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La Germania rilancia la propria difesa

Miscela Strategica – Dopo decenni di sottofinanziamenti nel settore, la Germania tenta – sulla scia del complesso contesto globale – il rilancio del proprio ruolo internazionale attraverso la creazione di uno strumento militare credibile e affidabile

GERMANIA E DIFESA – Emblema europeo delle divisioni create dalla Guerra fredda, la Germania ha fatto della sua riunificazione uno dei cardini della propria politica interna fino al suo completamento, che ha dovuto seguire un percorso politico-economico piuttosto lungo.
La Germania, di conseguenza, è stata considerata per decenni un «gigante economico, ma nano politico» per la scarso ruolo ricoperto a livello internazionale, proiettata com’era nel recupero della propria integrità territoriale e nazionale.
A partire dagli anni Novanta, Berlino ha cercato di rilanciare il proprio ruolo internazionale attraverso una politica estera più assertiva, che potesse fare emergere la vocazione da «potenza civile». In particolare, l’idea era quella di porsi sulla scena internazionale come interlocutore leale e affidabile, che potesse anche ricoprire un ruolo pacificatore. La Germania ha quindi trovato nell’Unione europea – storicamente guidata da simili valori – il luogo ideale per potersi esprimere. Non deve dunque stupire che, per Berlino, l’idea di una «Germania unita in un’Europa più unita» mantenga intatto il proprio valore sin da allora.
Ciò detto, la Germania non si mostra però miope ai cambiamenti del contesto internazionale. Pur senza tradire alcune delle proprie linee storiche di politica estera, Berlino ha compreso appieno la necessità di una loro evoluzione. Questo a partire dal tema che per decenni – e per motivazioni esogene ed endogene – è stato il più controverso e marginale della politica estera tedesca: la difesa.

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Alcune inefficienze della Bundeswehr

  • 100%: GTX Boxer per la NATO Responce Force senza munizioni;
  • 8: numero di elicotteri NH90 utilizzabili sui 33 detenuti;
  • 10: elicotteri da attacco Tiger immediatamente rischierabili dei 31 in forza alla Bundeswehr;
  • 16: elicotteri da trasporto CH-53 Sea Stallion in efficienza degli 83 totali [/box]

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UNA NUOVA ASSERTIVITÀ – La difesa tedesca, almeno nella sua dimensione internazionale,  ha rappresentato un tema negletto per svariati decenni, e questo per diverse ragioni. Strettamente limitata a conclusione della Seconda guerra mondiale, la difesa tedesca è stata demandata in toto alla NATO (nata per «tenere fuori i russi, dentro gli americani e sotto i tedeschi», come sostenuto dal suo primo segretario generale, Hastings Ismay) durante la Guerra fredda. Dopo il 1989, come già accennato, è stata fiaccata da esigenze economiche ben più rilevanti, cui si unisce la strenua opposizione all’utilizzo dello strumento militare (soprattutto se fuori area e con ruoli combat) che contraddistingue il popolo tedesco sin dal 1945. Questo spiega, ad esempio, perché gli interventi militari all’estero – inesistenti dal 1945 agli anni Novanta, e da allora sempre limitati a coalizioni internazionali che agivano espressamente dietro mandato ONU – necessitano di previa autorizzazione parlamentare.
Come si è arrivati, dunque, all’attuale volontà di rilanciare la difesa come strumento di politica estera? L’attuale necessità di rilanciare la difesa tedesca deriva da almeno due fattori, ben illustrati nel 2014 dal Presidente Gauck: l’evoluzione del multilateralismo e il mutato contesto internazionale.
Berlino non rinnega il proprio ruolo di pacificatore, ma ritiene che questo vada ormai completato con adeguate capacità militari, da impiegare solo in casi particolari e solo a complemento di sforzi politici e diplomatici – come nel caso delle più ampie operazioni cui la Germania ha preso parte, gli interventi nei Balcani e in Afghanistan. Il multilateralismo, quindi, rimane alla base della politica estera della Germania, che intende continuare a mantenere il proprio ruolo di garante delle istituzioni internazionali e dei diritti umani, solo con una nuova configurazione. E il mutato contesto internazionale dimostra che, se da una parte nessun Paese è in grado di affrontarne da solo le sfide, la molteplicità di interessi e fattori da considerare può creare una perdita di mordente nelle istituzioni internazionali. La Germania vuole quindi essere pronta a ricambiare la protezione ricevuta finora, soprattutto nei contesti NATO e UE, mostrando delle capacità militari credibili, ma anche essere in grado di intervenire nei contesti di crisi per evitare che queste diventino fuori controllo.
La riduzione della presenza statunitense in Europa e la compressione dei budget per la difesa in molti Paesi NATO, uniti alla maggiore assertivitĂ  militare russa a partire dalla crisi Ucraina, sembrano dunque giocare un ruolo fondamentale nella scelta tedesca.
Il primo passo per poter rilanciare la difesa è stato rivitalizzare il bilancio dedicato, in costante – e corposo – calo dal 1983 (3.2% del PIL) al 2014 (1.2% del PIL). Dopo l’inversione di tendenza del 2015 (con un’allocazione di 33 miliardi), le spese per la difesa dovrebbero raggiungere i 35 miliardi annui nel quadriennio 2016-2020.
Sebbene questo terrà la Germania ancora lontana dall’obiettivo del 2% fissato dalla NATO (rimanendo sempre intorno all’1%), è la finalità dell’allocazione a poter fare la differenza.
Decenni di restrizioni hanno infatti ridotto l’efficienza della componente militare tedesca all’osso. Per poter ritornare a uno strumento credibile, dunque, il procurement diventa un elemento chiave.

