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Portogallo, i conquistadores meno conosciuti

Eurocaffè – Il Portogallo, grande incompiuta del calcio europeo, non è solo CR7. Ha una grande tradizione, la sorte le ha riservato un girone tranquillo e un ottavo di finale probabilmente con l’Italia. Sarà la volta buona? Una nazione intera se lo chiede, vedremo cosa saprà fare la squadra.

PORTOGALLO, APPUNTAMENTO CON LA STORIA – 4 luglio 2004, Lisbona, Estadio da Luz (quello del Benfica, quartiere popolare della capitale). Qui che si sono infranti i sogni dei lusitani di entrare nella storia. È stata quella l’ultima occasione in cui il Portogallo ha rischiato di diventare finalmente protagonista, di vincere un torneo internazionale per entrare, nell’olimpo mondiale del futbol.
Ma la finale della dodicesima edizione dei campionati europei di calcio andò storta e quella squadra, che pure aveva impressionato per la qualità del gioco, si inchinò alla sorpresa continentale, la Grecia. Era um time con tante vecchie conoscenze, Fernando Couto, Figo, Rui Costa, Nuno Gomes (e un giovanissimo Ronaldo), ma fallì l’appuntamento con la Storia. Per trovare nuovamente i lusitani protagonisti dobbiamo andare indietro nel tempo fino al 1966, al mondiale in terra d’Albione, quando il grande Eusebio li trascinò fino al terzo posto assoluto.
Sembra quasi esserci un ostacolo insormontabile tra i portoghesi e la vittoria. Hanno squadre efficaci, praticano spesso un bel gioco, ma manca la stoccata del solista, manca il deus ex machina che finalizza il tanto lavoro degli altri dieci. E d’altronde questo è l’anno (sportivamente parlando) del portoghese. Le olimpiadi si svolgeranno a Rio (ad agosto), luogo in cui il portoghese viene parlato con il duro accento di Lisbona.

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Fig. 1 – Eusebio, tra i più grandi di sempre

DAL TAGO A RIO – Il Portogallo oggi è un piccolo Stato che confina solo con la Spagna, naturalmente proteso verso lo sconfinato Aequor Atlanticum. Diventa indipendente nel 1139 con la battaglia di Ourique, affrancandosi (per il momento) dallo storico nemico castigliano. La conquista di terre oltreoceano diviene, a quel punto, l’unico modo per sopravvivere e garantirsi approvvigionamenti sicuri. Assume importanza fondamentale per la sopravvivenza stessa del Regno, tanto da meritare un monumento nazionale, il Padrao dos descobrimentos, che sorge a Belem quasi di fronte al Mosteiro dos Jerònimos, splendido esempio di barocco manuelino in cui è sepolto Pessoa, a simboleggiare la coesistenza di un doppio centro di potere, lo Stato e la Chiesa.
I portoghesi conquistarono l’attuale Brasile, importando schiavi angolani a Salvador de Bahia, attuale lembo di madre terra Africa in America latina. Possedevano i due lati delle coste atlantiche, come ricordano i protagonisti di Ilheus creati da Jorge Amado. E avevano il Mozambico e l’arcipelago di Sao Tomè. Arrivarono in India (fondarono Goa) e a Timor Est, oggi indipendente dopo un lungo conflitto con l’Indonesia. Costruirono Macao in Cina, con devozione pia e cieca e parecchi luoghi di perdizione, come racconta Terzani.

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Fig. 2 – Il Mosteiro dos Jeronimos

PARALLELISMO POLITICA-CALCIO – Parliamo di politica e di storia, ma la (amara) constatazione potrebbe valere anche per il calcio. Gioco spumeggiante, visione, propensione verso il largo, che porta a pensare a grande attenzione nella costruzione del gioco, a una visione strategica. Ma impossibilità di superare i propri limiti e di godere appieno di tutta la ricchezza di cui si dispone: non viene di pensare alla sterilità offensiva, ai gol col contagocce?
Il trattato di Tordesillas (giugno 1494) ha regolamentato e limitato l’impero coloniale portoghese, una tattica di gioco troppo attendista ha spesso limitato l’incisività degli attaccanti.
Riuscirà Cristiano Ronaldo, al top della carriera e con una squadra che gioca praticamente per lui a vestire i panni del Mario Soares del 1976? Dopo circa un cinquantennio di dittatura, la rivoluzione dei Garofani riconsegnò il Paese alla democrazia e il Segretario del Partito socialista venne riconosciuto come la figura più carismatica e politicamente all’altezza: il salvatore della patria, l’uomo della provvidenza, l’asso cui tutti vanno dietro.

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Fig. 3 – Cristiano Ronaldo

CR7 SALVATORE DELLA PATRIA – CR7 spera di potersi fregiare, un giorno, degli stessi appellativi e della stessa riconoscenza che una nazione intera è pronta a tributargli. Tre volte Pallone d’oro, vincitore di 2 Champions League, consacrato a livello mondiale come fenomeno, gli manca un’affermazione con la Nazionale.
I lusitani sono i favoriti del Gruppo F, ma il pareggio all’esordio contro l’Islanda ha lasciato qualche strascico polemico: con Austria e Ungheria, squadre sulla carta non irresistibili, il riscatto è d’obbligo. Nel caso il Portogallo vincesse il girone, se la dovrebbe vedere con la seconda classificata del gruppo E, quello dell’Italia.

Andrea Martire

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Ecco i 23 del Portogallo a Euro2016:

Portieri: Anthony Lopes (Lione), Eduardo (Dinamo Zagabria), Rui Patricio (Sporting)

Difensori: Bruno Alves (Fenerbahce), Cedric Soares (Southampton), Josè Fonte (Southampton), Eliseu (Benfica), Pepe (Real Madrid), Raphael Guerreiro (Lorient), Ricardo Carvalho (Monaco), Vieirinha (Wolfsburg)

Centrocampisti: Adrien Silva (Sporting Lisbona), Joao Mario (Sporting Lisbona), William Carvalho (Sporting Lisbona), Andrè Gomes (Valencia), Danilo Pereira (Porto), Renato Sanches (Benfica), Joao Moutinho (Monaco)

Attaccanti: Cristiano Ronaldo (Real Madrid), Eder (Lille), Nani (Fenerbahçe), Rafa Silva (Braga), Ricardo Quaresma (Besiktas)[/box]

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Andrea Martire
Andrea Martire

Appassionato di America Latina, background in scienze politiche ed economia. Studio le connessioni tra politica e sociale. Per lavoro mi occupo di politiche agrarie e accesso al cibo, di acqua e diritti, di made in Italy e relazioni sindacali. Ho trovato riparo presso Il Caffè Geopolitico, luogo virtuoso che non si accontenta di esistere; vuole eccellere. Ho accettato la sfida e le dedico tutta l’energia che posso, coordinando un gruppo di lavoro che vuole aiutare ad emergere la “cultura degli esteri”. Da cui non possiamo escludere il macro-tema Ambiente, inteso come espressione del godimento dei diritti del singolo e driver delle politiche internazionali, basti pensare all’accesso al cibo o al water-grabbing.

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