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Corea del Nord: il fallimento del terzo test missilistico

In 3 sorsiI mesi di aprile e maggio scorsi hanno visto la Corea del Nord in fermento sia per il Congresso del Partito dei Lavoratori, sia per i test che Pyongyang ha effettuato con missili a media gittata, i quali sono tuttavia falliti. La risposta internazionale non si è fatta attendere

1. LA PENISOLA COREANA: TRA TEST MISSILISTICI E NUCLEARI – Le tensioni che animano la penisola sono in essere oramai da decenni: divisa tra Repubblica di Corea e Repubblica Popolare Democratica di Corea, questa vive in un clima di tensione perenne, animato soprattutto dalle continue minacce della Corea del Nord, causate essenzialmente dai test nucleari e missilistici che il Nord puntualmente pone in essere.
Il 9 aprile scorso infatti, Pyongyang ha testato un motore che, a detta del leader Kim Jong-un, potrebbe raggiungere il Nord America. Pochi giorni dopo però, un test missilistico si è rivelato senza successo. La replica internazionale non si è fatta attendere e le Nazioni Unite hanno immediatamente inasprito le sanzioni verso la Corea del Nord, la quale ha annunciato la volontà di interrompere i test, sottolineando che questa sarebbe pronta ad utilizzare armi nucleari solo qualora dovesse sentirsi minacciata. Ma ecco che, già il 28 aprile, Pyongyang ritenta per la seconda volta (in sole due settimane) il lancio di un nuovo missile a media gittata il quale, sparendo dai radar quasi immediatamente, confermò un secondo fallimento.

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Fig. 1 – L’esercito nord-coreano è fra i più numerosi, e conta anche di un elevato numero di donne

2. IL CONGRESSO DEL PARTITO UNICO E LE PROMESSE DEL LEADER – È il 6 maggio 2016 quando, dopo ben 36 anni, la Corea del Nord vede riunire per la prima volta dal 1980 il Partito dei Lavoratori. Il Congresso, che apparentemente avrebbe dovuto confermare (e legittimare) la leadership di Kim Jong-un, si è svolto lontano dalle telecamere: infatti, quanto effettivamente accaduto e quali decisioni di politica estera siano state intraprese non è dato saperlo, visto che le riunioni sono avvenute a porte chiuse e con chiaro divieto alla stampa internazionale di assistere. Di certo sappiamo che Kim Jong-un, che si è detto propenso a rispettare i patti sulla non proliferazione nucleare, è stato eletto capo del Partito dei Lavoratori. Kim non è ora solo capo del Partito dei Lavoratori, ma altresì Leader supremo della Repubblica Popolare Democratica di Corea, nomina alla quale seguono altre legate alla difesa nazionale e all’esercito. Proprio quest’ultimo, l’esercito nordcoreano, sotto il potere del padre dell’attuale leader, ovvero Kim Jong-il, è risultato essere il quinto esercito più numeroso al mondo, il che è degno di nota se pensiamo all’effettiva estensione del territorio dello Stato, nonché dei suoi confini: questo a conferma che le dinamiche geopolitiche siano quelle che effettivamente dettano non solo come un esercito venga organizzato, ma anche e soprattutto composto da un numero più o meno ampio di soldati.

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Fig. 2 – La sede del Partito dei Lavoratori a Pyongyang

3. IL TERZO TEST MISSILISTICO IN DUE MESI: L’ENNESIMO FALLIMENTO – All’alba del 31 maggio, ora di Pyongyang, un ulteriore missile è stato testato con esito altrettanto fallimentare. Seoul non ha rilasciato dichiarazioni anche se, a detta di alcuni giornalisti e osservatori sudcoreani, il missile testato dai nordcoreani potrebbe essere un Musudan – ossia, ancora una volta, uno a media gittata. Tale tipologia di missili potrebbe potenzialmente raggiungere la Corea del Sud, il Giappone e la statunitense Isola di Guam: è anche per questi motivi che, essendo proprio i Musudan quelli puntualmente testati da Pyongyang, le Nazioni Unite hanno proibito alla Corea del Nord di effettuare i test, inasprendo contro di essa le sanzioni ogni qual volta che tali test furono invece effettuati, proprio come accaduto nell’ultimo giorno di maggio.
Nonostante la continua condanna internazionale, la Corea del Nord rappresenta una seria minaccia per il nord-est asiatico, tanto che il Giappone ha predisposto che le proprie truppe debbano rendersi pronte ad abbattere qualsiasi missile in arrivo da Pyongyang. Il punto è che, nonostante i tre tentativi fallimentari dei mesi scorsi, Kim Jong-un rese noto lo scorso 6 gennaio che il test per una bomba all’idrogeno ebbe successo, come anche l’intento di mettere un satellite in orbita il 7 febbraio successivo. La stessa Russia, nelle parole del vice ministro alla Difesa Anatolij Antonov, ha sostenuto durante l’ultima Conferenza Internazionale sulla Sicurezza nella Regione Asia-Pacifico, che Mosca «non può tollerare le ambizioni nucleari della Corea del Nord […] Sosteniamo pienamente tutte le risoluzioni del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in questa materia». E aggiunge quanto sia oramai divenuto imprescindibile per la stabilità dell’area che la Corea del Nord divenga parte del Trattato sulla Non Proliferazione Nucleare. Gli sviluppi della situazione, nonché dell’equilibrio nella penisola coreana, appaiono quindi in continua ridefinizione, influenzati non solo dalle decisioni di Pyongyang e Seoul, ma anche da quelle dell’intera comunità internazionale che, per ovvi motivi, non smette di mantenere i riflettori accesi sulla questione.

Sara Belligoni

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in più

Potete rileggere qui gli articoli del Caffè sulla Corea del Nord. [/box]

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Sara Belligoni

Sara Belligoni is a Ph. D. Candidate in Security Studies at the School of Politics, Security, and International Affairs at the University of Central Florida. She investigates how vulnerable communities can better prepare for, respond to, and recover from crises and disasters. Sara adopts a multi-discipline approach that combines political science, public policy, and security studies. Prior to joining UCF, she received a Certificate in Global Affairs (2015) from the New York University, a Master’s Degree cum laude in International Relations (2015) and a Bachelor’s Degree in Political Science for Cooperation and Development (2012) both from Universita’ degli Studi Roma Tre.

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