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PIANO QUINDICINALE PER IL PROCUREMENT – Il piano presentato lo scorso gennaio dal ministro della difesa von der Leyden prevede uno stanziamento di 130 miliardi di euro nei prossimi quindici anni per le sole esigenze di procurement e manutenzione, riparazione e revisione. Lo scopo è chiaramente quello di aumentare il più possibile l’efficienza delle Forze armate tedesche, con un’attenzione particolare alla componente terrestre (Bundeswehr). L’incremento rispetto al livello di spesa attuale per le stesse voci è notevole: si passa dai circa 4.7 miliardi annui attuali agli 8.7 previsti fino al 2030. Saranno circa 1500 le misure specifiche che il Ministero della difesa intende da soddisfare grazie a questo stanziamento.
La Bundeswehr è la destinataria delle misure più urgenti: già da quest’anno vedrà un cospicuo miglioramento della propria flotta di mezzi corazzati, ottenuto con riparazioni e completato con nuove acquisizioni di mezzi già individuati (vedi approfondimento).
Il rinnovamento della Luftwaffe e della Marina avrà tempi fisiologicamente più lenti, perché alcune richieste sono ad oggi dei requisiti operativi.
La componente area sarà aggiornata seguendo le linee guida stabilite da una nuova strategia rilasciata all’inizio di quest’anno – Military Aviation Strategy Paper – che prevede, solo per citare un esempio, l’acquisizione off-the-shelf di elicotteri multiruolo (trasporto truppe, evacuazioni mediche, supporto a operazioni speciali e recupero del personale) e getta le basi per la formulazione – entro il 2016 – di requisiti operativi per: un sistema da combattimento di nuova generazione (NextGenWS) in grado di sostituire i TORNADO prima della loro radiazione (prevista tra circa un decennio), così che si possa mantenere la capacità operativa; un sistema di sistemi (Future Combat Air System, FCAS) che incorpori le capacità di velivoli esistenti, come Eurofighter e Tornado. Nessuna acquisizione è al momento prevista nel settore dei velivoli senza pilota classe MALE, per i quali si è preferito il leasing quinquennale in attesa di sviluppi dal progetto MALE 2020.
Relativamente al settore navale, la Marina tedesca – quarta flotta europea per tonnellaggio – dovrebbe approvvigionarsi di unità di superficie, armamenti ed equipaggiamenti da guerra sottomarina e aeromobili.

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[tabs_head]
[tab_title] Bundeswehr [/tab_title]
[tab_title] Luftwaffe [/tab_title]
[tab_title] Marina [/tab_title]
[/tabs_head]
[tab] Acquisizioni immediate:

  • 320 carri LEOPARD 2 (attuali: 225);
  • 248 veicoli da ricognizione FENNEK (attuali: 217);
  • 402 BOXER 8X8 (attuali: 272);
  • 101 obici semoventi PzH 2000 (attuali: 89) [/tab]

[tab]

  • 36 elicotteri NH90 Sea Lion (sei in piĂą di quelli previsti in precedenza);
  • 59 elicotteri pesanti (CH-53K Sikorsky o CH-47F Chinook Boeing);
  • Tranche 2/3A di Eurofighter Typhoon (alla quale verrĂ  affiancata quella giĂ  operativa);
  • A400M Atlas (da definire);
  • Tanker multiruolo DS A310 Airbus (da definire);
  • P-3 Orion Lockheed Martin (da definire);
  • MQ-4 Triton Northrop Grumann (da definire);
  • APR tattici KZP e Luna (da definire);
  • APR a decollo e atterraggio verticale per corvette K130 (da definire);
  • APR stratosferici e/o satelliti (da definire);
  • AgustaWestland Sea Linx (da definire)  [/tab]

