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Romania-Albania, dentro o fuori

Eurocaffè – Si gioca oggi Albania-Romania, incontro che non ammette errori sul campo: per entrambe una vittoria consentirebbe di restare in corsa per gli ottavi, mentre una sconfitta rappresenterebbe la fine dell’avventura europea.

PARTITA DECISIVA – Cominciamo dall’inizio. Romania-Albania, partita da dentro o fuori. Nel girone si trovano rispettivamente a 1 e 0 punti, così stasera sarà l’ultima occasione per agguantare una qualificazione agli ottavi. Niente che non fosse preventivabile, dato che le squadre non sono due corazzate da podio. L’Albania forse merita qualcosa di più, anche come riconoscimento per il percorso calcistico realizzato negli ultimi anni: nel derby della diaspora contro la Svizzera, durante il quale le squadre potevano tranquillamente essere rimescolate (6 svizzeri avrebbero potuto giocare con l’Albania e 6 albanesi sono nati nel Paese alpino), è arrivata una immeritata sconfitta di misura su papera del portiere. Con la Francia le circostanze sono state diverse: era l’occasione della linea dura di Deschamps con Pogba e Griezmann, un incontro terminato con un 2-0 tardivo e ingeneroso nei confronti degli aquilotti di De Biasi.

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Fig. 1 – Giocatori albanesi dopo la sconfitta con la Svizzera

LA ROMANIA DI IORDANESCU – Per quanto riguarda la Romania, invece, è un altro discorso: una Nazionale con poca qualità, ma che, soprattutto durante le qualificazioni, ha cercato di supplire con la quantità. Eppure quello che sembrava funzionare bene fino a sei mesi fa, adesso comincia a mostrare limiti evidenti. Nella partita d’esordio con i Bleus, i rumeni erano riusciti a inchiodare i padroni di casa sull’1-1 fino a pochi minuti dal termine, soprattutto per i demeriti dei padroni di casa. In modo analogo, contro la Svizzera è venuto fuori un pareggio deludente, di quelli da nebbioso anticipo invernale del sabato pomeriggio. Sono lontani per la Romania i tempi del genio sregolato di Gheorghe Hagi, fantasista (nel senso nostalgico del termine) di Steaua Bucarest, Real Madrid e Barcellona, ma anche del Brescia tra Serie A e Serie B – il Maradona dei Carpazi. A quel tempo la Romania impensieriva davvero: durante USA 1994 Hagi regalò una prestazione da incorniciare, dal pallonetto alla Colombia, alla rete che contribuì all’eliminazione dell’Argentina, fino ad arrivare ai quarti e terminare la corsa ai rigori contro la Svezia – altra squadra che all’epoca aveva ben altra levatura. Oggi per la Romania tutto è cambiato, nonostante alla guida della Nazionale ci sia quell’Anghel Iordanescu al quale lo stesso Hagi disse di ispirarsi, uno degli eroi della Steaua campione d’Europa nel 1985. Iordanescu, che pure è un allenatore con un passato vincente in patria e in Europa, deve darsi da fare con quel che ha ed è riuscito a imprimere un buon carattere da quando nel 2014, sette anni dopo il ritiro e con un’avviata carriera parlamentare, è stato chiamato alla Nazionale. La platea dalla quale attingere non è certo delle migliori. Chi viene in mente? Tatarusanu (portiere della Fiorentina) e Chiriches, difensore del Napoli, dal temibile nome di Vlad. Poi? Sapunaru e Rat, due terzini d’esperienza. Alibec con un passato nelle giovanili dell’Inter, l’ex Udinese Torje e il trequartista Stanciu. Una squadra onesta, che se organizzata può fare una buona figura, ma che non darebbe scandalo qualora eliminata nella fase a gironi. Come infatti potrebbe accadere. Il fulcro della Nazionale è il reparto difensivo, che comprende i giocatori più affidabili – durante le qualificazioni la Romania ha subito solo 2 reti. Le azioni cominciano sempre dalla zona arretrata del campo, con la squadra basata sul binomio chiusura-ripartenza, ma senza un apporto decisivo del centrocampo. Dall’area di porta alla tre quarti avversaria senza passare dal via. Spesso ha funzionato, basta che la difesa non sbagli niente, altrimenti affidarsi all’attacco diventa rischioso.

