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Com’è la Francia alla vigilia di Euro2016?

Eurocaffè − Il campionato europeo 2016 arriva in una Francia con una situazione politica particolarmente complessa, e che potrebbe avere delle forti ripercussioni sul regolare svolgimento della competizione

LA SITUAZIONE POLITICA – Le elezioni politiche del prossimo anno rappresenteranno un banco di prova importantissimo, ma incerto per François Hollande. Terrorismo internazionale, economia, migrazioni sono tutti temi di particolare interesse per i francesi, molti dei quali imputano la loro cattiva gestione proprio al presidente Hollande, che vede calare fortemente il consenso (13%) nonostante l’entusiasmo iniziale al momento della sua elezione (55%).
Dal punto di vista strettamente politico, lo spettro da esorcizzare in vista della tornata elettorale del prossimo anno è quello del Front National. Nonostante questo non abbia raggiunto i risultati sperati alle elezioni amministrative dello scorso dicembre – nelle quali, a dispetto dei consensi ottenuti al primo turno, non è riuscito a conquistare alcuna regione, – la questione della gestione dei migranti, unita alla possibilità di una nuova candidatura di Hollande e Sarkozy alle prossime elezioni presidenziali, rende la base elettorale del partito di estrema destra suscettibile di ulteriori allargamenti. E questo sembra apparire ancor più vero alla luce dell’attuale situazione francese: terrorismo e congiuntura economica, infatti, stanno incidendo fortemente sulla società e sulla politica interna.

TERRORISMO E STATO D’EMERGENZA – I doppi attentati che hanno colpito Parigi lo scorso anno – così come quelli del 2016 a Bruxelles – rappresentano ancora una ferita che fatica a rimarginarsi. Nel tentativo di prevenire ulteriori episodi terroristici in territorio francese, nei giorni immediatamente successivi agli attacchi dello scorso novembre è stato introdotto lo stato di emergenza, che fornisce margini di azione più ampi alle forze dell’ordine – ad esempio sulle possibilità di perquisire e di condurre interrogatori – e aumenta la loro presenza sul territorio. L’Assemblea nazionale si è già espressa due volte sulla proroga; secondo l’ultima votazione – avvenuta lo scorso maggio – lo stato dovrebbe perdurare fino al 24 luglio prossimo, così da essere operativo durante gli Europei di calcio e il Tour de France, competizioni considerate a rischio.
Se al momento lo stato d’emergenza sembra aver consentito di sventare alcuni attentati, dall’altra sta producendo disservizi (i controlli di sicurezza sono particolarmente stringenti) e, unito alla minaccia terroristica in sé, sta provocando una diminuzione dei flussi turistici rispetto alla media stagionale.

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Fig. 1 – Il Presidente francese Hollande


ECONOMIA
– Altro elemento particolarmente complesso è quello economico. La crisi degli scorsi anni sta ancora avendo delle ripercussioni di rilievo, e la Francia sta faticando a uscirne. Lo scorso 31 maggio, il presidente della Commissione europea Juncker, invitato alla conferenza dell’associazione dei sindaci francesi (posticipata a seguito degli attentati dello scorso novembre), ha posto l’accento sui punti attualmente più critici dell’economia d’Oltralpe: crescita, deficit, riforme.
Sebbene la Francia stia cercando di far ripartire gli investimenti statali anche grazie agli stanziamenti provenienti dal bilancio dell’Unione (piano Juncker, politica agricola comune e fondi strutturali), molto rimane ancora da fare.
Uno degli aspetti su cui bisognerebbe agire con fermezza è la riduzione del deficit sotto la soglia del 3% (è stato il 3,5% nel 2015), che la Francia si impegna a realizzare entro il 2017. Sebbene il tasso di crescita si prevede in aumento – 1,5% per il 2016, +0,3% rispetto al 2015 – e il livello di spesa dovrebbe riuscire a stabilizzarsi, liberando risorse per far partire l’economia, è il tasso di disoccupazione intorno al 10% a destare preoccupazione. In François Hollande, che ha dichiarato che non si ricandiderà per un secondo mandato se il numero di disoccupati non dovesse ridursi in modo cospicuo nell’arco del 2016 – ipotesi che sembra abbastanza remota. Ma anche tra gli studenti e i lavoratori, preoccupati dall’approvazione della nuova legge sul lavoro.

