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Un ministro dell’Economia per l’eurozona

In 3 sorsi – Negli ultimi tempi è balzata agli onori della cronaca la proposta per istituire un ministro unico del Tesoro europeo, che potrebbe accentrare insieme la sovranità degli Stati membri e porre fine, a detta dei promotori, agli squilibri economici dell’area euro

1. UN’UNIONE ECONOMICA INCOMPIUTA –  I dubbi sulla natura dell’Europa diventano sempre più ingombranti con il passare del tempo, cresciuti esponenzialmente a causa della crisi migratoria e sempre sospinti dall’handicap di un’unione economica mai del tutto compiuta pienamente. A questo proposito, ha occupato le pagine dei giornali durante gli ultimi mesi la questione del ministro unico del Tesoro europeo: una figura istituzionale a guardia dei conti pubblici e della salute finanziaria dell’eurozona. Quest’idea, considerata dai più come un passo in avanti verso un assetto federale dell’Unione europea, almeno per quel che riguarda la zona euro, ha molti padri, ma stenta ad intraprendere un percorso di realizzazione.

2. UN NUOVO LIBRO BIANCO – A credere nella necessità di un rafforzamento economico dell’unione nei suoi aspetti monetari e finanziari – riassunti dall’acronimo EMU (Economic and Monetary Union) – sono anche gli organi politici dell’Unione europea. Infatti, insieme a Mario Draghi, ben prima delle più recenti proposte per un ministro unico dell’eurozona, si sono uniti il presidente della Commissione Juncker, dell’eurogruppo Dijsselbloem, del Consiglio Europeo Tusk e del Parlamento Schulz, per formalizzare un documento che ha come obiettivo una più profonda e competitiva Unione Economico Monetaria. L’intenzione politica dei Cinque presidenti è di completare l’Unione Economica dal punto di vista non solo finanziario – rispetto dei vincoli di bilancio, le politiche di deficit spending dei Paesi dell’eurozona ed un loro eventuale allineamento con i più virtuosi Stati membri del Nord Europa – ma anche prettamente economico, competitività e politiche del lavoro. Al fine di facilitare l’effettiva implementazione di politiche sempre più comuni, in senso federale, e vincolanti, è stato redatto un Libro bianco su modello di quello promosso da Jacque Delors nel 1985, che portò alla firma dell’Atto unico europeo. Il documento, che sarà presentato nella primavera del 2017, mira a delineare i punti precisi per il completamento dell’Unione Economico Monetaria.

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3. PROPOSTE PER UN MINISTRO UNICO DELL’EUROZONA – Un’iniziale accenno alla figura del ministro del Tesoro europeo è arrivata a febbraio, attraverso una lettera pubblicata dai banchieri centrali di Francia e Germania. All’apparenza due Paesi restii a cedere sovranità nei confronti degli organismi europei, incluso l’ambito economico. L’intento dei governatori risiedeva tuttavia nel sottolineare una divergenza importante all’interno dell’unione economica: la possibilità che alcuni Stati non siano in linea con le politiche di riduzione del deficit imposte dalla Commissione e che quindi generino indirettamente troppo debito, sforando i parametri di Maastricht a discapito dei Paesi più “virtuosi”. Un ministro unico del Tesoro avrebbe favorito in tal senso un accentramento dei poteri finalizzato ad una cessione di sovranità, ma contemporaneamente ad una risoluzione del problema dei paesi con i debiti più consistenti all’interno dell’eurozona. Un’iniziativa, quest’ultima, sostenuta in primis dal governatore della BCE Mario Draghi, e da molti teorici del federalismo europeo. È stato proprio Draghi, infatti, a sottolineare la necessità di una tale figura, proponendolo come membro della Commissione. Come detto in precedenza, una simile figura apre la strada ad un percorso di un’Europa federata; risulta quindi determinante l’assenso della Germania ad una cessione di sovranità che potrebbe figurare come la prima di tante, sotto vari aspetti. In Italia, il ministro del Tesoro Padoan si è detto d’accordo sulla proposta, in parte sostenuto anche dal Premier Renzi.
Ultimamente la questione del ministro del Tesoro unico ha ceduto il passo, in termini di presenza sui giornali e nei dibattiti politici, ad altri temi. Resta un aspetto chiave per risolvere fondamentali squilibri economici all’interno dell’eurozona: un tema da affrontare presto sia per i favorevoli che per i contrari.

Luca Orfanò

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Foto: Alex Guibord

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Laureato magistrale in Economics all’Università di Torino nel 2016 con una tesi sugli effetti economico-politici dei flussi migratori. Europeista convinto, appassionato di relazioni internazionali e di Medio Oriente. Fondatore di un blog di economia internazionale nel 2012. Dopo un’esperienza lavorativa in ambito finanziario, torna a focalizzarsi sulla politica internazionale collaborando con il Caffè Geopolitico.

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