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La crescita dei sistemi senza pilota nella US Navy

Miscela Strategica – La US Navy vede nell’acquisizione in massa di sistemi senza pilota aerei e marittimi lo strumento in grado di moltiplicare la propria forza militare e di garantire la vittoria in un eventuale conflitto futuro ad alta intensità

MOLTI MARI E MOLTI AVVERSARI La sfida che la US Navy si trova ad affrontare, nonostante non si trovi attualmente coinvolta in un conflitto su larga scala, non è per nulla semplice. Dislocate in numerose distese d’acqua del pianeta, le sue navi operano dall’Oceano Pacifico occidentale (Mar Cinese Meridionale e Settentrionale, Mar del Giappone), fino a quello Indiano o Atlantico e anche nel Mar Mediterraneo. È suddivisa in sei flotte, (Third, Fourth, Fifth, Sixth, Seventh, Tenth) e a volte opera in concerto con le Marine di Stati alleati, a partire da basi distribuite in tutto il globo. Nonostante sia ancora la Marina numericamente superiore al mondo se si considera il tonnellaggio totale delle unità di cui dispone, il numero dei suoi potenziali avversari è aumentato. Negli ultimi 5-10 anni si è infatti assistito a un crescente rafforzamento sia in termini numerici che tecnologici delle Marine militari di Cina e Russia, senza dimenticare l’imprevedibile Corea del Nord – che, nonostante disponga di una flotta militare piuttosto debole, è una minaccia da sorvegliare costantemente. In aggiunta al numero di potenziali nemici, sono tre le aree che hanno acquisito e acquisiranno particolare importanza geo-strategica per la US Navy: l’Oceano Indiano, cruciale per il controllo della rotta commerciale che collega il Mediterraneo all’Asia meridionale/orientale e per le operazioni in Medio Oriente e Asia centrale; il Pacifico, in particolar modo quello occidentale, già teatro di accese dispute con la Cina nelle acque di fronte all’isola di Taiwan e per l’espansione di Pechino nel Mar Cinese Meridionale; il GIUK (Groenlandia-Islanda-Regno Unito) Gap, linea immaginaria che attraversa l’Atlantico settentrionale demarcando un passaggio chiave per la difesa dell’Europa e delle sue rotte commerciali con gli Stati Uniti e che sta recentemente assistendo ad una crescente attività di unità sottomarine russe.

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]I numeri della US Navy

  • 328 navi totali;
  • 10 portaerei;
  • 22 incrociatori;
  • 62 cacciatorpedinere (+1 della classe Zumwalt);
  • 54 sottomarini d’attacco e 14 armati di missili balistici;
  • 6 littoral combat ships (LCSs);
  • 3700+ velivoli  [/box]

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Fig. 1 – Unità della US Navy durante l’esercitazione Valiant Shield, 14 agosto 2007

RAFFORZARE I RANGHI – Nonostante sia la marina più numerosa al mondo e dotata di mezzi tecnologicamente all’avanguardia, per poter proiettare efficacemente la propria forza in molteplici teatri, la US Navy ritiene di aver bisogno di un potenziale maggiore. La soluzione a questa esigenza è spesso ricercata, dagli Stati Uniti, nel perseguimento del vantaggio tecnologico sull’avversario. Nel caso particolare, lo sviluppo e impiego dei sistemi senza pilota aerei e marittimi (UAVs e UMSs, Unmanned Aerial e Maritime Systems), sfruttando il primato e l’expertise che gli Stati Uniti detengono in questo campo. La US Navy si sta dotando di un di numero crescente di mezzi senza pilota sia aerei che marittimi di superficie o subacquei. Tra questi vi sono sistemi per la ricognizione aerea e marittima, la posa o la rimozione di mine, la guerra elettronica (EW) ed anche per missioni offensive. Le ragioni alla base di questa scelta sono molteplici.
Innanzitutto, utilizzando UAVs e UMSs la US Navy può approfittare di tutti i vantaggi che questo tipo di sistemi forniscono. I sistemi unmanned possono essere impiegati in tutti quegli scenari in cui si voglia ridurre il rischio per il personale. Inoltre, il costo relativamente contenuto per unità rende i teleguidati spendibili.
Un secondo motivo è che UAVs e UMSs rappresentano per la US Navy un ottimo moltiplicatore di forza (force multiplier). A costo contenuto si può infatti produrre un gran numero di sistemi senza pilota. In tal modo, il dispiegamento di flottiglie e di stormi di sistemi senza pilota a fianco delle forze marittime e aeree “convenzionali” produrrebbe un forte svantaggio numerico per le forze avversarie.
Infine, tralasciando le operazioni di counterinsurgency e counterterrorism contro attori non statali, un conflitto convenzionale contro la Cina oppure la Russia non appare del tutto improbabile. Se in uno scenario del genere è imperativo contrastare efficacemente gli assets marittimi avversari e ottenere la superiorità sui mari, l’impiego massivo di UAVs e UMSs rappresenta una delle soluzioni per raggiungere questi obiettivi.