LEGGE EL KHOMRI E SCIOPERI – In linea con le legislazioni introdotte da altri Paesi europei – come l’Italia – e la cui approvazione è considerata dal presidente Juncker come il minimo che la Francia possa fare per rilanciare i livelli occupazionali attraverso la diminuzione del costo del lavoro, la legge el Khomri – dal nome del ministro del Lavoro – è a oggi il più aspro terreno di scontro tra Governo e cittadini.
Tra le possibili misure la maggiore discrezionalità aziendale rispetto ai licenziamenti (ad esempio per motivi economici) e all’opportunità di aumentare le ore di lavoro, ma con una retribuzione ridotta rispetto agli standard attuali. Di fatto, quindi, l’entrata in vigore del testo segnerebbe la fine della settimana lavorativa da 35 ore, introdotta nel 2000 e ormai baluardo del sistema lavorativo francese.
La tensione sulla legge el Khomri è alta anche a livello politico. Per garantire l’approvazione della proposta di legge (già tentata più volte mediante la procedura ordinaria che coinvolge il Parlamento, ma sempre respinta) il primo ministro Valls – di concerto con gli altri membri dell’esecutivo – ha invocato l’applicazione dell’articolo 49 comma 3 della Costituzione francese, che consente al Governo di approvare un progetto di legge senza il voto del Parlamento a meno che non venga presentata una mozione di censura.
Le proteste non si sono fatte attendere, e molte sigle sindacali e categorie di lavoratori, cui si uniscono gli studenti, sono scese in piazza per schierarsi contro la legge, prevedendo di far ancora sentire la loro voce anche nelle prossime settimane. Dopo mesi di scioperi, però, il supporto alle manifestazioni diminuisce nonostante la maggior parte dei francesi si dichiara contraria al progetto di legge (vedi Chicco in più).

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L’IMPATTO DIRETTO SU EURO2016
– La situazione che i tifosi si troveranno davanti potrebbe quindi rilevarsi complessa. Garantire la sicurezza di migliaia di persone, alla luce del già citato rischio terroristico, ha creato non pochi grattacapi alle forze di polizia e alle autorità, tanto che in un primo momento si era pensato all’eliminazione dei maxi-schermi previsti nelle grandi città del francese. Scongiurata quest’ipotesi, i controlli di sicurezza e la quantità di uomini e mezzi che cercheranno di garantire la sicurezza degli spettatori si annunciano ingenti: 77mila tra soldati e poliziotti, 13mila agenti di sicurezza privati e un migliaio di volontari affiancheranno il lavoro dei 10mila uomini operativi per lo stato di emergenza.
Chi si ritroverà in Francia per seguire la competizione, inoltre, potrebbe trovarsi a dover fare i conti con un’ondata di scioperi a oltranza. Molte categorie (operatori del trasporto pubblico, piloti Air France, autotrasportatori, tassisti…) hanno manifestato l’intenzione di usare gli Europei alle porte come momento per far valere le proprie posizioni sulle condizioni di lavoro attuali e a quelle che verrebbero introdotte con la nuova legge sul lavoro.
I tifosi, però, sembrano fermi nella volontà di seguire la competizione, tanto che la maggior parte dei biglietti per assistere alle varie fasi del torneo risulta venduta e sono previsti circa 2,5 milioni di spettatori.

Giulia Tilenni

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Il chicco in più

Secondo un recente sondaggio, il 54% dei francesi non sarebbe d’accordo con la prosecuzione delle proteste contro la legge sul lavoro – nel mese di maggio questa percentuale era quella dei sostenitori, – nonostante più del 70% sia contrario alla riforma in esame. Il 41% della popolazione auspicherebbe una rinegoziazione dell’accordo con il coinvolgimento di Governo e sindacati, mentre il 29% sostiene che la riforma dovrebbe essere eliminata dall’agenda istituzionale.  [/box]

Foto: NazionaleCalcio

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Giulia Tilenni
Giulia Tilenni

Laureata magistrale in Relazioni Internazionali a Bologna – dove ha anche completato il Master in Diplomazia e Politica Internazionale, che l’ha portata a Francoforte sul Meno per un tirocinio di ricerca di tre mesi. Dopo una tesi in Studi strategici che analizza l’intervento militare in Libia del 2011 e una ricerca sui velivoli a pilotaggio remoto, è entrata a far parte del Caffè Geopolitico nel team Miscela Strategica.

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