO – I nostri emigranti erano disposti a lavorare di più per uno stipendio minore, si prestavano a impieghi d’infima qualità, si accontentavano di qualche tugurio. Gli irlandesi, invece, erano più radicati e svolgevano già qualche mansione nella vita pubblica. Addirittura le donne potevano ambire a sposare un americano di origine anglosassone e spesso preferivano un ebreo a un italiano. In sostanza, giù di botte per il controllo del territorio e per la difesa degli spazi conquistati, nonostante i tentativi di conciliazione nelle parrocchie. Poi dopo la Seconda guerra mondiale qualcosa cominciò a cambiare e, nonostante i dissidi fossero ancora presenti, le due comunità presero ad avvicinarsi, anche grazie ai matrimoni che univano le generazioni più giovani – a New York la maggior parte delle unioni tra italiani e non-italiani erano con irlandesi.

OGGI, UN’ALTRA STORIA – Era il contesto a fare gli uomini e le donne, la lotta per la sopravvivenza e il riscatto di due popoli lontani dalla ricchezza a rendere bellicoso il clima, perché in realtà italiani e irlandesi hanno solo motivi per essere uniti. A dimostrarlo è quello che succede oggi, con il profondo amore che lega i due Paesi, una di quelle dinamiche per le quali basterebbe fermarsi alla rilevazione empirica, senza statistiche. Proviamo comunque a fornire qualche dato, giusto per curiosità: negli ultimi quindici anni il numero medio di turisti italiani in Irlanda ha superato le 200mila unità, con picchi prossimi alle 300mila e incrementi annui di oltre il 10%. Un aspetto interessante, inoltre, è che circa il 60% di questi viaggiatori ha meno di 34 anni. Dall’altra parte, anche i turisti irlandesi in Italia sono in aumento: nel 2013 le presenze hanno superato quota 350mila. Ma, ripetiamo, i numeri confermano la percezione: chi non ama il verde d’Irlanda?

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Fig. 1 – Robbie Keane, capitano e simbolo della Nazionale irlandese

TURNOVER! – Il grande afflato, però, potrebbe fermarsi domani sera per un paio d’ore sul terreno di gioco (non sugli spalti!). L’Italia, infatti, ha già conquistato gli ottavi di finale, con la sicurezza del primo posto nel girone, mentre l’Irlanda, ultima in classifica a 1 punto, si gioca la qualificazione, sperando nell’improbabile sconfitta del Belgio (3 punti) contro la Svezia (1 punto) o nel ripescaggio delle migliori terze. Comunque sia, sarà partita vera. Conte proverà una nuova formazione, per far girare la squadra ed evitare infortuni o squalifiche in vista del prossimo match contro Spagna o Croazia – tra l’altro Candreva è sotto stretta osservazione. In difesa dovrebbe restare con Barzagli solo uno dei due grandi diffidati Bonucci o Chiellini, in porta andrà il parigino Sirigu. In un turnover che potrebbe avere ben 9 cambi, a essere rivoluzionato sarà soprattutto un inedito centrocampo con Thiago Motta, Bernardeschi, El Shaarawy, Florenzi e Sturaro. Davanti Zaza-Immobile, così finalmente potremo vederli all’opera insieme.

LAST CHANCE – L’Irlanda è all’ultima chiamata, sapendo che, al netto del risultato del Belgio, l’unica possibilità per i Boys in green è la vittoria. Tra cali di forma e attriti nello spogliatoio, l’Europeo non è cominciato nel migliore dei modi per la squadra di O’Neill, proseguendo pure peggio con il 3-0 netto dell’undici di Wilmots. Gli irlandesi riprenderanno probabilmente la formazione impiegata contro la Svezia, che non aveva demeritato, affidandosi poi al piede di Brady per il gioco aereo di Long e confidando in qualche trovata di Hoolahan. Attenzione poi all’impostazione dal basso di O’Shea, un ottimo difensore centrale con la tecnica di un mediano.

Beniamino Franceschini

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Brindiamo all’Irlanda!

https://www.youtube.com/watch?v=KwEgijnc4L8

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’UniversitĂ  di Pisa, sono specializzato in geopolitica e marketing elettorale. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa. Ho un gatto bianco e rosso chiamato Garibaldi.

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