[toggle title=”Northrop Grumman X-47B” state=”close”]Il Northrop Grumman X-47B è un prototipo di drone stealth finalizzato allo sviluppo del sistema d’arma UCLASS (Unmanned Carrier-Launched Airborne Surveillance and Strike). Velivolo dalla forma simile, ma ridotta, a quella dei bombardieri B-2 e B-21, l’X-47B è un drone dotato di tecnologia stealth in grado di decollare e atterrare dal ponte di una portaerei, rifornirsi in volo di carburante ed effettuare operazioni di ricognizione o di attacco in maniera semi-autonoma. [/toggle]

[toggle title=”ASW Continuous Trail Unmanned Vehicle (ACTUV) Sea Hunter” state=”close”] Il Sea Hunter è un USV (Unmanned Surface Vehicle) sviluppato dalla DARPA, l’agenzia statunitense per i progetti di ricerca avanzata per la difesa. Progettato per essere in grado di operare autonomamente per lunghi periodi di tempo e percorrere lunghe distanze rispettando le regole di navigazione ed evitando le collisioni. Lunga circa 40 metri, le missioni per le quali è progettata sono principalmente ASW (Anti-Submarine Warfare), posa e rimozione di mine, ma anche per ricognizione e sorveglianza. Ne è stato testato un prototipo all’inizio del mese di aprile e si prevede che il suo programma di sviluppo venga trasferito alla US Navy per il 2018.[/toggle]

[toggle title=”Boeing Echo Voyager” state=”close”]L’Echo Voyager è un UUV (Unmanned Undersea Vehicle) progettato dalla Boeing in grado di operare autonomamente per lunghi periodi di tempo grazie ad un sistema ibrido di rifornimento di energia e ad un vano modulare per diversi tipi di carichi. Le missioni che l’Echo Voyager è in grado di svolgere spaziano dalla raccolta subacquea di dati per ricerche scientifiche o militari, trasporto cargo, oppure anche ricognizione e sorveglianza. L’UUV è attualmente in fase di test all’interno di strutture apposite, ma si prevedono dei test in mare aperto in California per quest’estate. [/toggle]

Figura 2. L' ASW Continuous Trail Unmanned Vessel (ACTUV) in navigazione dopo il varo, 7 aprile 2016.
Fig. 2 – L’ ASW Continuous Trail Unmanned Vessel (ACTUV) in navigazione dopo il varo, 7 aprile 2016

UNA MARINA ROBOTIZZATA – I possibili sviluppi futuri di questa visione potrebbero portare ad una US Navy in cui l’implementazione dei sistemi senza pilota potrebbe assumere un ruolo determinante in ambito operativo. Ad oggi, si può già assistere ai frutti di questa strategia con i primi UUVs (Unmanned Undersea Vehicles) in procinto di essere dispiegati nel Mar Cinese Meridionale e i primi test del sistema LOCUST (Low-Cost UAV Swarming Technology), costituito da uno sciame di aeromobili a pilotaggio remoto in grado di operare in gruppo autonomamente, in programma per l’estate prossima. Se ricercatori, sviluppatori e progettisti delle Forze armate statunitensi saranno in grado di garantire sufficiente capacità di controllo e di autonomia dei vari sistemi senza pilota, prenderebbe vita una US Navy in cui, per ogni unità di superficie o velivolo, esisterebbe un grande numero di UAVs e UMSs. Se si dovesse venire quindi ad uno scontro convenzionale contro la marina militare di un altro Stato, i sistemi senza pilota, grazie alla loro varietà e versatilità, verrebbero utilizzati per operazioni offensive , difensive, di ricognizione e molto altro. I sistemi senza pilota verrebbero probabilmente impiegati come forza d’avanguardia in grado di arrecare il maggior danno possibile al nemico, affrontando al contempo  i rischi e le “perdite” maggiori. Nonostante questo scenario possa sembrare fantascientifico, se sviluppate ed implementate in maniera efficiente ed adeguata, queste tecnologie potrebbero conferire un vantaggio considerevole a chi le utilizza sul campo di battaglia.

