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Ciad, Habré condannato all’ergastolo per crimini contro l’umanità

In 3 Sorsi − L’ex capo di Stato del Ciad, Hissène Habré, è stato condannato all’ergastolo da un Tribunale straordinario in Senegal per crimini contro l’umanità. La sentenza ha una rilevanza storica e segna un precedente significativo per la giustizia africana e internazionale.

1. UNA SENTENZA STORICA – Dopo venticinque anni dalla fine del suo regime, il 30 maggio 2016 Hissène Habré, dittatore del Ciad dal 1982 al 1990, è stato dichiarato colpevole di crimini contro l’umanità dal Tribunale straordinario istituito in Senegal e sostenuto dall’Unione africana. A pronunciare la sentenza è stato il Presidente della Corte, Gberdao Gustave Kam, che ha condannato Habré all’ergastolo, riconoscendolo responsabile di numerose efferatezze ai danni dei suoi oppositori e della popolazione civile, quali torture (con scariche elettriche e con la tecnica del waterboarding), abusi sessuali e uccisioni sommarie (Habré è diventato anche il primo ex capo di Stato a essere condannato per aver commesso personalmente violenza sessuale). Una stima fornita da Human Rights Watch rivela che sotto il diretto controllo di Habré le forze appartenenti alla Direction de la documentation et de la sécurité (DDS), un organo repressivo creato con decreto presidenziale nel 1983, hanno ucciso almeno 40mila civili in soli 7 anni.
Da parte sua l’ex Presidente per tutti i 9 mesi di durata del processo non ha mai riconosciuto la legittimità della Corte, accusandola di essere finanziata da capitali stranieri, francesi e americani su tutti, e interrompendo più volte il procedimento giudiziario.
Il 73enne Habré ha accolto la sentenza in modo sprezzante, alzando le braccia e gridando ai suoi sostenitori «Abbasso la Françafrique!» mentre veniva portato fuori dal tribunale, una critica riguardo alla perdurante influenza francese nelle ex colonie.

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Fig. 1 – Hissène Habré nel 2015 durante il processo

2. UNA SPERANZA PER LA GIUSTIZIA AFRICANA – I sopravvissuti e le famiglie delle vittime, invece, hanno reagito alla sentenza della Corte con pianti di gioia e festeggiamenti all’interno dell’aula. Il verdetto è un momento fondamentale nella lotta per i diritti umani africani e conclude una campagna senza sosta di 20 anni, che ha visto in prima linea i testimoni diretti dei crimini di Habré.
Reed Brody, consulente legale di Human Rights Watch che ha seguito il caso dal 2001, cioè da quando ha ritrovato nella sede della DDS pile di documenti abbandonati contenenti elenchi dei prigionieri, rapporti di interrogatorio e 1.265 comunicazioni dirette a Habré sullo stato di 898 detenuti, ha lodato tutti coloro che si sono battuti affinché l’ex dittatore fosse portato davanti alle Legge: «Oggi è una giornata memorabile, che sarà scolpita nella storia. Oggi un gruppo di implacabili sopravvissuti ha portato il loro despota di fronte alla giustizia. Per molti anni, – ha aggiunto poi Brody, – il ritornello comune era che non avrebbero mai avuto successo. Ma hanno continuato per la loro strada, facendo tutto il necessario».
Il processo è stato un banco di prova importante per la capacità e la volontà dei popoli africani di chiedere giustizia per i crimini commessi da un dittatore. Il caso Habré è anche stato il primo caso in Africa in cui un ex capo di Stato sia stato perseguito dai giudici di un altro Paese per presunti crimini contro i diritti umani. Il procedimento si è infatti svolto a Dakar, capitale del Senegal, dove Habré, fuggito dal Ciad nel 1990, visse in un esilio di lusso fino al 30 giugno 2013, data del suo arresto da parte della polizia senegalese.

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Fig. 2 – Un’immagine della capitale del Ciad, N’Djamena

3. LE RESPONSABILITÀ OCCIDENTALI – Tuttavia molte domande rimangono ancora senza risposta. Tra queste spiccano le responsabilità e le complicità dei Paesi occidentali, soprattutto di Francia e Stati Uniti, che hanno sostenuto attivamente Habré durante gli anni della Guerra Fredda, chiudendo un occhio sui suoi delitti.
Il segretario di Stato John Kerry ha definito il verdetto «l’opportunità per gli USA di riflettere sulle nostre colpe in Ciad». Kerry ha in particolar modo accennato al ruolo svolto dalla CIA nel golpe che portò Habré al potere nel 1982, e alla fornitura di armi americane e francesi che hanno sostenuto l’ex Presidente ciadiano nella guerra contro la Libia di Gheddafi per il controllo della Striscia di Aozou (1978-1987).

Matteo Nardacci

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

La difesa di Habré ha circa 15 giorni di tempo per presentare ricorso.
Già nel 2013 un tribunale del Ciad condannò a morte l’ex dittatore in contumacia per crimini contro l’umanità.

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Foto: FIDH – International Federation for Human Rights

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Matteo Nardacci
Matteo Nardacci

Nato a Priverno (LT) nel 1991, mi sono laureato presso l’Università statale di Milano in Scienze internazionali e istituzioni europee. Dopo la laurea ho vagabondato per alcuni mesi nel Sud-Est Asiatico e successivamente mi sono trasferito a Berlino per conseguire un master in Economia internazionale e diplomazia. Le mie grandi passioni sono il calcio, la letteratura e naturalmente la geopolitica.

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