Video 1 – I migliori goal di Gheorghe Hagi

L’ALBANIA DI DE BIASI – Dall’altra parte, invece, De Biasi ha costruito qualcosa di completamente nuovo, un esperimento che consegna un’immagine coerente con l’Albania degli ultimi anni. Non è stato semplice per l’allenatore italiano arrivare a questa formazione, soprattutto perché ha fronteggiato tutto ciò che un cambio di marcia si porta dietro, a cominciare dal siluramento della vecchia guardia. De Biasi ha dovuto innanzitutto fare mente locale degli albanesi in giro per il mondo, in particolare tra Svizzera e Italia. Contestualmente ha cominciato a costruire il gruppo che avrebbe sfiorato l’impresa in vista di Brasile 2014 (secondo posto nel girone di qualificazione) e che avrebbe conquistato la prima storica presenza a un torneo internazionale, appunto Euro 2016. Il tutto mentre anche il sistema calcistico albanese cominciava a farsi timidamente vedere nelle occasioni che contano. Giocatori come Xhaka del Basilea, Berisha della Lazio, Hysaj del Napoli, Basha del Lucerna o Cana del Nantes hanno un loro valore economico-sportivo mediamente buono e De Biasi sa come renderli utili a una causa che promette molto di positivo.

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Fig. 2 – L’allenatore dell’Albania, Gianni De Biasi. Sullo sfondo il suo vice Paolo Tramezzani

ALBANIA: OBIETTIVO EUROPA – Ora, questa partita per noi italiani dovrebbe essere uno spettacolo interessante, principalmente per due motivi. Il primo è che Romania-Albania si potrebbe giocare tranquillamente a casa nostra, dato che i rumeni sono la più ampia comunità straniera nel nostro Paese (oltre 1 milione di residenti in Italia, il 23% degli immigrati) e che gli albanesi sono al secondo posto (circa 500mila, 10% degli immigrati). Ormai, fra Roma, Bucarest e Tirana c’è un legame che supera in misura esponenziale le divisioni spesso artatamente e strumentalmente presentate come insanabili. Un’altra ragione è che sull’asse Albania-Romania si gioca – per restare in tema – un’importante match per il futuro dell’Unione europea, nonché per la stabilità dei Balcani. La cooperazione bilaterale tra i due Stati è tra le più importanti del Vecchio continente, sovrapponendosi tra l’altro a rapporti culturali che durano da decenni. Per l’Albania l’amicizia con la Romania è una chiave di volta nel processo di avvicinamento a Bruxelles, cosicché i rispettivi Governi stanno intensamente operando per il rafforzamento delle relazioni, in particolare economiche. Bucarest offre costantemente consulenza a Tirana in merito al dialogo con l’Unione europea, evidenziando l’esperienza pregressa sia nella negoziazione politica, sia nel reperimento dei fondi, alla luce dei tratti che accomunano l’area balcanica. Il Paese delle aquile, in cerca attiva di investimenti per mantenere la fase espansiva, si è proposta come un nuovo mercato per i capitali rumeni quanto a progetti commerciali e partecipazioni in opere infrastrutturali, mirando a presentarsi come una piattaforma per incrementare la penetrazione economica di Bucarest sulla costa adriatica – obiettivi al momento solo parzialmente raggiunti.  Il tutto senza dimenticare l’assistenza rumena nel contrasto alla criminalità organizzata, compreso il business del calcioscommesse, che molti danni ha creato (anche) al movimento albanese.

Beniamino Franceschini

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Facciamo due calcoli per capire come Romania e Albania possano ancora qualificarsi. Nel gruppo A la Francia ha 7 punti ed è giĂ  agli ottavi. La Svizzera ha 4 punti ed è qualificata in caso di vittoria o pareggio contro la Francia, oppure se la Romania perde con l’Albania.

La Romania ha 1 punto e passa agli ottavi solo se vince con l’Albania, mentre la Svizzera perde contro la Francia e termina il girone con una differenza reti peggiore dei rumeni. Oppure, batte l’Albania e ambisce al ripescaggio tra le migliori terze.

L’Albania può solo sperare nel ripescaggio tra le migliori terze qualora sconfiggesse la Romania.

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’UniversitĂ  di Pisa, sono specializzato in geopolitica e marketing elettorale. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa. Ho un gatto bianco e rosso chiamato Garibaldi.

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