Figura 3. Personale della US Navy durante il lancio di un Mk 18 Mod 2 Kingfish UUV,
Fig. 3 – Personale della US Navy durante il lancio di un UUV (Unmanned Undersea Vehicle) Mk 18 Mod 2 Kingfish

SISTEMI RIVOLUZIONARI, MA NON PER MOLTO – Ad oggi, la superiorità degli Stati Uniti sugli altri Stati in termini di ricerca, sviluppo e utilizzo nel dei sistemi senza pilota è ancora indiscussa. Nonostante ciò, come regolarmente accade in  campo militare, ogni volta che un’innovazione, un nuovo sistema d’arma o una particolare tattica di combattimento fanno il loro ingresso in scena nei campi di battaglia, garantendo un vantaggio sensibile a chi li utilizza, non passa molto tempo perché compaiano tecnologie o tattiche ideate per ridurre o annullare tali vantaggi. Lo stesso principio è valido per i sistemi senza pilota di cui si sta dotando la US Navy. Gli armamenti e le tattiche più efficienti nel contrastare i sistemi senza pilota sono quelli che mirano ai punti di debolezza derivanti proprio dalla loro natura meccanica, elettronica e informatica. Tra di essi, l’applicazione di misure di Electronic Warfare rappresenta la tattica più efficace contro i sistemi senza pilota e il jamming ne è un perfetto esempio: se dotato dell’attrezzatura e del know-how tecnico necessario, un potenziale nemico potrà essere in grado di penetrare i firewall del software operativo del drone e a quel punto renderlo inoperativo, oppure addirittura prenderne il controllo.
Un altro possibile strumento in grado di ridurre i vantaggi derivanti dall’impiego di sistemi senza pilota è un sistema d’arma a impulsi elettromagnetici (EMP), in grado di disattivare drone e robot nemici rendendoli di conseguenza inoffensivi.

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Figura 4. Un drone MQ-8B Fire Scout sul ponte di poppa della Littoral Combat Ship USS Fort Worth (LCS 3), 17 febbraio 2015

[one_half][box type=”warning” align=”alignleft” class=”” width=””]RISCHI

  • Sviluppo di sistemi d’arma specifici che annullino i vantaggi dei sistemi senza pilota
  • Acquisizione di tecnologie, esperienza e mezzi simili da parte degli avversari
  • Spese eccessive risultanti in programmi di sviluppo ridimensionati o cancellati[/box]

[/one_half][one_half_last]

[box type=”note” align=”alignright” class=”” width=””] VARIABILI

  • Utilizzo di nuovi sistemi senza pilota per conflitti ad alta intensità contro attori statali
  • Costi dei nuovi sistemi e del relativi processi di sviluppo
  • Numero complessivo, versatilità e diversità dei mezzi da dispiegare nei campi di battaglia futuri
  • Acquisizione di esperienza e di nuove tattiche per l’utilizzo di questi sistemi in concerto con le forze “convenzionali” [/box][/one_half_last]

Riccardo Frigerio

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Per maggiori informazioni in merito ai sistemi senza pilota aerei e marittimi e alle loro diverse tipologie e capacità, è utile consultare la “Unmanned Systems Integrated Roadmap FY 2013-2038“, in cui vengono affrontati tutti i punti cruciali relativi a questo tema e i relativi sviluppi in programma per i prossimi 20 anni.  [/box]

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Riccardo Frigerio
Riccardo Frigerio

Nato in provincia di Varese, classe 1990, mi sono laureato nel dicembre 2014 alla facoltà di Scienze linguistiche dell’Università Cattolica di Milano con una specializzazione in relazioni internazionali. Ho sempre amato tutto ciò che riguarda sicurezza, difesa ed affari militari e ciò mi ha spinto a scrivere entrambe le mie tesi su argomenti affini: la prima riguardo il contrasto alla pirateria marittima in Somalia e la seconda sull’impiego degli Unmanned Systems aerei, terrestri e marittimi nei conflitti moderni. Il mio grande sogno è di potermi costruire una carriera in questi campi, magari prima frequentando un master all’estero. Cose serie a parte, sono un grande amante del cinema (amo il cinema di fantascienza) e della lettura, in particolar modo delle opere di Tom Clancy e Isaac Asimov. Dalla fantascienza deriva una mia altra grande passione, ovvero l’astronomia e, in generale, tutto ciò che riguarda lo spazio: Elon Musk per me è un mito.

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