[tab]

  • Quattro fregate F125 classe Baden-WĂĽttemberg ;
  • Due unitĂ  di superficie da 9.000 tonnellate ottimizzate per missioni di 3D naval warfare; costruttore a oggi non noto. [/tab][/tabs]

L’INCOGNITA EUROPEA E L’OPINIONE PUBBLICA – L’Unione europea e i suoi stati membri potrebbero rappresentare la chiave di volta del rinnovamento tedesco. La Germania, infatti, pur ritenendo necessario provvedere a capacitĂ  autonome, crede che una reale politica europea di sicurezza e difesa possa ancora esistere. Come una piĂą stretta collaborazione di settore potrebbe influenzare la riuscita del piano quindicinale e soddisfare le aspirazioni tedesche?

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  • Esercito europeo – La Germania è tra i piĂą strenui sostenitori della necessitĂ  di un esercito europeo che consenta all’Europa di agire in maniera risoluta per la risoluzione delle crisi internazionali. Un’eventuale – ma improbabile – creazione di un esercito europeo nell’arco del prossimo quinquennio consentirebbe alla Germania di poter guadagnare il ruolo internazionale che cerca senza ulteriori stanziamenti per le proprie Forze armate.
  • Cooperazione militare con i Paesi Bassi – Operativa dallo scorso febbraio, questa formula consente ai due Paesi di avvalersi l’uno dei mezzi e delle expertise dell’altro per poter colmare velocemente i propri gap capacitivi. Nello specifico, un battaglione marittimo tedesco sarĂ  integrato nella Marina olandese, mentre una brigata meccanizzata olandese entrerĂ  a far parte della 1° divisione panzer della Bundeswehr. Simili forme di cooperazione, se estese ad altri Paesi e settori, possono rivelarsi utili basi per la creazione di maggiore integrazione nel settore a livello europeo. [/one_half]

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  • Procurement congiunto: se la compagnie che beneficeranno maggiormente delle acquisizioni della Bunderswehr saranno le tedesche Rheimetall e Krauss-Maffei Wegmann, per i nuovi mezzi di Luftwaffe e Marina la Germania, data la complessitĂ  dei sistemi richiesti, auspica la cooperazione a livello europeo. Nel caso di FCAS e NextGenWS la cooperazione potrebbe avvenire giĂ  dalla formulazione del requisito operativo. Relativamente alle unitĂ  navali, il Ministero della difesa (per la prima volta nella sua storia) ha richiesto che delle aziende estere – DCNS; Damen Group, Navantia e Fincantieri – presentassero le proprie offerte per la costruzione.
  • Il ruolo dell’opinione pubblica: l’opinione dei cittadini tedeschi è storicamente tenuta in considerazione nella definizione delle linee di politica estera. Attualmente, però, questi non hanno avuto modo di pronunciarsi sul piano avviato dal ministro von der Leyden. Le elezioni del 2017 potrebbero rappresentare un banco di prova per la rinnovata assertivitĂ  tedesca.

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[one_half][box type=”warning” align=”” class=”” width=””]RISCHI

  • Fondi insufficienti rispetto ad ambizioni presentate dal ministro della Difesa
  • Nuova inversione di tendenza in base all’esito delle prossime elezioni (2017) [/box][/one_half]

[one_half_last] [box type=”note” align=”” class=”” width=””]VARIABILI

  • Variazioni nell’implementazione di reale difesa europea (es. esercito comune, missioni militari in base a PSDC);
  • Eventuale rafforzamento della cooperazione bilaterale e multilaterale a livello europeo [/box][/one_half_last]

Giulia Tilenni

 

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Giulia Tilenni
Giulia Tilenni

Laureata magistrale in Relazioni Internazionali a Bologna – dove ha anche completato il Master in Diplomazia e Politica Internazionale, che l’ha portata a Francoforte sul Meno per un tirocinio di ricerca di tre mesi. Dopo una tesi in Studi strategici che analizza l’intervento militare in Libia del 2011 e una ricerca sui velivoli a pilotaggio remoto, è entrata a far parte del Caffè Geopolitico nel team Miscela Strategica.

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